giovedì 19 febbraio 2009

E le stelle si fanno guardare

La terra un po' meno, ma coraggio.


Questo è l'anno galileiano



Mi è appena arrivato da Schio, acquistato online.  Siamo figli delle stelle. Servirà per vedere un po' più da lontano il pianeta in cui vivo. Ogni tanto fa bene allontanarsene un po'. Sono occupato a montarlo, sto esaminando gli oculari. Sono al mio primo giorno di questa nuova grammatica. Galileo di questi tempi, 400 anni fa, passava lunghe notti fredde all'addiaccio, si cavava gli occhi dietro due lenti ricurve disposte in un certo modo dentro un tubo di cartone,  tracciava i contorni via via cangianti della luna, si divertiva con i quattro figlioletti di Giove che giocavano a nascondino con lui, sparivano e riapparivano alla sua vista, ora a destra ora a sinistra, ma sempre in fila.  


Lo raccontava così:



Scriveva così, in latino:


Il giorno sette gennaio, dunque, dell'anno milleseicentodieci, a un'ora di notte, mentre col cannocchiale osservavo gli astri mi si presentò Giove; poiché mi ero preparato uno strumento eccellente, vidi (e ciò prima non mi era accaduto per la debolezza dell'altro strumento) che intorno gli stavano tre stelle piccole ma luminosissime; e quantunque le credessi del numero delle fisse, mi destarono una certa meraviglia, perché apparivano disposte esattamente secondo una linea retta e parallela all'eclittica, e più splendenti delle altre di grandezza uguale alla loro.


Fra loro e rispetto a Giove erano in questo ordine:


figura 13


cioè due stelle erano a oriente, una a occidente. La più orientale e l'occidentale apparivano un po' maggiori dell'altra: non mi curai minimamente della loro distanza da Giove, perché, come ho detto, le avevo credute fisse. Quando, non so da qual destino condotto, mi rivolsi di nuovo alla medesima indagine il giorno otto, vidi una disposizione ben diversa: le tre stelle infatti erano tutte a occidente rispetto a Giove, e più vicine tra loro che la notte antecedente e separate da eguali intervalli, come mostra il disegno seguente:


figura 14


A questo punto, non pensando assolutamente allo spostamento delle stelle, cominciai a chiedermi in qual modo Giove si potesse trovare più ad oriente delle dette stelle fisse, quando il giorno prima era ad occidente rispetto a due di esse. Ed ebbi il dubbio che Giove non fosse per caso diretto, diversamente dal calcolo astronomico, ed avesse col proprio moto oltrepassato quelle stelle. Per questo con gran desiderio aspettai la notte successiva: ma la mia speranza fu resa vana, perché il cielo fu tutto coperto di nubi.


Ma il giorno dieci le stelle mi apparvero in questa posizione rispetto a Giove:


figura 15


cioè ve n'erano due soltanto, ed entrambe orientali: la terza, come supposi, era nascosta sotto Giove. Erano come prima sulla stessa retta con Giove, e poste esattamente secondo la linea dello Zodiaco. Quando vidi questo e compresi che in alcun modo potevano attribuirsi a Giove simili spostamenti, sapendo inoltre che le stelle osservate eran sempre le stesse (nessun'altra precedente o seguente ve n'era entro grande intervallo sulla linea dello Zodiaco), mutando la perplessità in meraviglia, compresi che l'apparente mutazione non era di Giove ma delle stelle da me scoperte; e per questo pensai di dovere da allora in poi osservare a lungo il fenomeno attentamente e scrupolosamente.


Il giorno undici vidi questa disposizione:


figura 16


solo due stelle orientali, di cui quella di mezzo distava da Giove il triplo che dalla stella più a oriente: questa era quasi il doppio dell'altra, quantunque la notte antecedente fossero apparse uguali. Stabilii dunque e conclusi fuor d'ogni dubbio che in cielo v'erano stelle vaganti attorno a Giove, come Venere e Mercurio attorno al Sole: cosa che finalmente fu osservata in maniera più chiara alla luce meridiana in numerose altre osservazioni. Fu anche notato che non sono solo tre, ma quattro, le stelle che compiono i loro giri attorno a Giove: la successiva narrazione dirà le lor permutazioni, osservate in seguito più esattamente: misurai anche al telescopio le loro reciproche distanze, nel modo spiegato più sopra: notai pure le ore delle osservazioni, soprattutto quando ne feci molte in una stessa notte: infatti son così veloci le rivoluzioni di questi pianeti che spesso si possono notare differenze anche orarie.


Il giorno dodici, a un'ora di notte, così vidi disposte le stelle:


figura 17


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1 commento:

  1. Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me. Non so se sono le parole esatte, ma mi dà serenità ripetermele.Orni

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