giovedì 6 gennaio 2005

Se la  vita è bella (e lo è), 


 la morte può essere meno brutta.


VOGLIO UCCIDERE IL DOLORE – Intervista ad Umberto Veronesi –


Nella sua intervista, pubblicata sul settimanale L’Espresso n. 52 del 6 gennaio 2005, il prof. Umberto Veronesi, socio onorario di LiberaUscita, così si pronuncia sulla decisione dei deputati francesi a favore di una proposta di legge che permette al malato terminale di rifiutare l’accanimento terapeutico:


<Mi sembra un progetto di legge che reintegra il malato nei suoi diritti di decidere come vuole vivere e come vuole morire. Cioè applica il principio della autodeterminazione, un diritto che in molte culture, compresa la nostra, rimane – come diceva Indro Montanelli – monco. Diceva: “Non capisco come sia legittimo per un uomo pianificare e decidere della propria vita, ma non sia altrettanto legittimo decidere della propria morte”.


Per coerenza, un diritto va applicato sempre e integralmente. Da laico, anch’io sono convinto che l’autodeterminazione dell’individuo sia un valore intangibile, e per questa ragione non condanno nemmeno il suicidio....


.....Se, giustamente, per il principio di autodeterminazione il suicidio non è un reato, mi chiedo perché una persona in condizione di sofferenza indicibile, che chieda dolorosamente, insistentemente di poter terminare la sua vita, non debba essere esaudito. Credo che questa patente incoerenza non possa più sussistere.


Ho visto con emozione quel bellissimo film che è “il mare dentro” del regista spagnolo Alejandro Amenabar. Ramon, il protagonista, è costretto a letto da 30 anni dopo un tuffo in mare che l’ha completamente paralizzato. Da allora il suo unico desiderio è quello di mettere fine alla sua vita in maniera dignitosa. E’ la sua scelta, e come tale va rispettata.>


 Grazie professore, per la chiarezza e la coerenza.


A tutti auguri di buon anno.


Giampietro Sestini ( Segretario di Libera Uscita)

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