domenica 30 gennaio 2005

 Matrimonio all'Isolottiana
di Silvia e Michele.
Presso le Baracche, 30 gennaio 2005, nel corso dell'Assemblea domenicale della Comunità.

Presentazione
fatta all'inizio della "cerimonia"

 Silvia e Michele non hanno bisogno di essere presentati. Siamo noi che ci presentiamo, noi che siamo testimoni di questo avvenimento, un regalo che Silvia e Michele ci hanno fatto.
Credo che siamo tutti consapevoli di rappresentare la società che ci sta intorno e che ha il compito di aiutare l’inizio della vita comune – e non solo l’inizio – . Quindi testimoni nel senso di persone coinvolte. Ogni cosa importante che capiterà a questi ragazzi ci vedrà interessati e partecipi e saremo contenti se potremo essere utili. E questa è la prima riflessione.
La seconda è relativa alla scelta del matrimonio. Silvia e Michele hanno vissuto finora insieme come molte coppie di giovani oggi e il loro modo di vita non cambierà gran che d’ora in poi. Però noi crediamo che il decidere di sposarsi introduca un elemento nuovo, quello dell’evidenziazione della fiducia nel futuro del loro rapporto sentito a questo punto come qualcosa che avrà la forza di durare.
Viene voglia di fare una terza riflessione. “Il matrimonio tomba dell’amore” si diceva e ci pare che non sia un detto passato di moda. In realtà innamoramento e amore sono un po’ antitetici. Il primo è subitaneo, ha la freschezza delle cose che nascono dall’impulso, dal sentimento immediato, dalla gioia di riconoscere l’esistenza di qualcuno e di qualcosa che sembra avere il potere di renderci felici. L’amore è un’altra cosa. E’ un piatto elaborato, ci vuole molto tempo per prepararlo, a momenti ci si sente affaticati e scontenti, a volte felici di tenere in mano tanti elementi che formano un insieme così complesso che tocca vari aspetti della nostra vita. In questa realtà c’è di tutto, principalmente ci siamo noi coi nostri pregi e coi nostri difetti ben in vista. Proprio noi come siamo e non quella proiezione romantica che l’innamoramento è capace di produrre.
Così ogni giorno si diventa un po’ più bravi, si scoprono sfumature e sapori nuovi, s’impara a riconoscere quello che è più genuino, a inventare gesti e parole più costruttivi, a fare un po’ più spazio a chi ci vive accanto, a pensare alla vita insieme come a un lungo intrattenimento, in cui non ci si deve necessariamente annoiare dietro le tante piccole cose che si ripresentano ogni giorno simili.
E’ possibile così preservarci uno spazio di divertimento, un punto di vista ironico e magari quasi bambinesco – quante coppie anziane si vedono oggi con la mano nella mano – attraverso cui far passare le emozioni e in definitiva il piacere di stare insieme.
Antonietta, Franca, Gioietta, Lucia, Paola.

A Silvia e Michele

Cari sposi oggi qui in festa,

Vi sappiam vegetariani;

e perciò noi animali

siam presenti agli sponsali.

 Han risposto al nostro appello
sia il maiale che il coniglio;
pure il bue e pur l’agnello
son venuti qui a consiglio.

 Là sul greto in passerella
Lasche e barbi coi germani
Ballan già la tarantella
Sotto il volo dei gabbiani.

E le nutrie tra gli sbuffi

Si divertono coi tuffi.

 Non ridete cari amici;
noi siam qui alla vostra festa
non per caso né follia,
ma per far questa richiesta:

via i polli in batteria

con le luci artificiali;

via i porcili in simmetria

coi maiali tutti uguali,

 via i vitelli chiusi in gabbia
a gonfiar come palloni
dentro un mondo sempre buio
al servizio dei ladroni

sì che pur la mangiatoia

si presenta come un boia;

mentre intorno mamma vacca

impazzisce dalla rabbia.

 

Cari umani siate umani:

se usate un po’ il cervello

finirete sto macello

che vi rende disumani;

 

ricordandovi che siete
della nostra stessa razza,
il messaggio ricevete
dalla vostra Mucca Pazza.

 letta da Stigli


«Utopia? No: domani»
Sarà della partita anche l'ottantatreenne Nobel per la Letteratura del 1998, il portoghese José Saramago, che attribuisce all'evento un'importanza straordinaria: «La gravità della situazione nel mondo esige questo Forum Sociale, che ha avuto sinora un ruolo importantissimo nella coscienza universale della gente».
«È necessario adesso passare ad un nuovo stadio che implichi lungo tutto l'anno proposte e obiettivi consensuali. Che il Forum diventi uno strumento per l'azione. Se potessi, cancellerei la parola utopia dai dizionari. La sostituirei con una parola che già esiste: domani. È per il domani tutto il lavoro che si fa oggi. Il domani è l'unica utopia».

giovedì 27 gennaio 2005

Alla memoria dei soldati russi che liberarono Aushwitz il 27 gennaio 1945.

Alla memoria di Alberto Ducci e Piero Scaffei, triangoli rossi di Mauthausen dall’8 marzo 44 al 5 maggio 45, che per anni  hanno accompagnato i nostri studenti alla visita dei Lager di Mauthausen, Ebensee, Gusen: nessuno che li abbia sentiti raccontare la vergogna dei campi di sterminio nazisti potrà dimenticare la lezione di vita che scaturiva dal modo tutto loro di raccontare il male facendoti credere nella superiorità del bene.
 alberto ducci

 piero scaffei ricordato da Alberto Ducci

Mauthausen 2 febbraio 1945, ore 0,50

Era una chiara e fredda notte invernale, illuminata dalle stelle. La temperatura era di 8 gradi sotto lo zero e tutto attorno al campo di concentramento il terreno era coperto da 20 a 30’ centimetri di neve.

 ...La caccia alla lepre di Muhlviertel

Continua qui

 

mercoledì 26 gennaio 2005


Comunista ieri, terrorista oggi?

Ms. Verdoux: leggilo qui.


Gli internati avevano il nome proprio (= numero) tatuato sul braccio e il cognome attaccato al vestito; un triangolo di stoffa rosso (politici), verde (delinquenti comuni), bordò (testimoni di Geova), nero (asociali), rosa (omosessuali), viola (zingari), azzurri (apolidi), due triangoli gialli formanti una stella a sei punte (ebrei).


 Il 27 gennaio i russi entrarono ad Auschwitz; purtroppo liberarono il campo, ma non la maggior parte degli internati che furono spinti a piedi, con marce forzate, verso ovest, fino a Mauthausen. Ma pochi arrivarono.

Mauthausen fu liberato dagli alleati il 5 maggio e quello fu veramente il giorno della liberazione per tutti.
Sono stato a Mauthausen almeno tre volte con gli studenti delle superiori, accompagnato volta a volta da Alberto Ducci, Mario Piccioli, Piero Scaffei, reduci del campo. Mario lo incontro ancora per le vie di Firenze. Gli altri due sono in cimitero. Qui voglio solo fare una considerazione. Tutti sanno e tutti parlano dei 6 milioni di ebrei sterminati nei campi; e  gli altri 6 milioni?  triangoli rossi, neri, bordò, viola,verdi, azzurri,rosa: russi, francesi, italiani, austriaci, tedeschi, spagnoli...?

Dachau, vicinissimo a Monaco, il primo campo in assoluto, la madre di tutti gli altri campi, fu "fondato" dai dissidenti tedeschi.

 Mauthausen, in Austria, vicino a Linz, lavorato a pietra (e che pietra!) e sangue fu costruito dagli  austriaci oppositori al regime e dagli spagnoli anarchici, comunisti, repubblicani catturati dai fascisti nella Francia occupata dai nazi. Scampati a Franco, ripresi da Hitler: che storia! Furono i primi a entrare nel campo e i loro numeri di matricola erano ovviamente bassi. Verso la fine del conflitto erano rimasti in pochissimi, ma i nazisti ne avevano una sorta di rispetto e timore: i numeri bassi erano esseri sovrumani, Nibelunghi redivivi.

Voglio infine fare la mia rimembranza al milione di tedeschi assassinati dai nazisti perché oppositori anche se non tutti passati per il camino. Il numero è approssimato, perché di molti non si è trovata più traccia: desaparecidos.

E a proposito dei russi: liberarono Auschwitz al prezzo di 20 (venti) milioni (milioni) di morti ammazzati.

Ma domani 27 gennaio è d'obbligo parlare solo degli ebrei.

E guai a nominare la Palestina.


Discorsi a pera, come questo:

E che dire dell'antisemitismo odierno che "rispunta quando la lotta d'Israele per la sua esistenza è considerata terrorismo di Stato" .

Il giorno della memoria: perché non il 5 maggio 1945?

Il primo campo, la madre di tutti i lager fu questo, ed  era destinato agli  oppositori antifascisti.

Dachau
Costituzione: 20 marzo 1933
Ubicazione: nelle vicinanze di Monaco

Il campo di concentramento di Dachau è stato il primo istituito «ufficialmente» dal regime nazista, poche settimane dopo la presa del potere in Germania. Il campo, derivato dalla ristrutturazione degli edifici e dei terreni di una fabbrica di munizioni in disuso, era progettato, inizialmente, per 5.000 deportati. Esso fu un "campo modello" nel quale furono sperimentate e messe a punto le più raffinate tecniche di annientamento fisico e psichico degli avversari politici, cioè degli oppositori del regime, ai quali in un primo tempo quel Lager era dedicato come luogo di «rieducazione politica».
I primi ospiti di Dachau furono funzionari e dirigenti del partito comunista. Poi vennero i socialdemocratici ed i cattolici. Ma quando uno dei prigionieri era anche ebreo il trattamento riservatogli era particolarmente avvilente e letale.
Sin dall'inizio esisteva nel campo una «Compagnia di punizione» alloggiata in una baracca separata dalle altre. In seguito le baracche divennero due perché la forza di questa formazione speciale era progressivamente aumentata.

In altre parole erano aumentate le sevizie, era diventato più duro il lavoro, insopportabile il regime di vita. I prigionieri venivano stroncati dalla fatica ma altri subirono l'inumana pena del bunker, dove molti languirono per mesi (se non soccombevano prima) incatenati, alimentati con pane ed acqua o costretti a stare in piedi, dentro cubicoli di cm. 60 x 60, senza luce né aria. Questo il trattamento, questo il sistema per eliminare dalla circolazione chi non era gradito al regime.
Nei primi tempi i prigionieri erano destinati alle opere di completamento delle installazioni del campo, in lavori stradali e di sistemazione del territorio intorno al campo. Poi essi furono distaccati presso varie imprese appaltatrici delle forniture di materiali per impiego bellico, che si erano nel frattempo installate nella zona.
A Dachau i nazisti affidarono la gestione interna del campo agli stessi deportati. Trattandosi di un campo a prevalente presenza di prigionieri politici, fu facile per loro trovare un comune linguaggio - quello dell'antifascismo - fra uomini che, man mano che l'invasione nazista si espandeva a macchia d'olio sull'Europa, venivano rastrellati nei loro paesi ed avviati a Dachau. In breve tempo Dachau fu una vera Babilonia: tedeschi, austriaci, russi, polacchi, francesi, italiani, cecoslovacchi, ungheresi vissero insieme, dividendosi la fatica, le umiliazioni, la violenza degli aguzzini. Un comitato antinazista clandestino consentì la convivenza di tutti, all'insegna della solidarietà.
Dachau
ospitò anche numerosi sacerdoti che vennero rinchiusi nei cosiddetti «blocchi dei preti». Ma fu anche sede di infami esperimenti pseudo-scientifici, i soliti esperimenti che avrebbero dovuto far conoscere i modi per salvare la vita ai combattenti del Terzo Reich, ma che costarono la vita a centinaia dei suoi oppositori.
Progettato originariamente ed attrezzato per ospitare al massimo 5.000 detenuti, ad onta di successive estensioni e ramificazioni in innumerevoli sottocampi, il Lager fu sovraffollato al limite tale che tre persone dovevano dormire nello stesso letto, servirsi degli stessi impianti igienici, dividere il poco e pessimo cibo. A Dachau furono registrati a turno circa 200.000 deportati (di cui oltre 10.000 italiani), ma in effetti essi furono molti, molti di più. Il 29 aprile 1945 gli americani che liberarono il campo contarono 31.432 persone, più altre 36.246 presenti nei sottocampi e distaccamenti. Questi erano i superstiti rimasti sul luogo, ma non si conosce il numero di quelli che, poco prima dell'arrivo degli alleati, furono smistati con marce forzate verso Mauthausen e Buchenwald. Non è ancora stato possibile stabilire esattamente il numero dei morti di questo campo cui si attribuisce il triste primato di durata e di insopportabilità del regime di detenzione. L'anagrafe del campo ha registrato circa 45.000 decessi, ma questa è sicuramente una cifra irrisoria di fronte alla tragica realtà di Dachau.
 

martedì 25 gennaio 2005

Clementina Forleo
Gup gup

"Guerriglia non è terrorismo"

 gup di Milano Clementina Forleo


La memoria della Resistenza e quella del lavoro sono da tempo al centro di pesanti attacchi da parte di molti che vogliono cancellare, distorcere, falsificare la storia del nostro paese e della sua democrazia. Abbiamo davanti a noi una stagione importante perché questa nostra storia, i suoi passaggi difficili, i suoi protagonisti, siano ricordati e celebrati degnamente.

Guglielmo Epifani - Segretario Generale CGIL.
Carlo Ghezzi - Presidente Fondazione Di Vittorio.
Roma 9 gennaio 2005

Stigli   Puntini sulle i     

...La polemica che si è abbattuta su Clementina Forleo non è che una conferma della sua lucidità, oltre che del suo coraggio civile e morale. Su un punto, in particolare, la sentenza merita un commento positivo. Gli imputati sono stati assolti non solo per una serie di ragioni fattuali, ma anche per una precisa scelta interpretativa delle norme internazionali. Nella sentenza si sostiene anzitutto che è necessario tenere distinta la guerriglia armata dal terrorismo. E in secondo luogo si sostiene che, nel giudicare penalmente un atto di reazione violenta contro una forza occupante, quell'atto deve essere valutato nel contesto dell'uso generale di «strumenti ad altissima potenzalità offensiva».
Continua qui

lunedì 24 gennaio 2005

Il Vaticano brucerà
(per autocombustione)

"Le libertà civili finiscono
quando le regole religiose
si mescolano con le leggi dello Stato"
Teorema Zapatero

Fra qualche mese si terranno i 4 referendum per modificare la legge sulla procreazione assistita. La Chiesa, su proposta del card. Ruini approvata dalla Conferenza Episcopale, si è dichiarata contraria alla modifica della legge n. 40, dopo averla  osteggiata nella fase dell'approvazione parlamentare. A tale scopo, il card. Ruini ha invitato gli italiani a NON VOTARE, in modo da far mancare il quorum e invalidare così la consultazione. Il Presidente del Consiglio, per evitare spaccature nella maggioranza (il SUO Ministro per le pari opportunità nonchè i settori laici della CDL si sono già dichiarati favorevoli al referendum) ha preannunciato la linea della LIBERTA' DI COSCIENZA. Ma quale libertà di scelta avranno le singole persone se viene confermata una legge che la vieta? La questione non è da poco e investe il principio stesso della separazione dei poteri fra Stato e Chiesa, sanciti formalmente nei Patti Lateranensi.
LiberaUscita è direttamente coinvolta nella vicenda: se dovessero passare le indicazioni della Chiesa circa il modo di risolvere i problemi connessi alla bioetica in generale ne andrebbe di mezzo la laicità dello Stato e la stessa possibilità di far approvare le leggi sul testamento biologico e l'eutanasia.
Si allega sull'argomento un estratto dell'articolo di Eugenio Scalfari "Quei vescovi che violano i patti", apparso su La Repubblica di ieri 23 gennaio.
Cordiali saluti
Giampietro Sestini


QUEI VESCOVI CHE VIOLANO I PATTI
di Eugenio Scalfari – (Estratto da “La Repubblica” del 23 gennaio 2005)

“Il Card. Ruini parte da un’affermazione: la legge 40 non soddisfa appieno le esigenze della Chiesa in materia di fecondazione medicalmente assistita; è troppo permissiva per i gusti della gerarchia ecclesiastica. Tuttavia disegna un impianto accettabile che, allo stato dei fatti, è il massimo che si possa raggiungere. Ne consegue che ogni modifica di quella legge non può che peggiorarne la qualità dal punto di vista della Chiesa. Perciò essa non va emendata. Bisogna invece mobilitare le coscienze affinché il referendum abrogativo fallisca. La Chiesa farà di tutto perché ciò avvenga e si riserva di decidere, in prossimità della consultazione, quale sia la via migliore da seguire: se votare “no” oppure disertare dal voto e impedire così il raggiungimento del “quorum” necessario per la validità del referendum.

Eminentissimo cardinale, mi auguro che lei e i suoi confratelli non vi siate resi conto d’esservi inoltrati su un terreno all’ingresso del quale è scritto a caratteri cubitali che a voi, proprio a voi, è precluso l’ingresso.
Voi potete dire e ridire fino alla noia che l’embrione è una persona, così come i vostri confratelli di quattrocento anni fa sostenevano che il sole gira intorno alla Terra e misero in catene il grande scienziato che sosteneva il contrario.
Ciò che invece non potete assolutamente fare è di prescrivere agli elettori quale sia il modo più efficace per impedire l’abrogazione (parziale) d’una legge attraverso il legittimo esercizio del voto popolare.
Qualche dubbio deve averlo avuto anche lei, caro Ruini, quando a conclusione del suo testo ha scritto: ”Siamo consapevoli delle difficoltà che ci attendono e delle critiche cui potremo essere sottoposti. E’ però doveroso per noi esprimerci con sincerità e chiarezza e siamo sostenuti dalla coscienza di adempiere alla nostra missione”.
Lei sarà pur convinto di adempiere alla sua missione prescrivendo agli elettori se debbano votare o no. Ma sta di fatto che con il documento letto a Bari il 17 gennaio lei, presidente della CEI, ha violato gli articoli 1 e 2 del Concordato Lateranense.
Se avessimo un Presidente del Consiglio di normale sensibilità per le prerogative e la dignità dello Stato, lei avrebbe già ricevuto una nota di protesta dall’ambasciatore italiano presso la Santa Sede. “

Aggiornamento del 28.1.05
Il potere perduto dei vescovi nella Spagna sempre più laica
Fra i monsignori e il socialista siamo a un passo dalla
crisi diplomatica, e i tg della sera aprono sul maltempo.
Primo titolo: l'incontestabile evidenza che fa freddo.
Secondo titolo: immagini da Auschwitz, nessun commento sul
fatto che Zapatero in Polonia non c'è, è in Cile. Neanche
sul fatto che per la seconda volta dalla morte di Franco il
governo ha convocato il nunzio apostolico. È stato un
sottosegretario a lamentarsi con lui delle interferenze del
papa nella politica spagnola. Niente sul fatto che Navarro
Valls, portavoce del santo padre, qui celebrità locale, ha
risposto a Zapatero di andarsi a rileggere meglio le parole
di Wojtyla.
[Concita De Gregorio - La Repubblica - 28.01.2005]
 

 

Rosso antico di Toscana

Male batte bene 1-0. A prendere per buone le fissazioni di
Silvio Berlusconi, un fumettone dove lui è il buono e gli
altri i cattivi, sarebbe questo il risultato della partita
persa ieri dal Milan a Livorno. Assurdo? Sicuro. Ma nessuno
ha mai caricato un'avventura calcistica di tanti significati
extrasportivi. E nessuno ne ha mai avuto in cambio, oltre a
un corredo di tifosi-elettori, tanta ostilità politica e
personale travasata sui campi da gioco. Prima fra tutti,
l'ostilità degli ultras livornesi. Che non a caso si son
fatti la fama di essere i rossi più rossi di tutti i rossi.
Non è che le Brigate ce l'abbian solo con la squadra del
Cavaliere.
[Gian Antonio Stella - E la Brigata Lenin affonda il Milan - Corriere della Sera]

domenica 23 gennaio 2005


Simone Cola

ARRIVATA IN ITALIA LA SALMA DI SIMONE COLA, OMAGGIO DI CIAMPI
Il feretro accolto dal presidente della Repubblica. Le carezze della vedova alla bara. Il ministro Martino: non mi sono mai opposto all'invio di elicotteri Mangusta. (Ansa)

Ho finito di ascoltare l'Inno di Mameli dal bellissimo blog di Beppe Caravita che mette insieme l'inno con la bandiera della pace. In tutte le cerimonie ufficiali questo inno si trova sempre e solo unito al tricolore.
Ringrazio Beppe per questo sforzo di sincretismo, che mette insieme la volontà di pace e la solidarietà a chi si è sottoposto alla guerra. La mia barbabianca ne ha viste tante, ne ha studiate altrettante e sinceramente non ce la fa ad unire i due opposti. LA PACE dei cortei, la guerra delle Istituzioni, contro la madre delle nostre leggi: la Costituzione. In effetti di fronte ai "caduti" la mia bandiera arcobaleno si stinge, quasi con vergogna, mentre il tricolore si ravviva come un ferito dopo una trasfusione di sangue, e sembra dire,quasi con orgoglio: un eroe è morto oggi per me.
Così la parola resta in gola se mi trovo dinanzi alla "vedova", ai figli, alla famiglia. E allora  ho riletto la mia lettera inviata due anni fa alle famiglie di 16 soldati americani "caduti" in Iraq. L'ho riletta, me la sono ritradotta e questa dedico a coloro che passano da queste parti, con una grande commozione per Simone prima di tutto e per chi lo aspettava a casa vivo e lo può solo accarezzare attraverso il legno ricoperto dal tricolore. Why?

Cari amici, sono un italiano che ha visto, da piccolo, soldati americani, inglesi, indiani,

neozelandesi combattere in queste zone d’Italia insieme ai partigiani italiani per metter fine

alla guerra che durava da 4 anni in tutta Europa. Ogni volta che vado da Firenze a Siena ho modo

di vedere lungo l’antica via Cassia un grande prato  pieno di croci bianche che coprono i poveri

resti di giovani americani, inglesi, indiani. Lo stesso mi capita quando vado da Firenze a

Pontassieve, in direzione di Arezzo verso il Casentino, mia terra nativa.

Io ho visto con i miei occhi prigionieri neozelandesi e sudafricani marciare due per due dalla

stazioncina di Ponte a Poppi, in Casentino, provincia di Arezzo, verso il colle dei Cappuccini,

dietro l’antico castello dei conti Guidi che ospitò Dante Alighieri, “bandito” da Firenze; Sono

stato presente al recupero, al soccorso ed assistenza data a tre piloti inglesi, abbattuti

dall’artiglieria  germanica sopra i boschi che circondano l’antico monastero di Camaldoli, aiuto

dato da dei miei zii contadini…Ho visto un mio zio denunziato alla polizia da italiani alleati

col regime fascista e consegnato ai soldati tedeschi come traditore. Oggi 16 vostri figli

ritorneranno, morti, a casa. Non vi saranno croci bianche in Iraq.

Qualcosa su la guerra all’Iraq. 

Voi sapete come qui in Europa ci siamo molto impegnati per dissuadere il vostro governo dal

mandare i vostri ragazzi in guerra. Milioni di persone si sono riversate sulle strade di Londra,

Parigi, Roma, Berlino, Atene, Amsterdam e così via. Firenze, a tutt’oggi, è piena di bandiere

arcobaleno; anche da una mia finestra ne sventola una.

Ci sono 3000 soldati italiani in Iraq, mandati contro la nostra volontà, in violazione

dell’undicesimo emendamento della nostra Costituzione. Ci sono anche 14.000 soldati europei.

Molte persone oggi sono convinte che l’invio di vostri figli in Iraq era stato deciso anni avanti

da un ristretto gruppo di miliardari, i quali, appena ebbero preso il potere con il vostro

attuale Presidente, si diedero da fare per trovare il casus belli, come per la guerra del

Vietnam, quando delle navi americane spararono contro altre navi americane in modo che i mass

media potessero parlare di un attacco della marina vietnamita contro i vostri marines.

Sapete che vi sono milioni di persone nel mondo che pensano che l’attacco alle due torri ha avuto

gli stessi ispiratori e mandanti?

In effetti è sicuro che, senza l’emozione e paura suscitate da quell’11 settembre, mai e poi mai

Bush, Wolfowitz, Cheney, Rumsfeld…sarebbero riusciti a convincere il popolo americano, a

cominciare da Powell, sulla necessità della guerra. Probabilmente avevano calcolato che anche

l’ONU si sarebbe piegata così come il resto del mondo.

Questa guerra è un inganno e una trappola; dentro questa trappola ci sono ora i vostri figli e anche i nostri

carabinieri. Nessuno conosce la via d’uscita…

Bene, è il momento di cominciare a reagire. Voi sapete meglio di me che cosa fare. Ricordatevi,

tuttavia, che qualsiasi cosa voi facciate per por fine alla guerra contro l’Iraq, voi avrete al vostro fianco la

seconda superpotenza mondiale, cioè la pubblica opinione, come l’ha chiamata il New York Times.

Voi potreste, per esempio, invitare Runsfeld, cheney, Wolfowitz, Condoleva…a stabilirsi

permanentemente in Bagdad, Bassora e Mossul, insieme ai vostri ragazzi; potreste mandare

giornalisti e TV di vostra fiducia, potreste chiedere l’inpeachment di Bush come mentitore, assai più di Nixon

nell’altra occasione.

Voi potreste operare in modo da obbligare il vostro governo a smettere di finanziare, armare e

usare Israele come eterna sorgente di violenza e destabilizzazione in quell’area cruciale, lasciando

all’ONU il compito di far pace.

L’alternativa è l’uccisione di altri vostri figli, il coinvolgimento dei nostri, l’investimento

di altri miliardi di dollari, come certamente avverrà dopo le prossime uccisioni e così via via

secondo l’escalation progettata da Wolfowitz e compagni.

Effettivamente per macinare i duri grani della guerra essi hanno bisogno di mole giganti, armi

intelligenti, bombe perfette, robot e alieni…Non solo: per salvare l’economia mondiale che ci

permette di comprare scarpe da ginnastica con due lire, essi hanno bisogno di finanziare

l’apparato militar-industriale. Ma i mulini che provvedono a questo apparato sono mossi non

dall’acqua: come Drakula, essi bevono sangue. Siamo come dentro il Maelstrom di Edgar allan Poe.

Bisogna non farsi risucchiare dalla risacca: basta complotti, uccisioni, sporchi trucchi.

Aggrappiamoci al parapetto della solidarietà umana. Quindi, afferrate il coraggio a due mani, non

abbiate paura del buio, accendete una candela e un gran fuoco ne seguirà. Hallo, coraggio.

Questo messaggio, chiuso nella bottiglia di un blog, io getto nel grande oceano del WWW. Su,

alzatevi in piedi.

L'originale lo trovi qui

 Lettera alla moglie di Simone Cola

Cara Alessandra, non so da dove mi venga il coraggio di scriverti, per dirti le cose che sento di dover condividere con te. Vedi, oggi il sacerdote che ha pronunciato l'omelia al funerale del tuo Simone (credo che fosse l'Ordinario Militare) ha detto che Simone era un "costruttore di pace".
Io faccio parte di un'associazione che si chiama "Beati i costruttori di pace" e che ha fatto tutto il possibile per evitare che questa guerra si facesse, insieme a gran parte della popolazione di questo nostro paese.

Perché, cara Alessandra, per me è impossibile chiamare il compito che svolgeva il tuo Simone in Iraq "costruzione di pace".
Continua qui

giovedì 20 gennaio 2005

 L'Italia l'è malada

 In un libro che uscirà a giorni, intitolato ottocentescamente,
L'Italia l'è malada, Giorgio Bocca interviene nella
controversia. E si mostra, come sempre, tagliente e lucido.
Sì, egli sostiene, il regime c'è. "Non è il fascismo ma gli
somiglia". Come i suoi analoghi il regime italiano enuncia
programmi faraonici. Produce cortigiani, marionette,
maggiordomi, yesmen, canonici preposti al culto del
signore.
[Nello Ajello La Repubblica - ]

lunedì 17 gennaio 2005

Non ho simpatia per Bertinotti.

 Ma sono contento dell'esito delle primarie in Puglia.

Aggiornamento del 18.1.05

La sua spiegazione non è politica ma poetica: "Ho vissuto
accompagnandomi a quanti giacevano sotto la piramide
sociale. Non c'è cancello di fabbrica davanti a cui non
abbia passato un'alba, non c'è carcere, ospedale, comunità
terapeutica in Puglia che io non conosca". La clamorosa
vittoria di Nichi Vendola è la vittoria del radicalismo contro la
ragionevolezza, il riformismo, forse anche la nomenklatura.
Ed è la prima elezione diretta, sia pure parziale, vinta da
un omosessuale dichiarato.
[Aldo Cazzullo - Corriere della Sera]

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Hanno vinto la dolcezza, la generosità e la fantasia che
sono il contrario della parola comunismo. "Sono un delirio
di emozioni", dice di sé Vendola che, nato nel 1958 Nicola
fu ribattezzato Nikita da papà Francesco, in onore di
Kruscev e della destalinizzazione. Ancora oggi Nichi è la
contraddizione vivente dell'estremismo. Milita in
Rifondazione, tentato dai vecchi slogan ammuffiti del
comunismo che la storia ha ridotto a deserti
dell'intelligenza. Ma è anche vero che la sua gentilezza
disarmata fa più male all'estremismo di un'intera squadra
di manganellatori:
"Anche nella radicalità del contrasto io
non appartengo alla sinistra del treppiedi".
[Francesco Merlo - La Repubblica]

domenica 16 gennaio 2005

  Stigli e il Fisico sulle Dolomiti, giovedi 13 gennaio 2005: Corvara, Arabba, Canazei, Alba,  Ciampac, Buffaure e Pozza di Fassa, ri-Ciampac, Canazei, Campitello, Col Rodella, Pordoi, Selva, Colfosco, Corvara.

Lunedi 13 gennaio una grande giornata di sci con Simone, Giuseppe, Massimo, Mario,Gianni, Oreno, Giancarlo e Francesco: in pulman da Corvara al Falzarego, con gli sci a Col Gallina e le 5 Torri, salita al Lagazuoi, discesa dell'Armentarola, sosta al rifugio Scotoni, traino con i cavalli, Pralongià. Cherz, Boè, albergo. La giornata più bella delle 7: poca gente sulle piste, sole risplendente sulla neve, soddisfazione di rifare una classica, quella che noi chiamiamo l'Armentarola.
Una visione: Una sciatrice di mezza età completamente cieca con un compagno alla guida che è discesa dal Lagazuoi fino al rifugio che viene dopo lo Scotoni.  Incredibile ma vero.
Un ricordo: quello di sempre quando faccio il Lagazuoi.

venerdì 7 gennaio 2005

Regalo della Befana

Giovedi 6 gennaio su RAI Tre, ore 21.

 1) PROMESSE (PROMISES)
regia: B. Z. Goldberg, Justine Shapiro, Carlos Bolado - USA/Palestina/Israele 2001, 100'
Come vivono i bambini palestinesi e quelli israeliani in una Gerusalemme carica di tensioni e divisa tra due comunità? Com'è il loro rapporto con "gli altri" e cosa li accomuna? Promesse ritrae il quotidiano di sette bambini e documenta il modo in cui il conflitto influenza la loro vita. Osservatori partecipi, i registi scoprono le vie di trasmissione di vecchi rancori, ma sono anche testimoni di inaspettate aperture, a volte persino di illuminazioni sbalorditive, con cui i ragazzi analizzano la propria condizione.
Grazie, RAi Tre.

http://www.promisesproject.org/
http://www.cinemah.com/reporter/news/news20020918/

 C'è Tsunami e tsunami

Spencer: Sweatshop ( sudore-azienda cioè azienda che sfrutta manodopera, Babylon) 
di Babbo Natale

   "E' la settimana prima di Natale, e gli aiutanti di Babbo Natale
     sono sempre in movimento. In realtà, hanno dimostrato il loro
     scontento scioperando, distruggendo i loro stabilimenti e non
     presentandosi a lavoro.  [...]  Come la maggioranza degli adulti
     sa, Babbo Natale ha delocalizzato la produzione dalla Lapponia
     alla Cina, in particolare nelle fabbriche-tugurio della
     provincia di Guandong, vicino a Hong Kong
. L'arida piana tra
     Shenzen e Dongguan produce il 70% dei giochi del mondo, assembla
     le Playstation, cuce le scarpe e crea una miriade di altri
     regali di Natale."

http://www.zmag.org/Italy/spencer-santassweetshops.htm

giovedì 6 gennaio 2005

 
LA FEDE DEI LAICI
estratto da La Repubblica del 2 gennaio 2005

 L’articolo in oggetto chiude il dibattito sul laicismo aperto da Eugenio Scalfari su “La Repubblica” del 7 novembre 2004 con il suo fondo “Perché non possiamo non dirci laici”.

Al dibattito hanno partecipato: Stefano Rodotà (La Repubblica del 9 novembre 2004), Pietro Scoppola (10 novembre), Andrea Manzella (15 novembre), Mario Pirani (16 novembre), Ralf Dahrendorf (18 novembre), Arrigo Levi (23 novembre), Andrea Riccardi (29 novembre), Jean Daniel (3 dicembre), Giuliano Amato (9 dicembre), Giancarlo Cesana (28 dicembre) e Predrag Matvejevic (29 dicembre).

Nel suo articolo conclusivo Eugenio Scalfari di sofferma in particolare sul tema del nichilismo, da cui nasce la “crisi della modernità”. Il nichilismo è la negazione di ogni verità assoluta e pertanto non va confuso – come talvolta si legge - con il relativismo, che tende a raggiungere la verità assoluta attraverso il graduale processo cognitivo della scienza. La verità assoluta è invece un dogma per i credenti: tutte le grandi religioni monoteiste hanno le proprie verità assolute, scritte nei libri sacri e nelle parole dei fondatori e dei profeti.

Altrettanto dicasi per i concetti di laicità e laicismo: la laicità appartiene sia ai credenti che ai non credenti e distingue tutti coloro che aderiscono e praticano la distinzione tra spirito religioso e attività politica, il laicismo è la “fede civile” dei non credenti che contiene ma non si esaurisce nella laicità. 

Sul piano della morale e del diritto naturale, i credenti si ispirano alle verità "assolute" (comandamenti) della loro fede, i laici non credenti a concetti “relativi”, variabili cioè secondo i luoghi, le epoche, le conoscenze raggiunte, i costumi e sopratutto la propria coscienza individuale.

Conclude così Scalfari:

“L’incontro sulla morale è certamente il terreno fertile per un dialogo del genere, ma presuppone una religione che non continui a porsi come la sola depositaria d’una verità assoluta. Il relativismo non è nichilismo, al contrario. Il relativismo comporta un impegno continuo e responsabile sulle verità morali di volta in volta valide nell’epoca e nel luogo. Verità assolute nel luogo e nell’epoca, ma variabili secondo i mutamenti d’epoca e di luogo. Nulla di meno di questo ma anche nulla di più.”

 Cordiali saluti
Giampietro Sestini

Nota di Barbabianca: Condivido ovviamente il punto di vista laico, accetto di essere un relativista, ma non posso accettare che il termine credente rimanga appannaggio dei dogmatici. Credenti siamo di qua e di là dallo spiovente ideologico. Scalfari usa il termine credente unicamente nel senso "credente nelle verità assolute scritte nei libri sacri e nelle parole dei fondatori e dei profeti".  E tutti, dico tutti, usiamo questo registro scalfariano.
Butto là una proposta: credenti dogmatici gli attuali credenti, credenti laici, gli attuali non credenti.

Vediamo come verrebbe il discorso di Scalfari:

a -La verità assoluta è invece un dogma per i credenti dogmatici.

b - Altrettanto dicasi per i concetti di laicità e laicismo: la laicità appartiene sia ai credenti dogmatici  che ai credenti laici e distingue tutti coloro che aderiscono e praticano la distinzione tra spirito religioso e attività politica, il laicismo è la “fede civile” dei credenti laici che contiene ma non si esaurisce nella laicità. 

In a - e in b - la nuova dizione crea due tautologie (come uno che si urina addosso, per spiegarsi).

Un'altra versione potrebbe essere: credenti religiosi e credenti civili.

Altre indicazioni?

Nel frattempo riflettiamo su quanto dice Philip Dick: chi si appropria di un vocabolo diviene padrone di coloro che sono obbligati ad usarlo.
Sembra uno scherzo.

Se la  vita è bella (e lo è), 


 la morte può essere meno brutta.


VOGLIO UCCIDERE IL DOLORE – Intervista ad Umberto Veronesi –


Nella sua intervista, pubblicata sul settimanale L’Espresso n. 52 del 6 gennaio 2005, il prof. Umberto Veronesi, socio onorario di LiberaUscita, così si pronuncia sulla decisione dei deputati francesi a favore di una proposta di legge che permette al malato terminale di rifiutare l’accanimento terapeutico:


<Mi sembra un progetto di legge che reintegra il malato nei suoi diritti di decidere come vuole vivere e come vuole morire. Cioè applica il principio della autodeterminazione, un diritto che in molte culture, compresa la nostra, rimane – come diceva Indro Montanelli – monco. Diceva: “Non capisco come sia legittimo per un uomo pianificare e decidere della propria vita, ma non sia altrettanto legittimo decidere della propria morte”.


Per coerenza, un diritto va applicato sempre e integralmente. Da laico, anch’io sono convinto che l’autodeterminazione dell’individuo sia un valore intangibile, e per questa ragione non condanno nemmeno il suicidio....


.....Se, giustamente, per il principio di autodeterminazione il suicidio non è un reato, mi chiedo perché una persona in condizione di sofferenza indicibile, che chieda dolorosamente, insistentemente di poter terminare la sua vita, non debba essere esaudito. Credo che questa patente incoerenza non possa più sussistere.


Ho visto con emozione quel bellissimo film che è “il mare dentro” del regista spagnolo Alejandro Amenabar. Ramon, il protagonista, è costretto a letto da 30 anni dopo un tuffo in mare che l’ha completamente paralizzato. Da allora il suo unico desiderio è quello di mettere fine alla sua vita in maniera dignitosa. E’ la sua scelta, e come tale va rispettata.>


 Grazie professore, per la chiarezza e la coerenza.


A tutti auguri di buon anno.


Giampietro Sestini ( Segretario di Libera Uscita)