martedì 29 novembre 2011

Storie di donne rom

Il libro di Paola verrà presentato da Franca Rinaldelli e Mariella Maglioni a Bibbiena sabato 10 dicembre alle 17 presso la Biblioteca comunale per iniziativa del Circolo Peter Levy

Locandina di Giovanni Caselli
Sarà anche proiettato un breve video sul laboratorio di cucito e stireria delle donne rom del Villaggio "Il poderaccio" situato nei pressi del ponte all'Indiano di Firenze, zona Isolotto.
Scheda e recensioni:

  • anno :2011
  • numero collana:critica, 20
  • pagine:81
  • ISBN:978-88-86780-82-7
  • prezzo:€ 10,00

Storie di donne rom
Fra tradizione e cambiamento. Dopo diversi anni di frequentazione delle donne attraverso il lavoro nella cooperativa Kimeta, ma anche all'interno delle loro case, accadeva che il mio interesse si concentrasse su aspetti particolari della loro vita. C'era la voglia di andare fin nell'intimità, di scoprire quali erano le loro aspirazioni profonde.
Erano contente di essersi sposate o di sposarsi a 15, 16 anni col ragazzo scelto dalla famiglia? Avevano altri desideri, altre aspirazioni come, per le giovani, lavorare o studiare?
Questo era ciò che mi interessava scoprire, anche se loro erano spesso reticenti e si chiudevano in se stesse come davanti a un intervento irrispetoso, quasi illecito. Non mi lasciavo scoraggiare. Era come giocare con le bambole russe. Si apre la prima e dentro ce c'è una più piccola di cui non puoi contentarti perché sai che dentro ce ne sono altre ancora. E tu vuoi arrivare all'ultima.


Lettera a Paola:
E' un libro ben fatto, sobrio e animato insieme che, lo capisco bene, ti è costato tempo e notevoli energie emotive tenute in equilibrio dal tuo sano realismo femminile.
Interrogare donne, cercare di creare con loro coinvolge profondamente la nostra femminilità, fa riaffiorare desideri, nostalgie, amarezze. Non è mai rasserenante, trovo, in quanto mostra sempre il gran lavoro che c'è da fare, che non ha fine per capire e capirsi nella diversità dei contesti, e che non esclude affatto, come tu fai percepire, le tante somiglianze.
Inoltre, anche se sono digiuna sull'argomento, capisco chiaramente che delle donne rom non se n'era mai parlato guardandole in loro stesse. Così, grazie a te, il libro fa pensare all'esistere di queste donne, e va diffuso.
...La storia del laboratorio Kimeta è importante. Con le tue compagne e con Giusa avete fatto un grande lavoro.
Gabriella Fiori (Fiorentina. traduttrice di testi in inglese e francese, autrice di pubblicazioni  su Simone Veil, Anna Maria Ortese ed altro)

Costrette a sposarsi a 13 anni, magari con un uomo che nemmeno conoscono. L’orizzonte costretto nel misero interno di una bidonville. “Si parla spesso dell’importanza delle tradizioni, ma la maggior parte delle tradizioni è semplicemente arretrata, incorpora i vizi del passato”, questi i termini del confronto proposto venerdì sera al Cafè de la Paix da Paola Galli, insegnante e scrittrice, impegnata da anni in diversi ambiti del sociale. Tema dell’incontro l’attuale condizione delle donne rom in Italia, parte di un programma più vasto organizzato dalla cooperativa il Germoglio per favorire una maggiore comprensione della cultura romanì. Dopo il primo incontro dedicato alla lettura di brani del testo “Zingari, storia di un’emergenza annunciata”, Paola Galli ha presentato il libro di testimonianza “Storie di donne rom”, una raccolta di appunti biografici nata dall’esperienza del laboratorio Kimete a Firenze.
“Nel quartiere dell’Isolotto c’è sempre stata una grande accozzaglia di persone diverse.  É una zona periferica, per molto tempo è stata una vera e propria bidonville – ha raccontato la scrittrice -. Molti rom hanno iniziato ad abitarci, soprattutto profughi dalla Macedonia e dal Kosovo. Con alcune donne il quartiere, supportato da una cooperativa sociale, ha iniziato un percorso di integrazione. Inizialmente sono stati organizzati dei corsi di alfabetizzazione, poi il corso di cucito che ha permesso di strutturare Kimete, il laboratorio sartoriale dove si effettuano piccole riparazioni e servizio di stireria”. La storia di questa attività è stata illustrata ai presenti attraverso la proiezione del documentario “Donne per le donne”, realizzato per il programma “Un mondo a colori” da RaiTv2.
Paola Galli ha poi approfondito la propria esperienza personale, esprimendo le proprie speranze e perplessità: “il libro è corale, raccoglie le vicende e i pensieri di due generazioni: le madri più anziane e le figlie più giovani. Non è sempre stato facile raccogliere le loro confidenze. La tradizione pesa molto sulle loro spalle: quelle considerate anziane hanno magari solo quarant’anni, ma possono ricordare un matrimonio imposto appena adolescenti, le botte della suocera, l’incapacità di gestire le prime gravidanze. Le figlie spesso accettano le stesse imposizioni, come il non poter scegliere il compagno della vita, reclutato dai genitori anche all’estero, ma lo fanno consapevoli della loro ingiustizia. Il desiderio di cambiamento è forte”.
Tanto che qualcuna osa ribellarsi. Come il caso di una delle testimoni cui il libro dà voce, “spedita” in Germania per un matrimonio combinato e tornata in Italia dopo un anno, fuggita da una casa che era diventata una prigione e da una relazione coniugale al’interno della quale il suo ruolo non andava oltre il sentirsi serva del marito.
Luciana Tufani, l’editrice che ha pubblicato il libro e ha introdotto la serata, ha considerato come “la situazione non è diversa da quella vissuta dalle donne italiane cinquanta anni fa. Si subivano grandi pressioni, ma si iniziava a essere coscienti della loro iniquità. Per iniziare a cambiare sul serio è servita l’indipendenza economica”.
Il ghetto è secondo Paola Galli l’ostacolo più difficile da superare: “bisogna che si abituino a vivere con il resto della città. Le più giovani hanno fatto la terza media, e almeno fino a quell’età – prima di andare spose – hanno potuto godere di una minima socializzazione con la realtà esterna. Per gli uomini è diverso, loro escono e hanno più coscienza di ciò che accade nel mondo, anche a livello economico e politico. Le donne è come se vivessero in una scatoletta, dove tutti si guardano e controllano. Le giovani generazioni a contatto con il mondo crescono, mutano, ma affinché questo percorso si realizzi è necessario un discorso serio sul valore della tradizione”.
Licia Vignotto
da Estense.com  22 ottobre 2011

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