Giovedi 20 maggio.
Pomeriggio in bicicletta con Simone. Andiamo verso l'interno seguendo le stradine asfaltate. Incontriamo cimiteri di campagna, senza croci né monumenti: una pietra bianca in grandi spazi vuoti. Troviamo poi fichi, mandorli, viti, olivi, pecore e capre. Errore strategico dimenticare la mappa dell'isola. Dopo 10 km entriamo in un abitato inondato da bancherelle e botteghe, pieno di gente: un mercato più grande del mercatone delle Cascine a Firenze il martedi mattina. Scopriamo cosi' Midoun, la seconda città di Djerba, dopo il capoluogo Houmt Souk ( villaggio-mercato). Imbocchiamo una strada verso Ovest, sole in faccia, ma, per ora senza vento. Ad un trivio domando dov'è il mare e seguo le indicazioni. Dopo tre quarti d'ora ci troviamo a El May, al centro dell'isola, il paese più lontano dal mare. Ci rivolgiamo a un tassista per andare sul sicuro e facciamo la domanda giusta: dov'è "la zone touristique". Ritornare a Midoun...Non vogliamo rifare la stessa strada e viene fuori una interminabile corsa verso Midoun diventato miraggio nel deserto. Andiamo verso est, vento contrario che via via aumenterà. Il cuoio del sellino contro la zona sacrale non fa armonia. Per fortuna che Djierba è piatta come un angolo di 180 gradi. Finalmente Midoun. Ritroviamo la strada diretta alla zona turistica, ma non facciamo in tempo a cantar vittoria ed emettere sospiri di sollievo: il vento ci prende in piena faccia ed aumenta proporzionalmente alla diminuzione della distanza. Inshallah arriviamo a baita. Quattro ore son passate, ma non ci è ancora passato il dolore all'osso sacro sacrificato. Salaam.
Continua.
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