sabato 4 novembre 2006


Novembre'66

La Guerra Grande dell'Arno

di Francesco Niccolini

letto e interpretato da

Sandro Lombardi, Anna Meacci, Marco Paolini

Quartetto Toscano


Viste ieri sera al teatro Puccini le prove generali. Stasera, 4 Novembre 2006, spettacolo unico - per inviti - al teatro Verdi di Firenze.

L'entrata alla prova del Puccini me la sono guadagnata con una email di pronta risposta all'invito. Diritto a due posti agratis. Con me Lauro Seriacopi, occasione per un reincontro dopo un intervallo di alcuni anni. Lo spettacolo, un'ora e mezzo, mi ha coinvolto dal principio alla fine, perché è bello in se stesso e perché, già, io c'ero, a Firenze, il 4 novembre 1966: Via della Cernaia n.15. Zona Ponte Rosso, via Bolognese, dunque fuori dai flutti, anche da quelli del Mugnone (te lo ricordi Calandrino e l'elitropia del Decameron?), il quale Mugnone straripò il giorno dopo, ma a valle di Viale Milton e Via XX settembre. Ero arrivato a Firenze con Paola e Michele (di 1 anno) ai primi di ottobre, da Ponte a Poppi in Casentino. Lì la mia casa ha avuto l'alluvione, anche se non al primo piano).

C'eravamo trasferiti dal primo ottobre in coincidenza con l'inizio delle scuole: Paola scuola media dell'Antella, il Barba Istituto Professionale Peruzzi di via Lamarmora. A quei tempi noi freschi laureati avevamo tutti la possibilità di insegnare, mai di ruolo, eterni supplenti prima annuali poi triennali. Ma posto sicuro dato lo scarto tra laureati e posti effettivi disponibili. Il fatto che le cattedre fossero quasi tutte fuori ruolo ci dette la possibilità di ottenere con un solo botto , both, ambedue, il trasferimento a Firenze e, dico, per me Firenze centro: 10 minuti a piedi ogni giorno da via della Cernaia, attraverso Mugnone, via Bonifacio Lupi, Questura, via Lamarmora. A volte mi incrociavo con La Pira che mi salutava senza conoscermi, in quel tratto di via Lamarmora che ora porta il suo nome. A proposito di Lamarmora, quando sarò io al potere assoluto, toglierò via tutti i lamarmora cadorna diaz e via generalando per far posto, come qui all'Isolotto a magnolie rododendri mimose agrifogli aceri gaggie roseto o forse più pratico, come a new York 1,2,3,4,5,6,7.8 e via numerando. Comunque prima cosa - che si dovrebbe davvero fare - nei centri storici rimettere i nomi medioevali: via larga, borgo stretto, torcicoda, diavoli e madonne. Ma basta generali di quello schifo di grande guerra. Oggi sarebbe la festa di quella Vittoria. Understood?

Ritornando all'onda, quel 4 novembre Paola ed io eravamo passati da Viale Belfiore a Via della Cernaia, casa dei nonni babysitter Ada e Luigi. In viale Belfiore avevamo solo la camera in attesa che, col 31 dicembre, si liberasse l'appartamento di via della Cernaia contiguo a quello dei nonni. Là, alla sera, al momento di andare a letto, trovammo la via sbarrata dall'acqua che aveva allagato il sottopassaggio tra la fortezza e viale Belfiore. La settimana dopo l'alluvione siamo dunque stati stretti stretti cuore a cuore 4 adulti e un bambino in un miniappartamento con una sola camera più salotto. Un piano rialzato, quarto piano, senza ascensore e, come tutti, senz'acqua. Il compito quindi del giovane trentenne quello di portare secchi d'acqua dal cortile interno di villa Basileschi (a quei tempi c'era una clinica privata), lato Fortezza da Basso. Nei giorni seguenti una squadra di soccorso tedesca era al lavoro sul Mugnone lì accanto con un mini impianto di potabilizzazione (la chimica tedesca!).

Di quello che succedeva in Santa Croce, alla biblioteca Nazionale, all'ippodromo delle Cascine, abbiam saputo dopo come naturale per chi vive le cose in presa diretta..

Quando ebbi modo, giorni dopo, di trovare un paio di stivali di gomma, feci il giro del centro. L'impressione più forte fu la patina di nafta lasciata su tutto come una bava di lumacone moccioso. Perché, lo dice anche il testo di Francesco Niccolini, i depositi di gasolio degli impianti di riscaldamento, ai primi di Novembre, avevano tutti il pieno, per forza. Questo, dalle immagini dei vari documentari in bianco e nero, non si vede bene. Questa nafta me la sento ancora attaccata alla pelle, con un senso di freddo umido e di disgusto allergico.

Per finire.

Mi ricordo che la mattina del 3 novembre mi trovavo in S.Lorenzo mercato centrale; pioveva e l'acqua cominciava a far piccoli rivi, fuoruscendo dai tombini, correndo lungo le zanelle. Si avvicinava piano piano alle soglie dei negozi. Mi soffermai curioso a vedere il lavorio dei proprietari tutti impegnati a porre sacchetti di rena e oggetti vari lungo le soglie. Il giorno dopo furono tutto sott'acqua.  

"Oh, degli intenti umani antiveder bugiardo!"

Dedico la citazione all'incoscienza criminale di chi ha in mano, in questo momento, le sorti del pianeta e si comporta come ci siamo comportati tutti noi fiorentini nei primi giorni del novembre 1966.

Ci tengono caldi con i pannicelli dell'antiterrorismo e delle missioni di pace mentre il pianeta è alle prese con lo tsunami della sovrapopolazione, del riscaldamento generale, dell'inquinamento indotto, della fabbricazione folle di armi di distruzione di massa per una guerra preventiva permanente...ai propri incubi esistenziali, prima che agli effettivi interessi anche da un punto di vista egoistico.

Link su foto alluvione '66

Ma oggi qui a Firenze splende il sole e chi scrive vede, stando al caldo, fuori della finestra i colori dell'autunno che ci ha regalato l'ottobre più mite degli ultimi secoli. Buona giornata. In pace e senza Vittoria. 

2 commenti:

  1. Ho letto con una certa commozione questa parte della tua vita con Paola che non conoscevo. L'alluvione è un avvenimento che mi coinvolge sempre. Io abitavo in via de' Neri ma quei giorni non mi trovavo lì perché ero in clinica. Il negozio di mia nonna, la casa dove vivevo furono gravemente alluvionati .Quando venti giorni dopo l'alluvione entrai in Santa Croce piansi.Ornella

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  2. In via dei Neri fu davvero nera. E quell'umidità fredda che continuò a trasmettersi alle nostre ossa dalle ossa delle case...

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