mercoledì 14 dicembre 2005

A marcia indietro
Mi è capitato, a volte, un sogno ricorrente: sto guidando il mio vecchio furgone attrezzato a camper, vado a marcia indietro e non riesco a fermarmi. Finché la Compagnia Assicuratrice che presiede al subconscio mi libera da Morfeo e mi rimette in sicurezza sul letto. Sollievo.
  Può dipendere dal fatto che molti anni fa con un furgoncino  sono andato a marcia indietro contro una macchina posteggiata e ho fatto danni, con in  più il dispiacere e l’umiliazione di riconoscermi così improvvido, di fronte al cortese autista danneggiato che mi guardava come si guarda un mentecatto; infatti eravamo in campo aperto e c’era tutto lo spazio. Semplicemente non mi ero voltato indietro.
Per me andare a marcia indietro è sempre fatica; e non solo per l’incipiente artrosi cervicale. Preferisco la marcia in avanti, sempre, anche nella vita. Pare invece che altri la pensino diversamente. In questi tempi di caccia al darwinismo è d’obbligo andarsi a rileggere “L’origine delle specie” o quanto meno accarezzarne la copertina e magari dare un’occhiata all’introduzione. E’ così che sfogliando un vecchio libro stampato nel 1967, mi trovo a leggere:
Al gusto della borghesia benestante e bene educata l’idea degli antenati scimmieschi dell’uomo ripugnava profondamente. Ché l’uomo ha quasi sempre preferito considerarsi il discendente tralignato e immiserito di razze più perfette, anziché la progenie di una stirpe progressivamente raffinatasi. Fra  le scimmie e gli angeli come antenati, Disraeli dichiarò di preferire gli angeli; e questo era il pensiero comune. Non piccola parte dell’ostilità che l’evoluzionismo ha incontrato, e tuttora incontra, va addebitata a questo fattore sentimentale.
Charles Darwin, L’Origine delle specie, Torino 1967, pg. 34 dell’Introduzione di Giuseppe Montalenti.

Morale: la borghesia benestante e bene educata preferisce procedere a marcia indietro. Pensando che sia il miglior modo per andare avanti.  Come al tempo di Leopardi:
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive .
Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.

Ricordi la dedica iniziale della Ginestra? “E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce


 “Avanziamo vangando”  scrivevano gli alpini della prima guerra mondiale, per sfuggire alla censura, quando volevano far capire che stavano arretrando di fronte al nemico.

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