mercoledì 24 novembre 2004





Emozioni



Teatro Verdi,


ieri sera martedi 23 Novembre


qui a Firenze.






Mi erano sembrati tanti 40 euro per il palco n.25, terzo ordine. Ero stato lì lì per rinunciare. Un errore evitato. Intanto il palco 25, molto avanti ma non troppo ti permette di vedere il naso bozzoloso dell’avvocato di Asti e ti fa arrivare agli orecchi l'impasto dei suoni già ben amalgamato. Il Verdi è un teatro molto grande, 7 ordini di palchi; vederlo pieno di gente plaudente, a luci accese, al momento della richiesta del bis finale (concessi 2), vale almeno 15 dei 40 euro. E siamo a 25: un bello sconto.
Ma Paola si è divertita come non mai (e ha coivolto anche me) a guardare la faccia del chitarrista che apriva e chiudeva la bocca in sintonia con quella di Conte, come una maschera muta, mentre le mani le potevi a vedere solo al momento in cui smettevano di suonare – velocità ultrasonica – salvo il momento del pezzo lento assolo quando la chitarra cambiava voce, tenera profonda elegiaca suadente insinuante coinvolgente:Daniele dall’Omo.
Io ho seguito con gli occhi – ripeto ottima posizione per vedere palco e personaggi – i km fatti sul palco da una testa grande semibiancocapelluta che ha fatto un continuo giro di Walzer tra Sax-baritono (destra del palco, grande palco) fisarmonica (sinistra del palco), clarinetto (destra), bandoneon (sinistra) insiem anche a percussioni, nacchere tastiera: Massimo Pitzianti.
La voce degli strumenti, poterla distinguere, sentire quella specie di fisarmonica irlandese che fa il verso al violino, la batteria con le percussioni che ti accarezza l’orecchio con suoni duri frullati e resi morbidi in modo da fare una melodia.M’è piaciuta anche la voce di P.Conte, stasera sempre sui toni bassi, da “elegia” appunto, cavernosa da basso, non un po’ stridula come a volte. Lo stridore stasera è stato quello della ranocchia-nacchera masticata tra naso, baffi, bocca e mani. Se la leva dal taschino, minuta e docile, me la immagino come quella specie di lana d’acciaio per raschiare le pentole che sta sul lavandino della mia cucina.
E poi quel sassofono prima soprano poi tenore poi sostituito dal clarinetto, con assoli studiati, dolci, acuti profondi lievi elegiaci (cioè un po’ lenti e cullanti): Luca Velotti.
Jino Touche contrabbasso è un nerometiccio penso francese capelli a cespuglio intorcigliati faccia quasi invisibile e Lucio Caliendo, con oboe e fagotto, che poi perché fagotto grande strumento con lungo bocchino diritto. Così mi sembra di averli nominati tutti, come Paolo Conte quando, a turno, richiama il fascio di luce a illuminarne le facce. Che tempismo e che precisione nei movimenti di macchina delle luci colorate via via in modo diverso: nulla lasciato al caso, musica e matematica sono gemelle: lo diceva anche Galileo, ne sapeva qualcosa Dante.
Insomma quei sette intorno a Paolo il Conte han dato voce a settanta strumenti, davanti ai miei occhi sgranati e orecchi dilatati e ritti come un cane in caccia, come tutta quella grande magica bomboniera riempita da noi spettatori gaudenti.
E Paolo Conte che ha cantato più volte in piedi lontano dal piano affidato via via alle quattro mani di Pitzianti e Caliendo: tenerezza da “elegia” quando li insuffla da dietro col leggero alito dello spirito santo della pentecoste e poi li circonda con le braccia. Isomma bisognava esserci, peccato per voi che vi siete dovuti accontentare di questa mia pisciatina di parole.


I pezzi: Elegia – Sandwich Man – La Casa Cinese – Frisco – Chissà – Molto Lontano – Non Ridere – Il Regno Del Tango – Bamboolah – La Nostalgia Del Mocambo – Sonno Elefante – India – La Vecchia Giacca Nuova.


Un aggiornamento da Bologna

4 commenti:

  1. Ciao,

    anch'io ero al concerto di Firenze del 23: piano piano si sta scoprendo una sottocomunità di blogger contiani......

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  2. Ah, grazie per il rimando al mio post. Conte vale sempre tutti i soldi che uno può pagare. Io infatti ritorno a vederlo, a febbraio. (Gaia)

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  3. è vero, c'è una sottocomunità di blogger contiani, sto constatando la stessa cosa. credo che conte sia congeniale alle caratteristiche del blogger medio :-)

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  4. Una semplice ma doverosa correzione, avete dimenticato di nominare Claudia Chiara (altro plurimusicista) e soprattutto Daniele Di Gregorio: batterria percussioni marimba e pianoforte; è lui che suona insieme a Max!

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