Dimmi, che fai?
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì chiassosa sei, tu non intendi,
Quel tuo viver terreno,
Il patir vostro, il sospirar, che sia;
Che sia il morir, e quel supremo
Scolorar del sembiante,
E il perir da te stessa, e il venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu pur non comprendi
Il perchè delle cose, e non vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu non sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l'ardore, e che procacci
Il verno co' suoi ghiacci.
Spesso quand'io ti miro
Star così sorda in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir quella
tua interna confusione? e noi chi siamo?
Così meco ragiono: e della tua stanza
non piccola, ma ormai sovraffollata
da una innumerabile famiglia;
e poi di tanto adoprar, di tanti moti
D'ogni celeste, ogni terrena cosa,
che gira senza posa,
Per tornar sempre là donde s'è mossa,
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Nè tu per certo,
bella donna immortal, conosci il tutto.
E per oggi, caro amico, questo è tutto
pur se non è ultimato il mio costrutto.
(20 luglio 1969)
Nota: Dante e la luna
Or puoi, figliuol, veder la corta buffa
d'i ben che son commessi a la fortuna,
per che l'umana gente si rabuffa; 63
ché tutto l'oro ch'è sotto la luna
e che già fu, di quest'anime stanche
non poterebbe farne posare una".
Inf. VII
e già iernotte fu la luna tonda:
ben ten de' ricordar, ché non ti nocque
alcuna volta per la selva fonda".
Inf. XX
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo, 132
quando n'apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.
Inf.XXVI
E già la luna è sotto i nostri piedi;
lo tempo è poco omai che n'è concesso,
e altro è da veder che tu non vedi".
Inf.XXIX
E questo fece i nostri passi scarsi,
tanto che pria lo scemo de la luna
rigiunse al letto suo per ricorcarsi, 15
che noi fossimo fuor di quella cruna;
Purg. X
La luna, quasi a mezza notte tarda,
facea le stelle a noi parer più rade,
fatta com'un secchion che tuttor arda; 78
e correa contra 'l ciel per quelle strade
che 'l sole infiamma allor che quel da Roma
tra ' Sardi e ' Corsi il vede quando cade.
Purg. XVIII
Ne l'ora che non può 'l calor dïurno
intepidar più 'l freddo de la luna,
vinto da terra, e talor da Saturno 3
- quando i geomanti lor Maggior Fortuna
veggiono in orïente, innanzi a l'alba,
surger per via che poco le sta bruna -, 6
mi venne in sogno una femmina balba,
Purg. XIX
Tutte l'acque che son di qua più monde,
parrieno avere in sé mistura alcuna
verso di quella, che nulla nasconde, 30
avvegna che si mova bruna bruna
sotto l'ombra perpetüa, che mai
raggiar non lascia sole ivi né luna.
Purg. XXVIII
Di sopra fiammeggiava il bello arnese
più chiaro assai che luna per sereno
di mezza notte nel suo mezzo mese.
Purg. XIX
Ne l'ordine ch'io dico sono accline
tutte nature, per diverse sorti,
più al principio loro e men vicine; 111
onde si muovono a diversi porti
per lo gran mar de l'essere, e ciascuna
con istinto a lei dato che la porti. 114
Questi ne porta il foco inver' la luna;
questi ne' cor mortali è permotore;
questi la terra in sé stringe e aduna;
Par. I
Io rispuosi: "Madonna, sì devoto
com'esser posso più, ringrazio lui
lo qual dal mortal mondo m' ha remoto. 48
Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra
fan di Cain favoleggiare altrui?".
Virtù diversa fa diversa lega
col prezïoso corpo ch'ella avviva,
nel qual, sì come vita in voi, si lega. 141
Per la natura lieta onde deriva,
la virtù mista per lo corpo luce
come letizia per pupilla viva. 144
Da essa vien ciò che da luce a luce
par differente, non da denso e raro;
essa è formal principio che produce, 147
conforme a sua bontà, lo turbo e 'l chiaro".
Par. II
E come 'l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna: 84
per che non dee parer mirabil cosa
ciò ch'io dirò de li alti Fiorentini
onde è la fama nel tempo nascosa.
Par. XVI
un punto vidi che raggiava lume
acuto sì, che 'l viso ch'elli affoca
chiuder conviensi per lo forte acume; 18
e quale stella par quinci più poca,
parrebbe luna, locata con esso
come stella con stella si collòca
Par. XVIII
Un dice che la luna si ritorse
ne la passion di Cristo e s'interpuose,
per che 'l lume del sol giù non si porse; 99
e mente, ché la luce si nascose
da sé: però a li Spani e a l'Indi
come a' Giudei tale eclissi rispuose.
Par.XIX
Aristotile credette, seguitando solamente l'antica grossezza delli astrologi, che fossero pur otto cieli, delli quali lo estremo, e che contenesse tutto, fosse quello dove le stelle fisse sono, cioè la spera ottava; e che di fuori da esso non fosse altro alcuno.
4 Ancora credette che lo cielo del Sole fosse immediato con quello della luna, cioè secondo a noi. E questa sua sentenza così erronea può vedere chi vuole nel secondo Di Cielo e Mondo, ch'è nel secondo de' libri naturali.
Convivio, trattato II, cap.3
14 Per che ragionevole è credere che li movitori del cielo della luna siano dell'ordine delli Angeli, e quelli di Mercurio siano li Arcangeli, e quelli di Venere siano li Troni: li quali, naturati dell'amore del Santo Spirito, fanno la loro operazione, connaturale ad essi, cioè lo movimento di quello cielo, pieno d'amore; dal quale prende la forma del detto cielo uno ardore virtuoso, per lo quale le anime di qua giuso s'accendono ad amore, secondo la loro disposizione.
Convivio, trattato II, cap.5
9 Dico che 'l cielo della luna colla Gramatica si somiglia, perché ad esso si può comparare [per due propietadi]. Ché se la luna si guarda bene, due cose si veggiono in essa propie, che non si veggiono nell'altre stelle. L'una si è l'ombra che è in essa, la quale non è altro che raritade del suo corpo, alla quale non possono terminare li raggi del sole e ripercuotersi così come nell'altre parti; l'altra si è la variazione della sua luminositade, ché ora luce da uno lato e ora luce da un altro, secondo che lo sole la vede.
Convivio, trattato II, cap.13
Saturno sarebbe quattordici anni e mezzo a ciascuno luogo della terra celato, e Giove sei anni quasi si celerebbe, e Marte uno anno quasi, e lo Sole centottandue die e quattordici ore (dico die, cioè tanto tempo quanto misurano cotanti die), e Venere e Mercurio quasi come lo Sole si celerebbe e mosterrebbe, e la luna per tempo di quattordici die e mezzo starebbe ascosa ad ogni gente.
Convivio, trattato II, cap.14
2 Onde è da sapere che ciascuna cosa, come detto è di sopra, per la ragione di sopra mostrata ha 'l suo speziale amore. Ché le corpora simplici hanno amore naturato in sé allo luogo propio, e però la terra sempre discende al centro; lo fuoco ha [amore a]lla circunferenza di sopra, lungo lo cielo della luna, e però sempre sale a quella.
Convivio, trattato III, cap.3
3 Deinde arguunt quod, quemadmodum luna, que est luminare minus, non habet lucem nisi prout recipit a sole, sic nec regnum temporale auctoritatem habet nisi prout recipit a spirituali regimine.
De Monarchia, libro III, cap.4
Ch'i' ti farò più ric[c]o che Ric[c]hez[z]a,
Sanza pregiar mai rota di Fortuna,
Ch'ella ti possa mettere in distrez[z]a. 11
Se be•mi guardi, i•me nonn-à nes[s]una
Faz[z]on che non sia fior d'ogne bellez[z]a:
Più chiara son che nonn-è sol né luna".
Il Fiore XLI
67 Non in celum lune; quia cum organum sue virtutis sive influentie sit ipsa luna, et ipsa tantum declinet per zodiacum ab equinoctiali versus polum antarticum quantum versus arcticum, ita elevasset ultra equinoctialem sicut citra; quod non est factum. Nec valet dicere quod illa declinatio non potuit esse propter magis appropinquare terre per ecentricitatem; quia si hec virtus elevandi fuisset in luna, cum agentia propinquiora virtuosius operentur, magis elevasset ibi quam hic.
Questio de aqua et terra
Cu' ella guarda in viso,
Tant' à piacente aviso;
Ed à sì chiara luce
Ch'al sol to' la sua luce, 190
E l'oscura e l'aluna
Sì come il sol la luna.
Per ch'i' a quella spera
Ò messa la mia spera,
E s'i' ben co·llei regno, 195
I' non vogli' altro regno.
Detto d'amore
Ricerca molto interessante e credo laboriosa.Orni
RispondiEliminaBasta andare qui
RispondiEliminahttp://www.danteonline.it/italiano/home_ita.asp
Alla voce cerca ho messo "luna"; il resto un gioco da bambini.
anche la luna è "pellegrina"....Amico mio sei grande.
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