lunedì 25 aprile 2005

La linea gotica - tratto casentinese


Amarcord

Il mio XXV Aprile

XXV Aprile 1945 Festa della Liberazione.

Il 25 Aprile del 1945 ero liberato da un anno, come tutti i toscani.

Ero nel Collegio salesiano di Strada Casentino dove i miei mi avevano messo per studiare. Un
prete salesiano stava scrivendo "Giorni di lacrime e di sangue", dove raccontava fatti direttamente vissuti da lui, dato che sapendo il tedesco aveva avuto frequenti contatti con l'esercito alemanno durante i momenti caldi del fronte, nei due anni precedenti. Un altro prete stava scrivendo le stesse memorie nella frazione di Lierna, proprio a ridosso dell'antico monastero fondato da S.Romualdo; era l'epicentro della Linea Gotica che attraversava l'Appennino da Ancona a Livorno. Tutti gli uomini della vallata avevano lavorato due  anni per costruire gallerie e scavare fossati lungo la Linea. Anche il mio babbo tra quelli. Mi ricordo un giorno che tornò a casa dopo una giornata di lavoro a scavare le postazioni antiaeree nei boschi di Camaldoli e rideva raccontando che tra gli italiani addetti allo scavo c'erano degli avvocati e signori di Bibbiena; non abituati a maneggiare vanga e piccone, partivano in quarta e dopo pochi minuti si afflosciavano come rami tagliati, mentre i contadini, pratici del mestiere, partivano con il loro ritmo e duravano tutto il tempo necessario. "Qui fare altra Cassino", ci dicevano i soldati tedeschi. Il prete di Lierna si chiamava D.Cristoforo, era molto buono ed aveva un carattere socievole, credeva in quello che insegnava; nel 1943 preparò 4 ragazzi alla prima Comunione intrattenendoli per diverse ore al giorno sulle domande e risposte del catechismo allora in vigore. lo ero uno dei 4. La domenica, nella chiesina, venne a cantare Alberto Rabagliati: non un sosia, proprio lui. Era fuggito da Roma per paura dei tedeschi e s'era venuto a rintanare in un covo della Wermacht, proprio al centro della Linea Gotica. Io mi trovavo lì da diversi mesi, nella vecchia casa della nonna paterna, insieme agli zii. Il babbo mio, poco più che trentenne, passava le giornate a costruire pentole e coperchi in alluminio. Seguivo il taglio del metallo, la costruzione del recipiente che via via pigliava forma, la saldatura con lo stagno che mi lasciava con gli occhi sbranati. Quando si avvicinò il fronte seguii l'operazione di interramento di 2 grandi cassoni pieni di vestiti attrezzi e oggetti vari nella stalla delle pecore: il tutto ricoperto con strame e sterco. Il fucile da caccia fu salvato dalla requisizione finendo, ben lubrificato e avvolto in involucro impermeabile, sul tetto di casa.
Giorgia e Fiammetta
Un giorno arrivarono nel paese due bambine biondine, dalla pelle un po' diversa, diciamo cittadina, più bianca e delicata; non dico paffutella, perché nel 1943-44 non esistevano bambini paffutelli: tutti fisici asciutti e ben formati, da passerella di moda. Insomma la Giorgia e Fiammetta mi emozionavano e mi fecero litigare per lunghe ore con il ciuffo di capelli selvatici che si ostinava a rimanere ispido e duro sulla parte sinistra della testa: mancava shampo e phon. Anni dopo ho saputo che Giorgia e Fiammetta erano ebree. 
I tedeschi erano acquartierati a poche centinaia di metri nella casa della nonna materna che era diventata sede del comando di zona: nell'estate del 44 divenne il centro di raccolta e smistamento delle derrate razziate nei dintorni; lì si preparavano i pasti per i soldati impegnati al fronte ( si sentivano i colpi di cannone a sud verso Arezzo). Avevano un modo diverso di ammazzare il maiale; mi colpì il fatto che separavano la testa e la trattavano a parte. L'uccisione del maiale era un' esperienza annuale di tutti noi contadini, tra Novembre e Dicembre. L'animale veniva ucciso con la saetta, un lungo chiodo con impugnatura ricurva, di 20-30 cm, che trapassava il cuore: scena feroce che risparmio a chi legge. La lavorazione del maiale cominciava fuori casa con l' abbruciamento delle setole, la levigatura della pelle, lo svuotamento delle interiora, il recupero delle stesse: budella e vescica erano contenitori insostituibili di salsicce e non so che altro. Comunque una lezione di anatomia animale. Era il pendant della battitura del grano di luglio; da questi due gesti dipendeva gran parte della sopravvivenza invernale. Una giornata intera a guardare il babbo-norcino, pronto agli ordini: girare la macchinetta (tritacarne a mano tramandato da secoli), sistemare la brace per le bistecchine: sapore di paradiso, senza esagerazione, perché univa la fragranza della carne ruspante tirata su a "broda" di rape e granturco con la fame dell'alimentazione a tessera. La tessera era un grande foglio grigio, semirigido con tanti rettangoli disegnati sopra, con su scritti dei numeri...Il numero delle tessere e la quantità delle porzioni dipendevano dai componenti della famiglia. Ritornando ai tedeschi e all’estate del ’44 ricordo, per comodità, poche cose:

1 – il giorno che dalla stazioncina di Ponte a Poppi, eravamo un branco di ragazzi, si contarono 1490 caccia bombardieri angloamericani, direzione Nord (Germania);

2 – Il volo col paracadute di due piloti di un aereo abbattuto; erano inglesi e li trovammo fuggiaschi nel fosso della Sova, sotto Lierna; passarono due notti nascosti dallo zio Sebastiano e poi via;

3Guzzigli, la casa contadina della nonna materna   minata e fatta saltare dai tedeschi, nell’ambito dell’operazione terra bruciata intorno all’epicentro della Linea Gotica costituito dalle foreste di Camaldoli; dentro la casa c'era lo zio Santi, grande figura d'uomo; nel 1917 era stato preso prigioniero dagli Austriaci a Caporetto, s'era salvato dalla morte per fame mangiando mele, era stato rimpatriato prima della fine della guerra tramite la Croce Rossa come gande invalido, perché aveva la pleura marcia. Fu lui che mi portò a vedere le rovine della casa. Su un lato era rimasto un pezzo di pavimento:" vedi, io mi ero nascosto lì, dietro il buratto (mobile contadino di massello, dove si conservavano cereali e farine); quando c'è stato lo scoppio una trave del tetto mi è cascata sopra, s'è fermata sul buratto e mi ha fatto da tetto". Santi è morto di tumore parecchi anni dopo.

4La razzia del bestiame fatta dai tedeschi per l’approvvigionamento delle truppe al fronte ormai sottostante (Perugia, Arezzo, Valdarno) e conseguente messa in sicurezza di due paia di vacche da lavoro nascoste dai miei zii paterni, coltivatori diretti, in un fosso profondo intorno alla Sova, presente anch’io tra paura e senso dell’avventura;

5la fuga d’emergenza dai paesi sottostanti Camaldoli destinati alla completa evacuazione sempre nell’ambito dell’operazione terra bruciata; un carretto a mano alto, con stanghe e due ruote come ne usavano dappertutto carico di materassi, lenzuoli, pane cotto al forno di campagna, salumi, prosciutti e vivande varie;

6la vista di piazza Garibaldi a Ponte a Poppi con tanti uomini seduti sotto e a lato dei portici con due pattuglie tedesche armate in piedi in mezzo alla piazza: direzione Romagna, destinazione Mauthausen; Gino fornaio, grande amico di noi ragazzi di Piazza Nova, mai tornato…;

7 – il primo rientro in casa dopo 2 anni di sfollamento: polvere e pulci saltellanti sulla polvere, cassetti degli armadi intorno al focolare, semibruciati e grande gioia di noi tutti: balla con le pulci!;

8 – il ritorno dello zio materno Gino di Guzzigli dalla prigionia: preso in Africa era stato con gli americani mi pare in SudAfrica: rasato, ingrassato, vestito color cachi, elegante, come non l’avrei più visto negli anni seguenti, lui addetto alla coltratura del terreno fatta allora con l’aratro a mano e un paio di vacche (quella vacchina!…lo sento ancora nella piaggia che sta tra Guzzigli e Ragginopoli).

Mi fermo qui. Solo una postilla al punto 2. I piloti inglesi caddero più tardi nelle mani dei tedeschi nei dintorni di Perugia. In tasca avevano il nome del mio zio Bastiano, coltivatore diretto. Ordine di arresto e comparizione presso il comando dei carabinieri di Poppi; arrivo del maresciallo in loco; il maresciallo consiglia di fuggire, lui dirà che non era in casa. Intervento del Segretario del fascio di Avena e Lierna che manda lo scalpellino stradale (un mestiere scomparso: lungo la strada due mucchi di sassi, uno di sassi grossi, l’altro di sassi ridotti a ghiaia, in mezzo lui con un martello e due mani ruvide e dure come quello) coll’ordine di presentarsi per un colloquio dopo di che sarebbero stati rimandati a casa. Classico trabocchetto. Bastiano si ritrovò incarcerato a Perugia, in attesa di giudizio. Di fatto la collusione col nemico comportava la pena di morte. Il mio babbo era nipote di Bastiano, aveva un camioncino, perché faceva il camionista, un 21 Fiat mi pare, rosso, dopo che l’Esercito gli aveva requisito quello più grande per uso bellico. Un giorno partì con a bordo un prosciutto e ritornò senza prosciutto, ma con Bastiano. La storia del prosciutto è vera ed inedita; è giusto che venga messa qui a sigillo, in onore di questo prodotto casentinese ormai introvabile; il sapore non ve lo posso far percepire; se avete soldi tempo e pazienza d’apettare trovatevi un vecchio contadino di quelle parti, fategli allevare un maiale a broda e ghiande, fatelo “lavorare” (macellare) tra novembre e dicembre, fate stagionare qualche mese il prosciutto in luogo adatto o dallo stesso contadino e poi capirete “come un uomo di nome Cipriano, partito di Casentino con un prosciutto, se ne tornò da Perugia senza prosciutto, avendolo scambiato con lo zio Sebastiano, levatolo dalle mani dei tedeschi ancora vivo contento e sano”.

La storia più completa, per chi ha voglia di continuare a leggere, la racconta D.Cristoforo, così:

Il primo venerdì del mese era festa. A un certo momento vengono a dirmi che il maresciallo di Poppi mi aspetta a casa. Hai! - dissi fra me - con questi tempi, non c'è da aspettarsi niente di buono.

Entrai in cucina e subito:

- Reverendo conosce queste persone: Cipriani Sebastiano,
Irma, Carmela, e Angiolo Baleni?

- Senz'altro, - risposi - è buona gente, che cosa c'è di nuovo?

 
- Ho l'ordine ,di arrestarli... hanno dato rifugio a due prigionieri Inglesi.

 
- È vero, ma hanno fatto come si farebbe tutti... come rifiutarsi?

 
- Lo so, ma come si fa ora?

 
Pensò un poco e aggiunse: li faccia fuggire, e dirò che non li ho trovati!

 Corsi a portare la brutta notizia, e in quattro e quattrotto la casa si vuotò. Il maresciallo poco dopo bussò e ribussò alla porta,
gridò più volte: « Cipriani, Cipriani... ".

 
- Nessuno, disse, e se ne andò.

 
- Per tre giorni ritornerò alla solita ora, intesi?

 
-D'accordo, risposi.

Il sabato mattina puntuale il carabiniere alle ore 10. Non volle ripetere la commedia del giorno precedente. Due chiacchiere
e via... C'era da star contenti, ma la faccenda sarebbe andata così liscia?  La domenica mattina aspettai invano. Nessuno si fece vivo. Preoccupazione, inquietudine... brutti presentimenti...  Finalmente verso le ore 14 venne lo scalpellino di Avena. A nome del segretario del fascio di Avena e Lierna, disse di mandar giù le quattro persone.

 
- No, dissi, assolutamente no!

 
- Ma siete matti! Se scappano vi bruciano il paese, mandateli giù, ci sono i carabinieri... li interrogano e li rimandano a casa.

 
L'eccitazione, il tono irato e imperioso, le minacce, confermarono il mio proposito.

 
Rivolto al Cipriani: ({ andate via... subito, sparite, non vi fate più vedere! ».

 
L'inviato impermalito, arrabbiato, corse a raccontare tutto ad Avena. I ,quattro fuggirono a Greppi del fratello di Bastiano. Da Avena dopo lo scalpellino, eccoti il sensale: Vagnoli Pietro o Casone e anche Pietro di Frullo; come lo chiamavano tutti! Era in buone relazioni con Bastiano e a forza di chiacchiere, con le belle e belline, come dice il popolo, lo convinse a  presentarsi.  Nel frattempo - era la ,chiesa piena - mi affrettai per la funzione vespertina. Non potei rivederli!  Giornata piovosa ,triste, di Novembre. La stagione tediosa aumentava il malessere e il fastidio!  Introdotti nel salotto del segretario del fascio, i due carabinieri venuti da Poppi, non ebbero il coraggio di arrestarli.

Arrivate giù a Poppi, - dissero - veniamo anche noi!

 
Il maresciallo se li vide davanti ... non restò che serrarli in camera di sicurezza.  Verso sera eccoti Maria, moglie di Bastiano! Piangeva e si disperava.

 
- Perché - dissi - sono andati giù? Perché si son presentati? Chi l'ha consigliati?

 
- È stato Casone, ha detto che non li avrebbero fatto niente ... volevano parlare con loro e poi li rimandavano a casa!

- Era un inganno... L'hanno fatto apposta... sapevo che l'avrebbero arrestati!
Cercai di rassicurarla. La trattenni a lungo con noi, in casa. AI mattino sarei andato a Poppi! La notte non chiusi occhio! Il bando tedesco minacciava la pena di morte per chi dava rifugio ai prigionieri alleati. Pensavo e ripensavo a quei quattro disgraziati ... avevo paura, tutto poteva  accadere. Non si faceva giorno: giravo e rigiravo nel letto senza prendere sonno. Il lunedì mattina corsi a Poppi in caserma. 
 - Maresciallo, ma allora ...?! Perché li avete arrestati, non mi aveva promesso...  Quel poveretto si storceva, si struffava le mani ... andava avanti e indietro... agitato, sconvolto ... Come il disgraziato Don Abbondio si trovava fra due fochi. Capii anche troppo bene la sua situazione... erano state fatte pressioni perché li arrestasse e non poteva dirlo. Da chi? Non certo dai Tedeschi... Erano Italiani...
  
- Li rilasci - dissi - sono brava gente, non si occupano di politica, di partiti.
-
Non posso, arresterebbero me con loro...
  -
E allora che cosa ne farete? Dove li manderete?
-
Non so niente, non so neppure che cosa fare.
  Otto o dieci giorni di camera di sicurezza. Poi il Maresciallo li consigliò di presentarsi a Perugia. Qui erano stati fermati i due prigionieri e messi in campo di concentramento. In tasca avevano gli indirizzi dei quattro malcapitati.  Bombardamenti, strade interrotte, ferrovie altrettanto,come trasportarli a Perugia? Per tentare, Cipriano Cipriani offrì il camioncino. A proprie spese, spontaneamente, si consegnarono al carcere di Perugia. Un mese in gattabuia e perché andò bene! Due o tre volte Cipriano volò a trovarli. Portava il pane, i vestiti e qualche altra cosa da mangiare. Fu veramente eroico. Viaggiò in mezzo alle bombe e agli ostacoli di ogni genere. Verso la fine del mese, consigliai Cipriano di far scrivere una lettera al comando tedesco di Perugia. Irma la figlia maggiore con parole semplici e schiette raccontò tutto. Un ufficiale tedesco venne subito e li fece scarcerare, protestando di non sapere niente di tutta la faccenda. La mattina del primo venerdì di Dicembre erano nella mia cucina. Bastiano non finiva più di raccontare le sue avventure. Soddisfatto, ripeteva le parole dell'ufficiale tedesco che indignato voleva sapere chi aveva fatto mettere in carcere un padre di famiglia e quei figlioli innocenti. Non era il primo caso che i repubblichini incolpassero i tedeschi di arresti e uccisioni fatti da loro. Io vidi nel fatto ('assistenza di Dio. Il Sacro Cuore volle ricompensare con la liberazione chi ogni mese - uno dei pochi uomini - ascoltava la messa e si comunicava in suo onore! L'avventura cominciò il primo venerdì del mese e si concluse in quello successivo, a lieto fine. Dopo la liberazione, qualcuno si offrì per vendicare i quattro contro chi il aveva fatti incarcerare, ma Bastiano non volle,
preferendo il perdono. Naturalmente non furono colpevoli il Sensale e lo Scalpellino. Essi agirono per ordine di altri in bona fede.

Cristoforo Mattesini, Guerra e pace, Comune di Poppi, Quaderni della Rilliana 25 Edizioni Frusta Stia (Ar), pg 31 sgg.

Scritto e postato a Ortignano Raggiolo, località Le Lame 25 aprile   2005

   Nota  Stigli ( -gli come glicine) era il nome dato a me dalla compagnia dei pari, cioè a dire da 40 ragazzi di piazza, sciolti come cani randagi per 6 mesi l’anno, occupati nei sgg giochi: palline, noci, torsoli di granturco, caccia ai prigionieri (Tomm’e Ceriffe=Tom e lo sceriffo), spade, fionde, fucili (di legno a elastico con molletta o grilletto), zolle di terra fresca, battaglia navale (sull’Arno col sabbione (creta consistente), cartucce a salve, prelevate dal magazzino della XI Compagnia carristi, carte (tipo ridotto, piccolino per bambini, ma i più grandi tra noi giocavano d’azzardo), bottoni. Materie prime fondamentali: assi di legno, camere d’aria di bicicletta; ragione per cui, prima di Girardengo e Guerra,  prima di Coppi e Bartali veniva Sileno, biciclettaio. Poi tutti i falegnami (Lello, Ademo, Corinto…), senza dimenticare la bottega di Aldo il calzolaio, musico e cantante, essenziale per chiodi e semenze senza le quali né spade né fucili.

Due premonizioni lessicali: quando uno faceva o diceva una spacconata il termine gergale era “americanata”; quando uno faceva lo sbruffone il termine era “maffioso”, con due effe. 

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