giovedì 7 agosto 2014
Alle sorgenti dell'Arno e al lago degli idoli
http://www.ilbelcasentino.it/itinerario-capo-arno-lago-idoli.php
le foto di Alessandro Ferrini
Venerdi 18 luglio
Capo d’Arno e Lago degli Idoli: itinerario sul Monte Falterona
( testo di Alessandro Ferrini)
L’escursione all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, nella fattispecie sulle pendici alte del Monte Falterona, che ci accingiamo a descrivere con immagini e testi è tra gli itinerari da trekking più classici e noti che si possono percorrere in questa zona. Oltre alle bellezze naturalistiche e panoramiche ci offre il fascino di alti interessi storici, archeologici e letterari. Questa passeggiata ci condurrà infatti alle sorgenti dell’Arno, note anche come Capo d’Arno, che il Sommo Poeta Dante Alighieri cita nella sua “Commedia Divina” e alla vicina conca delle Ciliegeta, dal 1838 più nota come Lago degli Idoli per i tantissimi reperti etruschi che vi sono stati ritrovati.
La lettura di questa pagina e la consultazione della mappa a pagina 4, in cui il percorso è tracciato in rosso, sono sufficienti per percorrere l’itinerario senza problemi di sbagliare. Le foto e le relative descrizioni delle pagine di questa sezione ci illustrano dettagliatamente le peculiarità di questo itinerario che parte ed arriva alla Chiesa di Montalto, due chilometri a monte di Papiano di Stia, e si snoda tra boschi di castagno, cerro, abete, faggio e quercia con suggestive viste panoramiche sul Casentino.
In successione le strade e sentieri da percorrere sono: la strada di servizio forestale dalla Chiesa di Montalto al rifugio di Vitareta, qui immissione nel sentiero CAI 2 fino all’incrocio con il CAI 3 che a sinistra ci porta a Capo d’Arno, inversione sullo stesso sentiero che ci conduce al Lago degli Idoli e poi verso i prati di Montelleri dove incrocia la strada CT4 che con una discesa piuttosto scoscesa ci riporta velocemente al rifugio di Vitareta. Da qui ripercorriamo a ritroso la strada forestale per qualche centinaio di metri. Ora dobbiamo deviare a destra per raggiungere il Passo di Bocca Pecorina in pochi minuti. Possiamo farlo tramite il sentiero CAI 2 segnalato su due piante con le classiche strisce bianco rosse o, poco più sotto, tramite strada carrabile con precisa segnalazione. Allo spiazzo di Bocca Pecorina, dopo aver osservato lo splendido panorama sul Casentino, imbocchiamo il Sentiero CAI 2. Qualche centinaio di metri più avanti più avanti, all’incrocio con una strada a destra che conduce a Stia, dobbiamo andare a sinistra sul sentiero che diventa CAI 2A. Questo percorso in leggera discesa e attraverso un bosco prevalentemente di quercia in circa due chilometri ci riporta alla Chiesa di Montalto.
AVVERTENZE E SEGNALAZIONI IMPORTANTI
Se a percorrere questo itinerario si è un gruppo, può essere consigliabile interpellare una Guida Ambientale del Parco. Potrà darvi molte interessanti informazioni sull’escursione e sulla flora e fauna presente sul luogo.
L’escursione ha una lunghezza di 15 chilometri circa e un dislivello di 500 metri, considerando qualche sosta, va calcolato un tempo di percorrenza di sei-sette ore.
Un percorso certamente abbastanza lungo, ma se affrontato senza fretta è da considerarsi un itinerario adatto non solo ai “professionisti” del trekking, ma anche agli amanti di questo salutare hobby in quando non presenta strappi di salita “rompi gambe”.
All’andata, a inizio percorso, è previsto di percorrere la strada di servizio forestale chiusa da una sbarra che si trova a destra della chiesa (praticamente la continuazione di quella bianca che abbiamo percorso in auto per giungere a Montalto), questa ci farà attraversare il bellissimo e storico castagneto di Montalto. Se invece percorreremo subito il sentiero CAI 2A che inizia dietro la chiesa sulla sinistra della strada forestale (che in questo itinerario sarebbe previsto sul ritorno), ci perderemo i monumentali castagni, ma accorceremo la passeggiata di 1,5-2 chilometri. Se fatto inizialmente il CAI 2A ci presenta un percorso in leggera salita, un fondo leggermente sconnesso e non è molto ombreggiato.
Sul ritorno è previsto un tratto di poco più di un chilometro di strada (CT4) in forte discesa e con fondo un po’ sassoso che dai prati di Montelleri ci riporta velocemente al rifugio di Vitareta. Per coloro che soffrono qualche problema alle articolazioni delle gambe potrebbe essere consigliabile ritornare dal sentiero già percorso all’andata molto meno scosceso e più morbido e regolare come fondo.
Si ringrazia sentitamente Marta Signi, Guida Ambientale del Parco, per la disponibilità e alcune informazioni fornite a proposito di questo itinerario.
lunedì 4 agosto 2014
Che cosa possiamo fare per Gaza e tutta la Palestina?
Salve,
in
questo ultimo mese molte persone si chiedono cosa possiamo fare in questo
momento per la Palestina e nello specifico per la gente della Striscia di Gaza
che è sotto i bombardamenti israeliani da 28 giorni.
Possiamo
fare questo:
1 - raccontare ad amici, colleghi e
parenti che la Palestina è sotto occupazione militare israeliana
dal 1948 e da quel momento in poi:
- circa 10 milioni profughi palestinesi
sono costretti a vivere in altri paesi perché non gli è permesso di ritornare
nelle loro case, di questi centinaia di miglia vivono in campi
profughi
Cisgiordania
- nel 2002 Israele ha costruito un
muro intorno ai centri abitati palestinesi, ad oggi ne è stato costruito
l’80% e una volta ultimato sarà lungo 760 km. Il muro è stato costruito da
Israele con la scusa di doversi difendere e in questo modo limita i movimenti di
più di 1.700.000 palestinesi che vivono in
Cisgiordania e che viola la risoluzione ONU (ES-10/15 del 2004) è stato
considerato illegale anche dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja nel
2004
-
In Cisgiordania e a Gerusalemme est (che è zona palestinese) sono in
continua crescita le colonie israeliane, anche queste illegali secondo il
Diritto Internazionale, nel 2012 si stimavano 250 colonie con 520.000 abitanti
(Fonte B’Tselem) che arrivano da tutte le
parti del mondo. Queste colonie sono collegate da strade riservate solo agli
israeliani.
- per spostarsi da una parte all’altra del
muro dove ci sono parenti e amici o magari il posto di lavoro i palestinesi
devono passare per dei checkpoint sotto contro israeliano e i tempi di
attesa possono essere molto lunghi e il militare di turno ha la discrezionalità
di fare passare o meno il/la palestinese
-
i contadini e i pastori che stanno vicino alle colonie israeliane in
Cisgiordania vengono attaccati dai coloni che vanno in giro armati di pistole e
fucili (per autodifesa!)
Striscia
di Gaza
-
la più grande prigione a cielo aperto e la zona più
popolata al mondo, grande 360 km² abitata da 1.800.000 persone (più della
Sardegna che è 67 volte più grande)
-
chiusa a nord da Israele e sud da Egitto, questi due stati decidono chi e
quante persone far uscire (Israele solo casi sanitari gravi, cooperanti e
giornalisti NO altri palestinesi; Egitto solo casi sanitari gravi, giornalisti,
qualche attivista e alcuni palestinesi con richieste
particolari)
-
80% vive di aiuti umanitari; 40% disoccupati
- contadini vengono sparati
al confine dove c’è unico pezzo di terra della striscia coltivabile e i
terreni vengono bruciati e distrutti con le ruspe dell’esercito israelian
- i pescatori vengono
sparati e le loro barche sequestrate dalle imbarcazioni nella marina
militare israeliana se superano le 6 miglia (Accordi di Oslo del 1992
prevedevano 20 miglia di navigazione)
- Anagrafe: Israele
controlla il registro di stato civile della popolazione. Ogni palestinese deve
essere registrato dal ministero dell'Interno israeliano. A sedici anni, su
richiesta, gli viene rilasciata una carta di identità. Le informazioni sulla carta,
segnala Haaretz, sono scritte in ebraico.
- prodotti alimentari: Al
Jazeera e il quotidiano israeliano Haaretz pubblicano nel 2007 la ricerca
dell'esercito d'Israele il quale ha calcolato qual è
il minimo di calorie che un palestinese che abita nella Striscia di Gaza deve
assumere per non essere malnutrito nonostante il blocco.
Tradotto in cifre, le calorie "sufficienti" corrispondono a 1.836 grammi di
cibo per persona, e a 2 milioni e mezzo di tonnellate di cibo in totale per
l'intera popolazione di Gaza.
- Corrente elettrica: Gli
impianti elettrici di Gaza presentano seri problemi e resta arduo introdurre il
carburante per il funzionamento della centrale elettrica di Gaza un po’ da Egitto e un po’ Israele. Sono 7 le ore di
elettricità al giorno, chi si può permettere un generatore e il carburante può
avere più ore a disposizione.
- Acqua: 90% non è potabile
acqua salmastra in alcune zone (2 km mare) dove la falda acquifera si trova a
nove metri sotto il livello del mare e l’acqua marina si infiltra nella
falda
- In 5 anni la striscia
è stata bombardata 3 volte:
2008 Piombo Fuso: quasi 1400 morti e 5300 feriti 11.154 case
distrutte
2012 Colonna di difesa: 171 morti 1000 feriti
2014 Bordo protettivo: ad oggi 4 agosto 2014: 1.830 morti, 9.200 feriti,
400.000 persone sfollate dalle proprie case e 10.000 case parzialmente o
completamente distrutte. Ma i numeri crescono minuto dopo minuto
2 – Unisciti alla campagna per
contribuire a costruire il movimento internazionale BDS contro il regime
israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid.
Lanciata
dalla stragrande maggioranza delle organizzazioni della società civile palestinese nel 2005 e
ispirata dal movimento contro l’apartheid in Sudafrica, la
campagna per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) è ormai un diffuso movimento
internazionale.
La
campagna BDS si sta dimostrando capace di ottenere un sostegno di massa e di
convincere aziende, istituzioni culturali, artisti e governi ad aderire o
osservare il boicottaggio di Israele.
Qui
maggiori informazioni: http://www.bdsitalia.org/index.php/campagna-bds/1406-8-modi
Vi prego di diffondere questa mail!
grazie!
AssopacePalestina - Firenze
venerdì 1 agosto 2014
Gaza Israele: per M5S è in atto un genocidio. L'ambasciatore in Italia li accusa di antisemitismo
Gaza
Israele: per M5S è in atto un genocidio l'ambasciatore in Italia li accusa di
antisemitismo
Giacomo
Russo Spena,
Manlio Di
Stefano - Diputato M5S
Per Amit
Zarouk, portavoce dell’ambasciata di Israele in Italia, il suo discorso in Aula
è “un pericoloso ‘antisemitismo contemporaneo’, che mira a celare l’astio verso
gli ebrei attraverso una campagna di odio verso l’unico Stato ebraico esistente
al mondo”. Ma Manlio Di Stefano, deputato grillino, non si scusa. Anzi rincara
la dose: “Ritengo l’accusa una pura strumentalizzazione, che pesa sulle
migliaia di vittime cadute dall’inizio dei bombardamenti dell’esercito
israeliano”. Botta e risposta. Israele contro M5S.
Lei in Parlamento
ha attaccato le lobby economiche e ha chiesto che l’Italia smetta di fare
accordi con Israele. Non siamo esagerando? E non scopre il fianco all’accusa di
antisemitismo?
L’intera
linea politica estera del M5S è concordata e sviluppata in seno alla
Commissione Affari Esteri dopo un lungo percorso d’informazione e confronto con
esperti e diplomatici. Ogni mia dichiarazione è quindi frutto di un percorso
del quale mi sono semplicemente reso portavoce. Alla luce del nostro pieno
riconoscimento, culturale e giuridico, dello Stato di Israele credo che lo
stesso Governo israeliano disponga sì di diritti, come quello di esistere, ma
anche di doveri, come il rispetto del diritto umanitario e internazionale.
Doveri ai quali finora lo Stato d’Israele non ha voluto adempiere.
Dall’inizio
dell’offensiva israeliana siamo a 1100 vittime palestinesi, quasi tutti civili.
Save the Children attesta a Gaza la morte di un bambino ogni ora. Qualcuno
parla di “pulizia etnica”, lo ritiene un termine sballato e inadatto?
E più
appropriato riferirsi al genocidio che, secondo la definizione stessa dell’ONU,
si concretizza in atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in
parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Esattamente ciò che
sta facendo il governo israeliano. Proprio per questo abbiamo chiesto che la
Corte dell’Aja valuti l’apertura di un processo per crimini di guerra e crimini
contro l'umanità nei confronti del governo Netanyahu.
Una
posizione tutta filo-palestinese. In Italia vige una posizione più
equidistante, cosa replica a chi vi addita di non pensare ai razzi lanciati da
Hamas contro Israele?
Cos’è
l’equidistanza? E’ forse assistere in silenzio al quarto esercito più potente
al mondo che, con l’obiettivo di colpire Hamas, uccide un migliaio di civili in
20 giorni? Equidistanza è, per noi, formulare proposte concrete per
l’ottenimento di un immediato cessate il fuoco bilaterale, favorendo, al
contempo, l’avvio di una nuova fase di trattative. Il M5S non è né
filo-palestinese né filo-israeliano, noi mettiamo al centro della nostra azione
politica esclusivamente la difesa dei diritti umani e del diritto
internazionale. In un conflitto che ci consegna oltre 1000 vittime civili da
una parte e 50 vittime militari dall’altra, è necessario ribadire una ferma
opposizione alle violazioni dei diritti dei civili in scenari di guerra come
sancito dal protocollo di Ginevra. Inoltre, come abbiamo affermato più volte,
deploriamo il lancio di razzi da parte di Hamas.
Intanto a
Roma sono comparse scritte antisemite sui muri della città. Non ha paura di una
nuova ondata di xenofobia nel Paese? Tra l’altro anche nel resto di Europa
vengono scanditi ignobili cori che riecheggiano ad Hitler e contro gli ebrei…
Condanniamo
ogni deriva violenta, xenofoba e antisemita. Riteniamo fondamentale mantenere
la netta distinzione tra le azioni dello Stato d’Israele o, meglio, del governo
Netanyahu, e l’appartenenza alla comunità ebraica. Dimenticare questa
differenza danneggia, in primis, la comunità ebraica che subisce passivamente
la condotta politica del Governo Netanyahu.
In tutta
questa catastrofe, il governo italiano per Lei come si è comportato finora?
Non solo il
premier Renzi non ha proferito parola ma, ancor più grave, è l’atteggiamento
dell’Unione Europea che, a parole, difende i civili della Striscia ma poi, nei
fatti, non attua alcuna azione concreta per imporre un cessate il fuoco.
Proprio per questo, oggi, abbiamo richiesto al governo tre punti che dovrebbero essere immediati: il richiamo del nostro ambasciatore a Tel Aviv; l’interruzione di qualsiasi accordo economico in essere con Israele a partire da quello militare; lo stop degli aiuti economici per la Striscia di Gaza qualora Hamas dovesse attaccare Israele in stato di tregua concordata. Ovviamente questo non si applica agli aiuti umanitari per la popolazione Gaza.
In Europa il gruppo del Gue sta pensando di andare a Gaza come forza di interposizione. Voi che ne pensate? Farage non sembra abbia la vostra posizione sul conflitto israelo-palestinese…
Proprio per questo, oggi, abbiamo richiesto al governo tre punti che dovrebbero essere immediati: il richiamo del nostro ambasciatore a Tel Aviv; l’interruzione di qualsiasi accordo economico in essere con Israele a partire da quello militare; lo stop degli aiuti economici per la Striscia di Gaza qualora Hamas dovesse attaccare Israele in stato di tregua concordata. Ovviamente questo non si applica agli aiuti umanitari per la popolazione Gaza.
In Europa il gruppo del Gue sta pensando di andare a Gaza come forza di interposizione. Voi che ne pensate? Farage non sembra abbia la vostra posizione sul conflitto israelo-palestinese…
Stiamo
puntando alla risoluzione giuridica, e quindi legislativa, del conflitto. A tal
scopo abbiamo già depositato mozioni e risoluzioni che traducono le nostre
proposte, di cui sopra, in atti parlamentari. Riteniamo che, l’azione
dimostrativa, seppur fondamentale, sia compito del mondo dell’associativismo.
Noi abbiamo la grande responsabilità di essere legislatori e come tali dobbiamo
agire nell’interesse della pace. Su Farage abbiamo già ribadito più volte che,
al di fuori dei punti programmatici per l’Europa concordati in fase di
creazione del gruppo EFDD, ogni parte può mantenere la sua posizione politica.
Discorso alla Camera del deputato M5S Manlio Di
Stefano
Presidente.
Ministro Mogherini.
Ministro Mogherini.
Noi oggi parleremo di attualità, non perché la storia
del conflitto israelo-palestinese non ci interessi, tutt’altro, ma perché è lì
che le due parti cercano ognuna le proprie scuse.
Da 22 giorni, il quarto esercito più evoluto al mondo sta bombardando con ogni mezzo e tecnologia a sua disposizione un’area di 360 chilometri quadrati con un milione e ottocentomila persone al suo interno colpendo, scientificamente, case, scuole, acquedotti, rete fognaria, campi coltivati e TV di stato.
Dall’altra parte un esercito di paramilitari reagisce sparando razzi che, fortunatamente, sono regolarmente intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome.
Ma perché succede tutto questo?
Due cause.
Quella storica risale all’origine stessa del movimento sionista ebraico, un movimento che, per definizione, si configura di stampo religioso ed etnico e si fonda, quindi, sull’esclusività del popolo ebreo in un’area geografica, a danno delle altre etnie religiose presenti.
La conseguenza diretta si manifesta, da parte del Governo israeliano, con colonie illegali, muro di segregazione ed embargo. Tutte situazioni condannate dall'ONU con oltre 80 risoluzioni.
L’altra motivazione dello stato attuale di cose, quella contemporanea, è legata a doppio filo con l’approvvigionamento energetico.
Ecco qualche elemento chiave a riguardo:
1999: l’Autorità Nazionale Palestinese sigla un accordo con British Gas Group per la gestione dei giacimenti di gas Marine 1 e Marine 2. Israele si vede quindi costretto, suo malgrado, a dipendere da Hamas. Così nel 2007 il governo approva la proposta del vicepremier israeliano Ehud Olmert per l’acquisto di gas dall’ANP per quattro miliardi di dollari. C’è chi però non vuole che i proventi vadano ad Hamas così, il 27 dicembre 2008, l’operazione Piombo Fuso scatena l’inferno a Gaza e si blocca tutto;
2009 e 2010: vengono scoperti gli enormi giacimenti gassiferi Tamar e Leviathan entrambi contesi tra Israele, Libano e Palestina;
2014: a gennaio Abu Mazen incontra Putin a Mosca e sei mesi dopo, con l’accordo sul governo di unità nazionale e quindi con Hamas, stava per affidare lo sfruttamento dei giacimenti alla russa Gazprom. Dieci giorni dopo, a Hebron, vengono rapiti e poi uccisi i tre studenti ebrei.
Scoppia nuovamente l’inferno con l’avvio dell’offensiva israeliana “Margine di sicurezza” e la conseguente interruzione della trattativa con Gazprom.
Entrambe queste vie hanno un filo conduttore ovvero la volontà, da parte del Governo israeliano, di annientare un gruppo nazionale, etnico, razziale e religioso, attraverso l’attacco militare e la distruzione delle strutture e dei beni necessari per svilupparsi.
In poche parole, secondo l’ONU, si tratta di genocidio.
Quindi, Ministro, lei è in questo ruolo da poco e le daremo fiducia ma, di fronte a un genocidio programmato dal 1948 circa, lei non può, oggi, dirci che il nostro Paese ascolta, valuta, ragiona e propone 5 punti per la stabilità del Medioriente perché mentre voi ascoltate, valutate, ragionate e proponete la lista dei morti trucidati in Palestina tocca quota 1050 di cui oltre il 75% civili e tantissimi bambini e donne.
La vostra visione della politica estera italiana è quella di un cittadino che vede un pugile prendere a pugni una vecchietta per strada e alza le mani dicendo di non volersi intromettere, lo ritenete giusto?
No, questa è complicità col più forte.
Ancor di più se consideriamo che uno dei due guantoni, al pugile, lo forniamo noi dato che l'Italia è il secondo fornitore europeo di armi leggere ad Israele.
Ecco, con questo vostro ipocrita modo di governare voi rendete tutti i cittadini italiani complici inconsapevoli del sangue versato da oltre 7500 palestinesi e 1000 israeliani solamente negli ultimi 14 anni.
Per non parlare dell'incoerenza che il vostro comportamento ha con il nostro spirito di cooperazione internazionale riconosciuto nel mondo.
Infatti, Ministro, lei sa che poco più di una settimana fa l'esercito israeliano ha smantellato l’asilo "La Terra dei bambini", fiore all'occhiello della nostra cooperazione internazionale. Un centro per l’infanzia costruito con fondi italiani.
Ministro, era un servizio a dei bambini, esattamente come la scuola dell'ONU a Gaza bombardata senza misericordia alcuna dall'esercito israeliano.
Altro che diritto alla difesa. Aggressione spudorata!
Con quale coraggio ci venite a parlare di dolore e strazio nell’assistere a queste scene quando poi, il 23 luglio, in seno alla commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite vi siete astenuti sulla risoluzione che chiedeva una commissione d’inchiesta indipendente per indagare su tutte le violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario da parte del Governo israeliano?
Persino la Cina ha votato a favore ma voi no.
Persino in Israele sono sempre di più gli israeliani oppositori del Governo Netanyahu, sempre di più sono i disertori che scelgono la galera alla violenza, sempre più alta si alza la voce del movimento internazionale degli ebrei ortodossi antisionisti.
Ma voi no, voi non potete deludere l’alleato israelo-americano.
Ripeto, il vostro non è immobilismo, è essere complici di un massacro.
Quello che mi dispiace, Ministro Mogherini, è sapere che Lei, in fondo, la pensa come noi, ci dimostri che Lei può agire liberamente senza dottrina di partito e, soprattutto, non dipendendo dalle lobby che lo alimentano.
E allora io oggi le racconto cosa farebbero al suo posto dei cittadini liberi nelle istituzioni.
Il M5S le propone due strategie.
La prima, a breve termine, serve esclusivamente per cessare il fuoco:
1. Richiamo immediato del nostro ambasciatore a Tel Aviv Francesco Maria Talò;
2. Interruzione di qualsiasi accordo economico in essere con Israele a partire da quello militare dato che, in barba alla legge 185/90 secondo cui non possiamo commerciare armi con Paesi in conflitto o che violano i diritti umani, gli vendete armi per quasi 500 milioni di euro l’anno;
3. Interruzione degli aiuti economici per la Striscia di Gaza qualora Hamas dovesse attaccare Israele in stato di tregua concordata. Ovviamente questo non si applica agli aiuti umanitari per la popolazione gazawa.
La seconda strategia, a lungo termine, è finalizzata al rispetto delle risoluzioni ONU e dei più elementari diritti umani:
1. Stop agli accordi commerciali con le aziende israeliane operanti nelle colonie. Se un territorio è considerato abusivo, illegale, allora un Paese civile come dovrebbe essere il nostro non può farvi accordi;
2. Emanazione di nuove linee guida sull’etichettatura dei prodotti israeliani in modo tale da bloccare l'importazione di quelli provenienti dalle colonie illegali;
3. Revisione degli Accordi euromediterranei del 1998 che abbattono i dazi per l’export israeliano senza distinguere se il prodotto è di colonia o meno;
4. Risarcimento economico ai donatori di aiuti umanitari distrutti da Israele o Hamas. Non è tollerabile che soldi nostri, dei cittadini italiani, siano sprecati impunemente;
5. Revisione del diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell’ONU. Non è equo che, a parità di risoluzioni violate, alcuni stati siano sanzionati e altri no in base all’amicizia con uno tra Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia.
Come vede, non si tratta solo di soluzioni politiche - dato che quelle hanno sempre fallito sotto il ricatto, assolutamente da superare, della strumentale correlazione tra Governo d’Israele, sionismo e antisemitismo.
Si tratta soprattutto di soluzioni giuridiche perché, riconoscendo lo Stato di Israele, gli abbiamo concesso dei diritti ma dobbiamo pretendere anche dei doveri rispetto al diritto internazionale che non sono derogabili in nome della storia.
Se il Governo israeliano sceglierà di non rispettarli, semplicemente, non avrà più nulla a che fare con l’Italia perché il nostro Paese ha tanti difetti sì, ma gli italiani non vogliono più sporcarsi le mani di sangue innocente.
Queste sono le nostre proposte, Ministro Mogherini, siamo pronti a confrontarci per sapere cosa ne pensa.
Siamo nel semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea, ma anche l’Europa sembra non avere una posizione sulla questione israelo-palestinese, così come sull'Ucraina e sui nostri fucilieri di marina Latorre e Girone.
Avremmo l’opportunità di dare una svolta concreta ad una storia lunga 100 anni ed invece tutto tace, si assiste impassibili all’escalation di violenze, l’interesse unico sembra sempre lo stesso, il gas, le energie fossili ed il commercio di armi.
Questa è la vostra real politik, ma non la nostra.
Il M5S oggi, sul Medioriente, vi ha presentato proposte concrete, come mai si era visto in questo palazzo, il mio collega Carlo Sibilia ve le sta portando stampate.
Se siete in buonafede, come dite, provate a risponderci nel merito.
Chiudo, Presidente, citando Vittorio Arrigoni, giovane reporter e attivista italiano rapito e ucciso da terroristi a Gaza che, scrivendo proprio sul silenzio internazionale diceva:
“Faranno il deserto e lo chiameranno pace. Il silenzio del «mondo civile» è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città come un sudario di terrore e morte”.
Noi non vogliamo più stare in silenzio.
Da 22 giorni, il quarto esercito più evoluto al mondo sta bombardando con ogni mezzo e tecnologia a sua disposizione un’area di 360 chilometri quadrati con un milione e ottocentomila persone al suo interno colpendo, scientificamente, case, scuole, acquedotti, rete fognaria, campi coltivati e TV di stato.
Dall’altra parte un esercito di paramilitari reagisce sparando razzi che, fortunatamente, sono regolarmente intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome.
Ma perché succede tutto questo?
Due cause.
Quella storica risale all’origine stessa del movimento sionista ebraico, un movimento che, per definizione, si configura di stampo religioso ed etnico e si fonda, quindi, sull’esclusività del popolo ebreo in un’area geografica, a danno delle altre etnie religiose presenti.
La conseguenza diretta si manifesta, da parte del Governo israeliano, con colonie illegali, muro di segregazione ed embargo. Tutte situazioni condannate dall'ONU con oltre 80 risoluzioni.
L’altra motivazione dello stato attuale di cose, quella contemporanea, è legata a doppio filo con l’approvvigionamento energetico.
Ecco qualche elemento chiave a riguardo:
1999: l’Autorità Nazionale Palestinese sigla un accordo con British Gas Group per la gestione dei giacimenti di gas Marine 1 e Marine 2. Israele si vede quindi costretto, suo malgrado, a dipendere da Hamas. Così nel 2007 il governo approva la proposta del vicepremier israeliano Ehud Olmert per l’acquisto di gas dall’ANP per quattro miliardi di dollari. C’è chi però non vuole che i proventi vadano ad Hamas così, il 27 dicembre 2008, l’operazione Piombo Fuso scatena l’inferno a Gaza e si blocca tutto;
2009 e 2010: vengono scoperti gli enormi giacimenti gassiferi Tamar e Leviathan entrambi contesi tra Israele, Libano e Palestina;
2014: a gennaio Abu Mazen incontra Putin a Mosca e sei mesi dopo, con l’accordo sul governo di unità nazionale e quindi con Hamas, stava per affidare lo sfruttamento dei giacimenti alla russa Gazprom. Dieci giorni dopo, a Hebron, vengono rapiti e poi uccisi i tre studenti ebrei.
Scoppia nuovamente l’inferno con l’avvio dell’offensiva israeliana “Margine di sicurezza” e la conseguente interruzione della trattativa con Gazprom.
Entrambe queste vie hanno un filo conduttore ovvero la volontà, da parte del Governo israeliano, di annientare un gruppo nazionale, etnico, razziale e religioso, attraverso l’attacco militare e la distruzione delle strutture e dei beni necessari per svilupparsi.
In poche parole, secondo l’ONU, si tratta di genocidio.
Quindi, Ministro, lei è in questo ruolo da poco e le daremo fiducia ma, di fronte a un genocidio programmato dal 1948 circa, lei non può, oggi, dirci che il nostro Paese ascolta, valuta, ragiona e propone 5 punti per la stabilità del Medioriente perché mentre voi ascoltate, valutate, ragionate e proponete la lista dei morti trucidati in Palestina tocca quota 1050 di cui oltre il 75% civili e tantissimi bambini e donne.
La vostra visione della politica estera italiana è quella di un cittadino che vede un pugile prendere a pugni una vecchietta per strada e alza le mani dicendo di non volersi intromettere, lo ritenete giusto?
No, questa è complicità col più forte.
Ancor di più se consideriamo che uno dei due guantoni, al pugile, lo forniamo noi dato che l'Italia è il secondo fornitore europeo di armi leggere ad Israele.
Ecco, con questo vostro ipocrita modo di governare voi rendete tutti i cittadini italiani complici inconsapevoli del sangue versato da oltre 7500 palestinesi e 1000 israeliani solamente negli ultimi 14 anni.
Per non parlare dell'incoerenza che il vostro comportamento ha con il nostro spirito di cooperazione internazionale riconosciuto nel mondo.
Infatti, Ministro, lei sa che poco più di una settimana fa l'esercito israeliano ha smantellato l’asilo "La Terra dei bambini", fiore all'occhiello della nostra cooperazione internazionale. Un centro per l’infanzia costruito con fondi italiani.
Ministro, era un servizio a dei bambini, esattamente come la scuola dell'ONU a Gaza bombardata senza misericordia alcuna dall'esercito israeliano.
Altro che diritto alla difesa. Aggressione spudorata!
Con quale coraggio ci venite a parlare di dolore e strazio nell’assistere a queste scene quando poi, il 23 luglio, in seno alla commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite vi siete astenuti sulla risoluzione che chiedeva una commissione d’inchiesta indipendente per indagare su tutte le violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario da parte del Governo israeliano?
Persino la Cina ha votato a favore ma voi no.
Persino in Israele sono sempre di più gli israeliani oppositori del Governo Netanyahu, sempre di più sono i disertori che scelgono la galera alla violenza, sempre più alta si alza la voce del movimento internazionale degli ebrei ortodossi antisionisti.
Ma voi no, voi non potete deludere l’alleato israelo-americano.
Ripeto, il vostro non è immobilismo, è essere complici di un massacro.
Quello che mi dispiace, Ministro Mogherini, è sapere che Lei, in fondo, la pensa come noi, ci dimostri che Lei può agire liberamente senza dottrina di partito e, soprattutto, non dipendendo dalle lobby che lo alimentano.
E allora io oggi le racconto cosa farebbero al suo posto dei cittadini liberi nelle istituzioni.
Il M5S le propone due strategie.
La prima, a breve termine, serve esclusivamente per cessare il fuoco:
1. Richiamo immediato del nostro ambasciatore a Tel Aviv Francesco Maria Talò;
2. Interruzione di qualsiasi accordo economico in essere con Israele a partire da quello militare dato che, in barba alla legge 185/90 secondo cui non possiamo commerciare armi con Paesi in conflitto o che violano i diritti umani, gli vendete armi per quasi 500 milioni di euro l’anno;
3. Interruzione degli aiuti economici per la Striscia di Gaza qualora Hamas dovesse attaccare Israele in stato di tregua concordata. Ovviamente questo non si applica agli aiuti umanitari per la popolazione gazawa.
La seconda strategia, a lungo termine, è finalizzata al rispetto delle risoluzioni ONU e dei più elementari diritti umani:
1. Stop agli accordi commerciali con le aziende israeliane operanti nelle colonie. Se un territorio è considerato abusivo, illegale, allora un Paese civile come dovrebbe essere il nostro non può farvi accordi;
2. Emanazione di nuove linee guida sull’etichettatura dei prodotti israeliani in modo tale da bloccare l'importazione di quelli provenienti dalle colonie illegali;
3. Revisione degli Accordi euromediterranei del 1998 che abbattono i dazi per l’export israeliano senza distinguere se il prodotto è di colonia o meno;
4. Risarcimento economico ai donatori di aiuti umanitari distrutti da Israele o Hamas. Non è tollerabile che soldi nostri, dei cittadini italiani, siano sprecati impunemente;
5. Revisione del diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell’ONU. Non è equo che, a parità di risoluzioni violate, alcuni stati siano sanzionati e altri no in base all’amicizia con uno tra Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia.
Come vede, non si tratta solo di soluzioni politiche - dato che quelle hanno sempre fallito sotto il ricatto, assolutamente da superare, della strumentale correlazione tra Governo d’Israele, sionismo e antisemitismo.
Si tratta soprattutto di soluzioni giuridiche perché, riconoscendo lo Stato di Israele, gli abbiamo concesso dei diritti ma dobbiamo pretendere anche dei doveri rispetto al diritto internazionale che non sono derogabili in nome della storia.
Se il Governo israeliano sceglierà di non rispettarli, semplicemente, non avrà più nulla a che fare con l’Italia perché il nostro Paese ha tanti difetti sì, ma gli italiani non vogliono più sporcarsi le mani di sangue innocente.
Queste sono le nostre proposte, Ministro Mogherini, siamo pronti a confrontarci per sapere cosa ne pensa.
Siamo nel semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea, ma anche l’Europa sembra non avere una posizione sulla questione israelo-palestinese, così come sull'Ucraina e sui nostri fucilieri di marina Latorre e Girone.
Avremmo l’opportunità di dare una svolta concreta ad una storia lunga 100 anni ed invece tutto tace, si assiste impassibili all’escalation di violenze, l’interesse unico sembra sempre lo stesso, il gas, le energie fossili ed il commercio di armi.
Questa è la vostra real politik, ma non la nostra.
Il M5S oggi, sul Medioriente, vi ha presentato proposte concrete, come mai si era visto in questo palazzo, il mio collega Carlo Sibilia ve le sta portando stampate.
Se siete in buonafede, come dite, provate a risponderci nel merito.
Chiudo, Presidente, citando Vittorio Arrigoni, giovane reporter e attivista italiano rapito e ucciso da terroristi a Gaza che, scrivendo proprio sul silenzio internazionale diceva:
“Faranno il deserto e lo chiameranno pace. Il silenzio del «mondo civile» è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città come un sudario di terrore e morte”.
Noi non vogliamo più stare in silenzio.
Mozione firmata dai deputati di Difesa ed Esteri del
M5S per firmare la vendita di armi a Israele
La notizia è stata ripresa dal Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/22/m5s-embargo-bellico-fermiamo-la-vendita-di-armi-allo-stato-di-israele/1068729/
Il TESTO DELLA MOZIONE, qui di seguito:
- premesso che:
in riferimento ai principi contenuti all'art.11 della Costituzione italiana, l'Italia condanna ogni forma di aggressione armata reciproca tra Israele e Palestina, come risoluzione dei conflitti politici;
dal 1948 ad oggi, Israele non ha rispettato settantatre risoluzioni dell’ONU, aggravando di fatto i rapporti interni con i palestinesi e le tensioni con i Paesi confinanti, spesso sfociati in conflitti armati;
dal secondo dopoguerra, i conflitti armati intercorsi tra israeliani e palestinesi sono stati caratterizzati da un’evidente disparità di armamenti bellici in dotazione ai rispettivi popoli: nel caso israeliano, il loro rappresenta uno degli eserciti più numerosi e meglio armati del Mondo, mentre nel caso palestinese, la popolazione è sotto embargo di Israele e non possiede nemmeno un esercito regolare;
negli ultimi dieci anni, dal 2004, vi sono stati 6 conflitti armati tra israeliani e palestinesi, rispettivamente nel: 2004 (Operazione Arcobaleno), 2006 (Operazione Piogge estive), 2008-2009 (Operazione Inverno caldo) e (Operazione Piombo fuso), 2012 (Operazione Pilastro di sicurezza), 2014 (Operazione Margine di protezione). In questi conflitti, la stragrande maggioranza delle vittime, secondo i dati ufficiali, sono state palestinesi. Nelle ultime tre precedenti “operazioni” - solo per citare i più recenti - in “Inverno caldo” sono morti 4 israeliani (3 militari e un civile) a fronte di 112 palestinesi di cui 58 civili. In “Piombo fuso” sono morti 13 israeliani (dieci soldati e tre civili) a fronte di circa 1.330 palestinesi (900 civili e 400 soldati). Mentre durante “Pilastro di sicurezza”, sono morti 5 israeliani a fronte di 161 palestinesi, di cui 71 civili.
è in corso un conflitto pluridecennale tra israeliani e palestinesi che dall’8 Luglio 2014 è sfociato, per l’ennesima volta, in una escalation di violenza rappresentata da bombardamenti ai danni del popolo palestinese confinato nella Striscia di Gaza (operazione Margine di protezione), che annovera tra le sue vittime oltre 500 persone - al 21 Luglio 2014 – di cui il 70%, in maggioranza bambini (come testimoniato dal bombardamento del 16 Luglio 2014 sulle spiagge della Striscia, che ha visto come uniche vittime 4 bambini palestinesi ), ed aggravato da un intervento di terra nella Striscia di Gaza, iniziato in data 18 Luglio 2014. Al 21 Luglio le vittime israeliane sono: 18 soldati e due civili. A questo si aggiunge il bombardamento del 21 luglio 2014, dove un razzo israeliano ha colpito un ospedale di Gaza provocando 4 morti e 17 feriti. Bombardare gli ospedali è proibito dalla Quarta Convenzione di Ginevra che recita, all’articolo 18 quanto segue: “gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti belligeranti”
- considerato che:
L’Unione europea, in risposta alla guerra civile siriana iniziata il 15 Marzo 2011, ha imposto di comune accordo come misura di intervento internazionale, in data 23 Luglio 2012, tramite il Consiglio Affari Esteri riunito a Bruxelles, di estendere le sanzioni alla Siria rafforzando in particolare l'embargo in vigore sulle armi fino a che non fosse terminata la guerra civile. Decisione che ha in seguito lasciato autonomia di scelta ad ogni Stato membro dell’UE a partire dal 28 Maggio 2013.
il conflitto tra israeliani e palestinesi, ovvero due popoli che vivono nei confini dello stesso territorio, Israele, possiede tutte le caratteristiche di una guerra civile;
- impegna il governo:
a interrompere ogni forma di vendita di armi e sistema d'arma allo Stato di Israele, per la durata di 5 anni a partire dall’approvazione della presente mozione. Periodo entro il quale, se non si verificheranno ulteriori operazioni militari e/o violazioni di diritti civili ad opera di Israele ai danni del popolo palestinese, verrà ripristinata la vendita dei suddetti armamenti allo Stato Israeliano. Nel caso di una o più future operazioni militari lanciate da Israele volte a colpire il popolo palestinese, l’embargo sulle armi sarà esteso per 5 anni a partire dalla data di termine dell’ultimo conflitto.
La notizia è stata ripresa dal Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/22/m5s-embargo-bellico-fermiamo-la-vendita-di-armi-allo-stato-di-israele/1068729/
Il TESTO DELLA MOZIONE, qui di seguito:
- premesso che:
in riferimento ai principi contenuti all'art.11 della Costituzione italiana, l'Italia condanna ogni forma di aggressione armata reciproca tra Israele e Palestina, come risoluzione dei conflitti politici;
dal 1948 ad oggi, Israele non ha rispettato settantatre risoluzioni dell’ONU, aggravando di fatto i rapporti interni con i palestinesi e le tensioni con i Paesi confinanti, spesso sfociati in conflitti armati;
dal secondo dopoguerra, i conflitti armati intercorsi tra israeliani e palestinesi sono stati caratterizzati da un’evidente disparità di armamenti bellici in dotazione ai rispettivi popoli: nel caso israeliano, il loro rappresenta uno degli eserciti più numerosi e meglio armati del Mondo, mentre nel caso palestinese, la popolazione è sotto embargo di Israele e non possiede nemmeno un esercito regolare;
negli ultimi dieci anni, dal 2004, vi sono stati 6 conflitti armati tra israeliani e palestinesi, rispettivamente nel: 2004 (Operazione Arcobaleno), 2006 (Operazione Piogge estive), 2008-2009 (Operazione Inverno caldo) e (Operazione Piombo fuso), 2012 (Operazione Pilastro di sicurezza), 2014 (Operazione Margine di protezione). In questi conflitti, la stragrande maggioranza delle vittime, secondo i dati ufficiali, sono state palestinesi. Nelle ultime tre precedenti “operazioni” - solo per citare i più recenti - in “Inverno caldo” sono morti 4 israeliani (3 militari e un civile) a fronte di 112 palestinesi di cui 58 civili. In “Piombo fuso” sono morti 13 israeliani (dieci soldati e tre civili) a fronte di circa 1.330 palestinesi (900 civili e 400 soldati). Mentre durante “Pilastro di sicurezza”, sono morti 5 israeliani a fronte di 161 palestinesi, di cui 71 civili.
è in corso un conflitto pluridecennale tra israeliani e palestinesi che dall’8 Luglio 2014 è sfociato, per l’ennesima volta, in una escalation di violenza rappresentata da bombardamenti ai danni del popolo palestinese confinato nella Striscia di Gaza (operazione Margine di protezione), che annovera tra le sue vittime oltre 500 persone - al 21 Luglio 2014 – di cui il 70%, in maggioranza bambini (come testimoniato dal bombardamento del 16 Luglio 2014 sulle spiagge della Striscia, che ha visto come uniche vittime 4 bambini palestinesi ), ed aggravato da un intervento di terra nella Striscia di Gaza, iniziato in data 18 Luglio 2014. Al 21 Luglio le vittime israeliane sono: 18 soldati e due civili. A questo si aggiunge il bombardamento del 21 luglio 2014, dove un razzo israeliano ha colpito un ospedale di Gaza provocando 4 morti e 17 feriti. Bombardare gli ospedali è proibito dalla Quarta Convenzione di Ginevra che recita, all’articolo 18 quanto segue: “gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti belligeranti”
- considerato che:
L’Unione europea, in risposta alla guerra civile siriana iniziata il 15 Marzo 2011, ha imposto di comune accordo come misura di intervento internazionale, in data 23 Luglio 2012, tramite il Consiglio Affari Esteri riunito a Bruxelles, di estendere le sanzioni alla Siria rafforzando in particolare l'embargo in vigore sulle armi fino a che non fosse terminata la guerra civile. Decisione che ha in seguito lasciato autonomia di scelta ad ogni Stato membro dell’UE a partire dal 28 Maggio 2013.
il conflitto tra israeliani e palestinesi, ovvero due popoli che vivono nei confini dello stesso territorio, Israele, possiede tutte le caratteristiche di una guerra civile;
- impegna il governo:
a interrompere ogni forma di vendita di armi e sistema d'arma allo Stato di Israele, per la durata di 5 anni a partire dall’approvazione della presente mozione. Periodo entro il quale, se non si verificheranno ulteriori operazioni militari e/o violazioni di diritti civili ad opera di Israele ai danni del popolo palestinese, verrà ripristinata la vendita dei suddetti armamenti allo Stato Israeliano. Nel caso di una o più future operazioni militari lanciate da Israele volte a colpire il popolo palestinese, l’embargo sulle armi sarà esteso per 5 anni a partire dalla data di termine dell’ultimo conflitto.
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