Djerba (Tunisia)
Mercoledi 19 maggio - Giro dell'isola in pulmino con 7 italiani a bordo: 2 coppie giovani, Simone e Paola. Riad ci fa da guida: 35-40 anni, 2 anni di scienze politiche, 3 di scienze turistiche, italiano perfetto con inflessione siculo-romana. Non è mai stato in Italia, nativo di Djerba. Ci spiega la storia della comunità ebraica presente a Djerba da tempo immemorabile. Tre successive migrazioni: dopo la cacciata da Babilonia al tempo di Nabucodonosor, dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme al tempo dell'imperatore Tito, dopo la cacciata di arabi ed ebrei dall'Andalusia al tempo di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona. Visita all'antica sinagoga, piccola, bella, molto importante per tutti gli ebrei della diaspora che vengono a visitarla da tutto il mondo, Israele compresa. Una parete piena di ex voto. Riad ci spiega che si è ebrei per parte di madre: padre ebreo e madre non ebrea non fa ebreo. Non si sposano con i mussulmani. Problema di eugenetica per mille persone costrette a sposarsi tra di loro. Riad spera che le nuove generazioni si liberino dai vecchi vincoli, come fece il padre Abramo ai suoi tempi...Gli ebrei sono bravi orafi e imbattili commercianti. Riad significa "tranquillo, pacifico".
Passeggiando per il paese un signore ci saluta sorridendo; ci riconosce perché fa il cuoco all'hotel Karthago; ci indirizza verso il vicino mercqto del pesce ed abbiamo modo di vedere l'asta del pesce: 4 sogliole messe per lungo al migliore offerente: sono tutti paesani, pastori, ceramisti, tessitori: uno spettacolo. Ci salutano in italiano; uno di loro ci snocciola tutte le formazioni Milan, Juve degli ultimi cinquant'anni. Lo stesso attegiamento benevolo della gente che abbiamo trovato in Turchia, Marocco, Irlanda. Cose che ci fanno riflettere su questa storia del terrorismo indotto dai nostri signori della guerra: terrorismo allevato in batteria come un vaccino e distribuito in dosi adeguate a tempo e luogo ai quattro angoli della terra. L'incubatrice la chiamano "intelligence". A questa gente non possiamo perdonare il fatto di rovinarci la possibilita' di godimento che viene dalle spontanee reciproche relazioni umane, dove la diversità diventa gioia di scambio ed occasione di reciproco arricchimento.
Mentre scrivo questi appunti vedo sul televisore le immagini dei Palestinesi di Gaza macellati all'ingrosso dagli elicotteri e dalle mitragliere israeliane. Nel frattempo l'America si assolve dall'infamia delle torture condannando ad un anno di reclusione un caporale di batteria, reo confesso. Tragica commedia che nemmeno Shakespeare...Al ristorante del Bengodi ci facciamo la solita grande abbuffata, serviti e riveriti da giovani tunisini sorridenti scampati all'emigrazione forzata sulle coste settentrionali di questo mare mediterraneo.
Alla prossima.
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