http://www.classicitaliani.it/decamero/01_02.htm
Ex Ante, cant Ante, furf Ante, rub Ante, mand Ante, scrocc Ante, ignor Ante, sbuff Ante, rivolt Ante, ripugn Ante, purg Ante, sicof Ante.
La Chiesa non ha mai cambiato idea: i divorziati che si sono risposati una seconda volta civilmente non possono accostarsi” alla comunione. Con la separazione dalla seconda moglie, Berlusconi e’ quindi ”tornato ad una situazione, diciamo cosi’, ex ante. E’ il secondo matrimonio civile, da un punto di vista canonico, a creare problemi” perche’ ”e’ solo al fedele separato e risposato che e’ vietato comunicarsi, perche’ sussiste uno stato di permanenza nel peccato”.
tarantella di fisichella
Traduzione o vulgata
io non credo più al nero ch'a l'azzurro,
ma nel cappone, o lesso o vuogli arrosto;
e credo nella torta e nel tortello:
l'uno è la madre e l'altro è il suo figliuolo;
e 'l vero paternostro è il fegatello,
e posson esser tre, due ed un solo,
e diriva dal fegato almen quello.
Margutte nel Morg Ante
Antifona
Ora che avuto hai il divin suggello
corri e raggiungi il caro buon Vianello.
Divagazione letteraria:
Sesta giornata - Novelle decima
Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrar loro la penna dell'agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo.
Aveva frate Cipolla un suo fante, il quale alcuni chiamavano Guccio Balena e altri Guccio Imbratta, e chi gli diceva Guccio Porco: il quale era tanto cattivo, che egli non è vero che mai Lippo Topo ne facesse alcun cotanto. Di cui spesse volte frate Cipolla era usato di motteggiare con la sua brigata e di dire: - Il fante mio ha in sé nove cose tali che, se qualunque è l'una di quelle fosse in Salamone o in Aristotile o in Seneca, avrebbe forza di guastare ogni lor vertù, ogni lor senno, ogni lor santità. Pensate adunque che uom dee essere egli, nel quale né vertù né senno né santità alcuna è, avendone nove. -
Ed, essendo alcuna volta domandato quali fossero queste nove cose, ed egli, avendole in rima messe, rispondeva: - Dirolvi: egli è tardo, sugliardo e bugiardo; negligente, disubidente e maldicente; trascutato, smemorato e scostumato; senza che egli ha alcune altre taccherelle con queste, che si taccion per lo migliore. E quel che sommamente è da rider de'fatti suoi è che egli in ogni luogo vuol pigliar moglie e tor casa a pigione; e avendo la barba grande e nera e unta, gli par sì forte esser bello e piacevole, che egli s'avisa che quante femine il veggano tutte di lui s'innamorino, ed essendo lasciato, a tutte andrebbe dietro perdendo la coreggia. E' il vero che egli m'è d'un grande aiuto, per ciò che mai niun non mi vuol sì segreto parlare, che egli non voglia la sua parte udire; e se avviene che io d'alcuna cosa sia domandato, ha sì gran paura che io non sappia rispondere, che prestamente risponde egli e sì e no, come giudica si convenga. -
Prima Giornata.Novella Seconda
Abraam giudeo, da Giannotto di Civignì stimolato, va in corte di Roma; e veduta la malvagità de' cherici, torna a Parigi e fassi cristiano.
Il giudeo montò a cavallo e, come più tosto potè, se n'andò in corte di Roma, là dove pervenuto da' suoi giudei fu onorevolmente ricevuto. E quivi dimorando, senza dire ad alcuno per che andato vi fosse, cautamente cominciò a riguardare alle maniere del papa e de' cardinali e degli altri prelati e di tutti i cortigiani; e tra che egli s'accorse di persona, da uomo molto avveduto com'era, e tra quello che gli fu raccontato da altri, egli trovò dal maggiore infino al minore generalmente tutti disonestissimamente peccare in lussuria, e non solo nella naturale, ma ancora nella soddomitica, senza freno alcuno di rimordimento o di vergogna, tanto che la potenzia delle meretrici e de' garzoni in ottenere qualunque cosa era grandissima. Oltre a questo, li vide universalmente gulosi, bevitori, e briachi e più al ventre serventi a guisa d'animali bruti, oltreché dediti alla lussuria.
E più avanti guardando, in tanto tutti avari e cupidi di denari gli vide, che vendevano a denari il sangue umano, anzi il cristiano, e le divine cose vendevano e comperavano, qualsiasi si fossero, appartenenti al sacro o ai benefici spirituali, tanto che c'erano più botteghe e mercanti lì che non nelle drapperie e fabbriche di Parigi. E davano il nome di " procureria " alla manifesta simonia, e chiamavano "sustentazioni " le gulosità, quasi che Iddio si debba lasciare ingannare a guisa degli uomini, dai nomi delle cose e dal significato dei vocaboli, e non conoscesse le vere intenzioni de' pessimi animi.
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