Matrimonio all'Isolottiana
di Silvia e Michele.
Presso le Baracche, 30 gennaio 2005, nel corso dell'Assemblea domenicale della Comunità.
Presentazione
fatta all'inizio della "cerimonia"
Silvia e Michele non hanno bisogno di essere presentati. Siamo noi che ci presentiamo, noi che siamo testimoni di questo avvenimento, un regalo che Silvia e Michele ci hanno fatto.
Credo che siamo tutti consapevoli di rappresentare la società che ci sta intorno e che ha il compito di aiutare l’inizio della vita comune – e non solo l’inizio – . Quindi testimoni nel senso di persone coinvolte. Ogni cosa importante che capiterà a questi ragazzi ci vedrà interessati e partecipi e saremo contenti se potremo essere utili. E questa è la prima riflessione.
La seconda è relativa alla scelta del matrimonio. Silvia e Michele hanno vissuto finora insieme come molte coppie di giovani oggi e il loro modo di vita non cambierà gran che d’ora in poi. Però noi crediamo che il decidere di sposarsi introduca un elemento nuovo, quello dell’evidenziazione della fiducia nel futuro del loro rapporto sentito a questo punto come qualcosa che avrà la forza di durare.
Viene voglia di fare una terza riflessione. “Il matrimonio tomba dell’amore” si diceva e ci pare che non sia un detto passato di moda. In realtà innamoramento e amore sono un po’ antitetici. Il primo è subitaneo, ha la freschezza delle cose che nascono dall’impulso, dal sentimento immediato, dalla gioia di riconoscere l’esistenza di qualcuno e di qualcosa che sembra avere il potere di renderci felici. L’amore è un’altra cosa. E’ un piatto elaborato, ci vuole molto tempo per prepararlo, a momenti ci si sente affaticati e scontenti, a volte felici di tenere in mano tanti elementi che formano un insieme così complesso che tocca vari aspetti della nostra vita. In questa realtà c’è di tutto, principalmente ci siamo noi coi nostri pregi e coi nostri difetti ben in vista. Proprio noi come siamo e non quella proiezione romantica che l’innamoramento è capace di produrre.
Così ogni giorno si diventa un po’ più bravi, si scoprono sfumature e sapori nuovi, s’impara a riconoscere quello che è più genuino, a inventare gesti e parole più costruttivi, a fare un po’ più spazio a chi ci vive accanto, a pensare alla vita insieme come a un lungo intrattenimento, in cui non ci si deve necessariamente annoiare dietro le tante piccole cose che si ripresentano ogni giorno simili.
E’ possibile così preservarci uno spazio di divertimento, un punto di vista ironico e magari quasi bambinesco – quante coppie anziane si vedono oggi con la mano nella mano – attraverso cui far passare le emozioni e in definitiva il piacere di stare insieme.
Antonietta, Franca, Gioietta, Lucia, Paola.
A Silvia e Michele
Cari sposi oggi qui in festa,
Vi sappiam vegetariani;
e perciò noi animali
siam presenti agli sponsali.
Han risposto al nostro appello
sia il maiale che il coniglio;
pure il bue e pur l’agnello
son venuti qui a consiglio.
Là sul greto in passerella
Lasche e barbi coi germani
Ballan già la tarantella
Sotto il volo dei gabbiani.
E le nutrie tra gli sbuffi
Si divertono coi tuffi.
Non ridete cari amici;
noi siam qui alla vostra festa
non per caso né follia,
ma per far questa richiesta:
via i polli in batteria
con le luci artificiali;
via i porcili in simmetria
coi maiali tutti uguali,
via i vitelli chiusi in gabbia
a gonfiar come palloni
dentro un mondo sempre buio
al servizio dei ladroni
sì che pur la mangiatoia
si presenta come un boia;
mentre intorno mamma vacca
impazzisce dalla rabbia.
Cari umani siate umani:
se usate un po’ il cervello
finirete sto macello
che vi rende disumani;
ricordandovi che siete
della nostra stessa razza,
il messaggio ricevete
dalla vostra Mucca Pazza.
letta da Stigli