sabato 21 gennaio 2012

Sette giorni nella Palestina occupata I

Cisgiordania, occupata illegalmente da Israele nel 1967, tuttora illegale per il diritto internazionale. Israele se la sta mangiando pezzo a pezzo: le parti scure sono zona C, sotto diretto controllo israeliano, i palestinesi non possono accedere. Tutte queste parti scure sono o diventeranno tra loro comunicanti, mentre sono interdette ai palestinesi, proprietari secondo il diritto internazionale. Le parti chiare sono in mano ai palestinesi, tra loro non comunicanti o destinate ad esserlo via via che la piovra scura avanza. Queste zone palestinesi sono vietate ai civili israeliani che non devono intrattenere rapporti né stringere legami con "gli arabi" (così vengono chiamati i palestinesi, defraudati anche del nome). Le tracce rosse non so bene, ma rappresentano degnamente il circuito di sangue e sofferenza che questa matta bestialità produce nella totalità della popolazione palestinese e in una sempre più estesa minoranza di Israeliani. La maggioranza degli israeliani viene tenuta all'oscuro delle vergogne di casa propria, aiutate dal bias mentale che consiglia l'ignoranza della realtà.
Primo giorno
29 dicembre - giovedì
Gerusalemme - Capitol Hotel
Alle 11 ci dirigiamo a piedi alla sede dell’Ocha, che è una Agenzia per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite sulla situazione nei territori palestinesi. 
Siamo a Gerusalemme est, ma la sede è in una striscia definita territorio di nessuno. Un funzionario ci illustra la situazione con l’aiuto di un video e fornendoci cartine topografiche della Palestina che illustrano in dettaglio realtà diverse. Inizia subito illustrando la situazione della striscia di Gaza recintata da un muro che la separa da Israele e che presenta 45 punti di passaggio controllati dai soldati. La striscia è lunga circa 40 km e larga 9 con una estensione di 360 kmq. In questo territorio vivono circa 4400 persone/kmq, che ne fa una delle zone a maggior densità di popolazione del mondo. Più della metà della popolazione è al di sotto di 18 anni. Fino al 2005 Israele era presente nella striscia con 21 colonie, che dopo gli accordi di Oslo Sharon ha fatto sgombrare facendo illudere i Palestinesi di essere finalmente liberi, ma invece restringendo a due i passaggi verso l’esterno presidiati dai soldati, mantenendo il controllo dello spazio aereo e riducendo progressivamente a 9 le miglia nautiche accessibili ai Palestinesi. Così da Gaza possono uscire solo 167 persone al giorno contro le 2600 che potevano uscire prima del 2006. La popolazione pertanto rimane prigioniera  nel suo territorio non raggiungibile né dal mare,  non essendoci un porto, né dal cielo, in quanto l’aeroporto è stato distrutto nel 2002. Dal 2007 Hamas ha preso il potere a Gaza. E’ stato organizzato un servizio medico sanitario e delle 200 scuole esistenti circa 150 sono gestite da Hamas. I materiali ritenuti proibiti (benzina, sigarette, materiali edili ecc) entrano in Gaza attraverso punti di passaggio “non ufficiali”, cioè i tunnel sotterranei, 200-300, che hanno una lunghezza media di 1,5 km. Invece i punti di passaggio “ufficiali” sono: Erez, aperto sei giorni a settimana solo per il passaggio di lavoratori, Kerem per le merci, Rafah, controllato da Egitto e Hamas, solo per persone autorizzate, medici palestinesi e casi umanitari. Le autorità egiziane sono a conoscenza dei tunnel, ma l’Egitto non vuole essere responsabile dei movimenti della popolazione di Gaza. Attualmente è in costruzione un muro sul confine fra Israele ed Egitto, che procede ad un ritmo di circa 800 metri al giorno, che terminato sarà lungo 250 km. Esso ufficialmente servirà per bloccare l’immigrazione clandestina dall’Eritrea e dal Sudan attraverso il deserto dl Sinai, ma alla sua realizzazione non sono certo estranee anche le recenti vicende egiziane. Ad oggi a Gaza possono entrare solo diplomatici e giornalisti, naturalmente con tutte le autorizzazioni previste. 
L’intervento del funzionario prosegue parlando della situazione della Cisgiordania. Questa si estende su un area di 5.600 kmq con 2,600 milioni di abitanti. Di questi oltre 530.000 sono coloni distribuiti in insediamenti a macchia di leopardo su tutto il territorio. La Cisgiordania, che gli inglesi chiamavano West Bank, è attualmente divisa in tre aree: A) territorio a controllo civile e amministrazione palestinese; B) territorio a controllo israeliano ma amministrazione palestinese; C) territorio  a controllo e amministrazione israeliana. Il percorso del Muro in Cisgiordania è stato più volte rivisto. Nell’aprile 2006 la revisione del percorso del Muro è stata approvata dal gabinetto israeliano. Una volta completato, la lunghezza complessiva sarà di 723 km, dalla fine del 2007 ne sono stati costruiti 409. La giustificazione ufficiale di Israele per la sua costruzione  è la questione della sicurezza, ma il nuovo percorso misura addirittura il doppio della lunghezza del confine del 1967, il che rende più complicato il pattugliamento dell’area. In alcune zone invece del Muro vi sono recinzioni con zone cuscinetto larghe dai 30 ai 100 metri corredate di recinzioni elettrificate, videocamere, strade pattugliate dai militari, strati di filo spinato tagliente, percorsi di sabbia per la rilevazione delle impronte, fossati, telecamere di sorveglianza e varchi agricoli sorvegliati ( che cosa ci ricordano?). Solo il 20% del Muro è costruito sulla Linea Verde, che divide Israele dai territori occupati. E’ stato preventivato dal Parlamento il costo del Muro in 3,4 miliardi di dollari, 5 milioni a chilometro. Così i palestinesi, già provati dalla perdita delle terre a causa delle imponenti colonie, bypass roads e dall’espansione militare, progressivamente vengono privati della libertà di movimento, del lavoro, delle terre agricole, dell’acqua, delle strade, della possibilità di accesso alle strutture sanitarie e educative, ai mercati, ai siti religiosi, ai rapporti con i familiari che vivono a pochi km di distanza; inoltre vengono sradicati centinaia di migliaia d’alberi di ulivo. I palestinesi con la terra o il lavoro dall’altra parte del Muro devono ottenere e rinnovare i permessi dall’esercito israeliano per accedere ai loro campi o ai posti di lavoro.
Anche a Gerusalemme est si sono infiltrati i coloni, impadronendosi di molte case palestinesi dopo averne cacciato via gli abitanti e sistemandosi spesso agli ultimi piani per aggredire in ogni modo le famiglie palestinesi abitanti ai piani inferiori o le strade del Suq dove i palestinesi hanno le loro botteghe. Ci sono 521 punti di chiusura per controllare i movimenti interni. Nella Valle del Giordano, che comprende le zone più fertili, ormai poca è la popolazione residente soprattutto perché i coloni si sono impadroniti delle terre e dell’acqua con una proliferazione di piantagioni di palme, di serre e di orticoltura industriale dove spesso vanno a lavorare muovendosi dalle città. 
La distanza fra la Cisgiordania e Gaza è di 40 km. Secondo gli accordi di Oslo era previsto un collegamento fra Erez e Hebron, che però non è mai stato realizzato: questo ha fatto sì che fra le due aree vi siano pochissimi contatti. Ramallah è rimasta una città interamente palestinese ed è questa la sede delle autorità palestinesi.
Alle 12,30 si lascia Ocha, con le idee più chiare e maggiore indignazione per la drammatica situazione in cui versa questo popolo ed entriamo nella città vecchia superando la Porta di Damasco.
(dal diario di Fiorella Giuntoli e Pierluigi Caramelli. In seguito: Fiorella e Piero)
La ghigliottina su Gaza: inquadrato il braccio di mare  consentito ai palestinesi; adesso si è abbassato di un'altra metà. Cartina ONU tramite la rappresentanza OCHOA: compito unico dell'Ochoa è quello di monitorare l'avanzata del serpente israeliano che via via si ingoia la Palestina.  Per i palestinesi né pace né tanto meno missioni di pace tutte innamorate dell'Afghanistan. Vietato l'ingresso all'arbitro per mantenere il posto all'arbitrio.

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