lunedì 10 maggio 2010

Mi sono commosso anch'io

Il racconto del medico di Eluana: «Ho reso giustizia a papà Beppino»
Centinaia di persone per il libro di Amato De Monte: presentazione in due turni per accontentare tutti
di Anna Buttazzoni

UDINE.Non il medico, ma l’uomo. L’uomo che quando si trova di fronte Eluana Englaro per la prima volta, resta scioccato. Lui che non voleva vederla e che ora, a distanza di 15 mesi dalla morte più indagata del Paese, racconta: «No, non sogno mai Eluana, ma ogni giorno ho lei in mente e la rivedo com’era in foto, giovane e sorridente. Lei che ora fa parte della mia famiglia».

Amato De Monte non è il medico scontroso e severo conosciuto nel percorso che Beppino Englaro ha attraversato per «liberare» sua figlia, come ha sempre detto. È una delle persone che ha accompagnato Englaro nel suo percorso e che alla fine ha voluto renderlo libro, Gli ultimi giorni di Eluana edito dalla pordenonese Biblioteca dell’I mmagine e presentato in sala Aiace, per informare, per mettere gli individui nelle condizioni di scegliere. Ma anche come omaggio a papà Beppino, per rendergli giustizia rispetto a tutte le accuse subite. È un uomo che racconta anche le sue lacrime, arrivate quando Eluana morì, arrivate scrivendo.

In una sala strapiena, tanto da richiedere due turni di presentazione del volume per accontentare tutti, il medico mostra il suo punto di vista sulla vicenda. E lo fa con la moglie Cinzia Gori, con cui ha scritto il libro e che fu l’infermiera coordinatrice dell’équipe creata per Eluana; con Beppino Englaro, con Elena Nave, curatrice dell’opera, e con la giornalista Marinella Chirico, moderatrice della serata.

Udine non è la città dell’inizio del 2009 spaccata a metà da manifestazioni pro e contro Beppino. È cambiata da allora, lo afferma il sindaco Furio Honsell, ma a mostrarlo è anche l’a ppuntamento con il testo di De Monte e Gori, perché nessuna contestazione anticipa o affianca la presentazione. In sala c’è chi ha sostenuto Englaro, da Honsell a Ines Domenicali, presidente de La Quiete, fino ad Aldo Gabriele Renzulli. Non ci sono, ma vengono citati e ringraziati, il presidente della Regione Renzo Tondo e il senatore Pdl Ferruccio Saro. «Quanto è avvenuto qui con il caso Englaro – dice Honsell – è stato uno di quei momenti moralizzatori dai quali nessuno esce come vi è entrato».


Così ha inizio il racconto dei protagonisti. Con De Monte che ripercorre la telefonata di Tondo «e a lui diedi la mia disponibilità ad aiutare Beppino, che ho incontrato a Lecco nel settembre 2008 e non volevo vedere Eluana – dice De Monte –, fu lui a insistere e quando la vidi rimasi scioccato, in imbarazzo. E in questa vicenda per me era impossibile scindere l’uomo e il medico».

La paura che Eluana morisse nel trasporto da Lecco a Udine. La telefonata a Beppino la sera del 9 febbraio 2009 e di quelle otto parole pronunciate in friulano: «A je lade Bepino, tu le as liberade». L’imparare a piangere. «C’è tutto Amato e c’è tutta Cinzia in questo libro – commenta Beppino –, un libro eccezionale, perché non c’è nulla di più forte dell’accompagnare una persona nel morire». Englaro ripete anche il suo orgoglio d’essere friulano: «Una delle forze di questa terra è la famiglia, io ho incontrato quella di De Monte, di Tondo, di Renzulli, di Giuseppe Campeis, il mio avvocato, e in tutte ho sentito il calore della mia terra».

De Monte e Gori si commuovono. Lei appare la più imperturbabile, ma non è così. «Mi spaventava vedere Amato piangere perché pensavo “se crolla lui, è finita”. Ho un carattere diverso – racconta l’i nfermiera – e ho tenuto duro fino all’ultimo, nemmeno quando Eluana è morta ho ceduto, perché pensavo alle cose che ancora dovevamo fare. Ma quando, tolti i sigilli alla stanza di Eluana che non c’e ra più, sono entrata a prendere le sue ultime cose, in quel momento è stato il disastro».

Il racconto della Gori si interrompe, i suoi ricordi si fanno lacrime e allora Beppino le accarezza la schiena. De Monte applaude, come la platea, perché lui si è già lasciato andare: «Ho pianto quando è morta Eluana e ho pianto scrivendo il libro. È stata come una liberazione».


Dal Messaggero Veneto

Nessun commento:

Posta un commento