venerdì 13 ottobre 2006


D'accordo, bravo Grillo


«Ben veggio, padre mio, sì come sprona

lo tempo verso me, per colpo darmi

tal, ch'è più grave a chi più s'abbandona;                  108

  per che di provedenza è buon ch'io m'armi,

sì che, se loco m'è tolto più caro,

io non perdessi li altri per miei carmi.                    111

  Giù per lo mondo sanza fine amaro,

e per lo monte del cui bel cacume

li occhi de la mia donna mi levaro,                         114

  e poscia per lo ciel, di lume in lume,

ho io appreso quel che s'io ridico,

a molti fia sapor di forte agrume;                          117

  e s'io al vero son timido amico,

temo di perder viver tra coloro

che questo tempo chiameranno antico».                       120

  La luce in che rideva il mio tesoro

ch'io trovai lì, si fé prima corusca,

quale a raggio di sole specchio d'oro;                      123

  indi rispuose: «Coscïenza fusca

o de la propria o de l'altrui vergogna

pur sentirà la tua parola brusca.                           126

  Ma nondimen, rimossa ogne menzogna,

tutta tua visïon fa manifesta;

e lascia pur grattar dov'è la rogna


Paradiso XVII


PS A proposito dell'indulto che Beppe Grillo punisce cin 3 punti, mi viene qui di ricordare un intervento dell'ex Presidente del mio Quartiere Isolotto, ora Presidente del Consiglio Comunale di Firenze, Eros Cruccolini, che stimo troppo per sottovalutare il suo pensiero. Che qui riporto. Eros si rivolge a un compagno di partito, diessino, che ha restituito la tessera a causa dell'indulto.

 

Sulla questione dell’indulto.

A favore di tale provvedimento stanno molte ragioni, le cui radici profonde si ritrovano in una civiltà giuridica che viene da lontano - da Beccaria e dai suoi ragionamenti “sui delitti e sulle pene” – e che è stata ripresa dai nostri Padri Costituenti.

L’obiettivo prioritario, nella situazione attuale, consisteva nel rendere il carcere “vivibile”, ripristinando le condizioni per cui fosse possibile il recupero del condannato (e, quindi, la pena non si mutasse in “vendetta”, o in una specie di tortura).

Vi era un’urgenza, in tal senso, essendo la situazione del carcere divenuta insostenibile.

Ciò, intrecciato alla necessità della maggioranza dei 2/3 in Parlamento per approvare l’indulto, ha causato degli spiacevoli “effetti collaterali”, riguardanti l’inserimento nel provvedimento di alcuni crimini (finanziari, di corruzione e simili) che sarebbe stato preferibile tenere fuori.

Va anche detto che l’indulto non estingue il reato, ma riduce gli anni di carcere, e che, di solito, i soggetti autori dei crimini di cui sopra (Previti compreso)  di galera comunque se ne fanno ben poca.

Certo, se all’indulto non seguiranno, a breve, interventi più in profondità, relativi alla depenalizzazione di alcuni reati (quelli che riempiono le carceri di immigrati e di tossicodipendenti), all’aumento di misure alternative alla carcerazione, allo sveltimento dei processi etc., e misure sociali rivolte alle persone che escono di galera, questo provvedimento sarà servito a poco.

Ma occorreva, a mio parere, partire da lì.

La diminuzione, nell’immediato, della popolazione carceraria  era il primo passo.

L’alternativa, sbagliata ed in ogni caso non raggiungibile in tempi brevi, consiste nella costruzione di nuove prigioni (la “via statunitense”, che ha portato, negli Stati Uniti, ad oltre due milioni di detenuti ed al “business” della gestione del carcere, in parte privatizzata).

Vi sono indicazioni e controindicazioni, rispetto alla questione dell’indulto: se ne può discutere, senza però trarne conseguenze ultimative (come, appunto, le dimissioni), e continuando ad avere come punto principale da raggiungere la riforma della politica.

Spero che ci si possa ancora confrontare come iscritti ai DS del Quartiere 4 e che, comunque, si possa riparlare insieme delle questioni qui accennate.

Un saluto cordialissimo.

Eros Cruccolini

L'intero dibattito avvenuto tra i diessini dell'Isolotto lo puoi leggere qui.


 Ceterum censeo North American Gang delendam esse.

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