Simone Cola
ARRIVATA IN ITALIA LA SALMA DI SIMONE COLA, OMAGGIO DI CIAMPI
Il feretro accolto dal presidente della Repubblica. Le carezze della vedova alla bara. Il ministro Martino: non mi sono mai opposto all'invio di elicotteri Mangusta. (Ansa)
Ho finito di ascoltare l'Inno di Mameli dal bellissimo blog di Beppe Caravita che mette insieme l'inno con la bandiera della pace. In tutte le cerimonie ufficiali questo inno si trova sempre e solo unito al tricolore.
Ringrazio Beppe per questo sforzo di sincretismo, che mette insieme la volontà di pace e la solidarietà a chi si è sottoposto alla guerra. La mia barbabianca ne ha viste tante, ne ha studiate altrettante e sinceramente non ce la fa ad unire i due opposti. LA PACE dei cortei, la guerra delle Istituzioni, contro la madre delle nostre leggi: la Costituzione. In effetti di fronte ai "caduti" la mia bandiera arcobaleno si stinge, quasi con vergogna, mentre il tricolore si ravviva come un ferito dopo una trasfusione di sangue, e sembra dire,quasi con orgoglio: un eroe è morto oggi per me.
Così la parola resta in gola se mi trovo dinanzi alla "vedova", ai figli, alla famiglia. E allora ho riletto la mia lettera inviata due anni fa alle famiglie di 16 soldati americani "caduti" in Iraq. L'ho riletta, me la sono ritradotta e questa dedico a coloro che passano da queste parti, con una grande commozione per Simone prima di tutto e per chi lo aspettava a casa vivo e lo può solo accarezzare attraverso il legno ricoperto dal tricolore. Why?
Cari amici, sono un italiano che ha visto, da piccolo, soldati americani, inglesi, indiani,
neozelandesi combattere in queste zone d’Italia insieme ai partigiani italiani per metter fine
alla guerra che durava da 4 anni in tutta Europa. Ogni volta che vado da Firenze a Siena ho modo
di vedere lungo l’antica via Cassia un grande prato pieno di croci bianche che coprono i poveri
resti di giovani americani, inglesi, indiani. Lo stesso mi capita quando vado da Firenze a
Pontassieve, in direzione di Arezzo verso il Casentino, mia terra nativa.
Io ho visto con i miei occhi prigionieri neozelandesi e sudafricani marciare due per due dalla
stazioncina di Ponte a Poppi, in Casentino, provincia di Arezzo, verso il colle dei Cappuccini,
dietro l’antico castello dei conti Guidi che ospitò Dante Alighieri, “bandito” da Firenze; Sono
stato presente al recupero, al soccorso ed assistenza data a tre piloti inglesi, abbattuti
dall’artiglieria germanica sopra i boschi che circondano l’antico monastero di Camaldoli, aiuto
dato da dei miei zii contadini…Ho visto un mio zio denunziato alla polizia da italiani alleati
col regime fascista e consegnato ai soldati tedeschi come traditore. Oggi 16 vostri figli
ritorneranno, morti, a casa. Non vi saranno croci bianche in Iraq.
Qualcosa su la guerra all’Iraq.
Voi sapete come qui in Europa ci siamo molto impegnati per dissuadere il vostro governo dal
mandare i vostri ragazzi in guerra. Milioni di persone si sono riversate sulle strade di Londra,
Parigi, Roma, Berlino, Atene, Amsterdam e così via. Firenze, a tutt’oggi, è piena di bandiere
arcobaleno; anche da una mia finestra ne sventola una.
Ci sono 3000 soldati italiani in Iraq, mandati contro la nostra volontà, in violazione
dell’undicesimo emendamento della nostra Costituzione. Ci sono anche 14.000 soldati europei.
Molte persone oggi sono convinte che l’invio di vostri figli in Iraq era stato deciso anni avanti
da un ristretto gruppo di miliardari, i quali, appena ebbero preso il potere con il vostro
attuale Presidente, si diedero da fare per trovare il casus belli, come per la guerra del
Vietnam, quando delle navi americane spararono contro altre navi americane in modo che i mass
media potessero parlare di un attacco della marina vietnamita contro i vostri marines.
Sapete che vi sono milioni di persone nel mondo che pensano che l’attacco alle due torri ha avuto
gli stessi ispiratori e mandanti?
In effetti è sicuro che, senza l’emozione e paura suscitate da quell’11 settembre, mai e poi mai
Bush, Wolfowitz, Cheney, Rumsfeld…sarebbero riusciti a convincere il popolo americano, a
cominciare da Powell, sulla necessità della guerra. Probabilmente avevano calcolato che anche
l’ONU si sarebbe piegata così come il resto del mondo.
Questa guerra è un inganno e una trappola; dentro questa trappola ci sono ora i vostri figli e anche i nostri
carabinieri. Nessuno conosce la via d’uscita…
Bene, è il momento di cominciare a reagire. Voi sapete meglio di me che cosa fare. Ricordatevi,
tuttavia, che qualsiasi cosa voi facciate per por fine alla guerra contro l’Iraq, voi avrete al vostro fianco la
seconda superpotenza mondiale, cioè la pubblica opinione, come l’ha chiamata il New York Times.
Voi potreste, per esempio, invitare Runsfeld, cheney, Wolfowitz, Condoleva…a stabilirsi
permanentemente in Bagdad, Bassora e Mossul, insieme ai vostri ragazzi; potreste mandare
giornalisti e TV di vostra fiducia, potreste chiedere l’inpeachment di Bush come mentitore, assai più di Nixon
nell’altra occasione.
Voi potreste operare in modo da obbligare il vostro governo a smettere di finanziare, armare e
usare Israele come eterna sorgente di violenza e destabilizzazione in quell’area cruciale, lasciando
all’ONU il compito di far pace.
L’alternativa è l’uccisione di altri vostri figli, il coinvolgimento dei nostri, l’investimento
di altri miliardi di dollari, come certamente avverrà dopo le prossime uccisioni e così via via
secondo l’escalation progettata da Wolfowitz e compagni.
Effettivamente per macinare i duri grani della guerra essi hanno bisogno di mole giganti, armi
intelligenti, bombe perfette, robot e alieni…Non solo: per salvare l’economia mondiale che ci
permette di comprare scarpe da ginnastica con due lire, essi hanno bisogno di finanziare
l’apparato militar-industriale. Ma i mulini che provvedono a questo apparato sono mossi non
dall’acqua: come Drakula, essi bevono sangue. Siamo come dentro il Maelstrom di Edgar allan Poe.
Bisogna non farsi risucchiare dalla risacca: basta complotti, uccisioni, sporchi trucchi.
Aggrappiamoci al parapetto della solidarietà umana. Quindi, afferrate il coraggio a due mani, non
abbiate paura del buio, accendete una candela e un gran fuoco ne seguirà. Hallo, coraggio.
Questo messaggio, chiuso nella bottiglia di un blog, io getto nel grande oceano del WWW. Su,
alzatevi in piedi.
Lettera alla moglie di Simone Cola
Cara Alessandra, non so da dove mi venga il coraggio di scriverti, per dirti le cose che sento di dover condividere con te. Vedi, oggi il sacerdote che ha pronunciato l'omelia al funerale del tuo Simone (credo che fosse l'Ordinario Militare) ha detto che Simone era un "costruttore di pace".
Io faccio parte di un'associazione che si chiama "Beati i costruttori di pace" e che ha fatto tutto il possibile per evitare che questa guerra si facesse, insieme a gran parte della popolazione di questo nostro paese.
Perché, cara Alessandra, per me è impossibile chiamare il compito che svolgeva il tuo Simone in Iraq "costruzione di pace".
Continua qui
L'ho letta con grande attenzione. E' una lettera che sveglia la mente. Non vi appare il connubio vittima degli iracheni=eroe della patria, apologia che serve solo a placare le coscienze. Tuttavia forse l'idea dell'eroismo è più di conforto per i familiari delle vittime, rispetto al constatare l'inutilità della morte dei propri cari. Perciò non so che reazione potrebbero avere di fronte a queste parole.
RispondiEliminaHai un blog anche in inglese, vedo.
Morendo da eroe, Simone Cola, batte le mani a chi lo ha mandato a morire; morendo da povero cristo, come è in effetti, fa piangere tutti - chi più chi meno - e non intacca più di tanto i complessi di colpa (Beppe Caravita); MORENDO per un Parlamento-colf al servizio di una banda internazionale di "billionairs", come li chiama Michael Moore, rende la sua morte non solo inutile ma negativa, come tutte le morti di coloro che vengono arruolati per tener chiusi i cancelli della storia. La bandiera arcobaleno rimane un "arc en ciel" finché le schiere degli angeli non si decideranno di piantarla sulla terra, aiutati da tutti gli uomini di buona volontà. Ma basterà aspettare fino al Natale del 2005? Se non cambiamo governo, parteciperemo, vestiti da crocerossine, anche al prossimo attacco all'Iran. Dio mio.
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