da sx: Biagioni, Margara, Martini, Mazzi, Dadà.
Firenze crocevia di culture -
Il volume prodotto dalla Regione Toscana presenta una Firenze non raccontata nelle guide turistiche.
Firenze luogo d'incontro, di confronto, di scambio,
Firenze città cosmopolita, città dell'accoglienza, città degli stranieri, città per tutti i culti.
Firenze città del pensiero democratico e del protagonismo popolare.
Firenze città resistente, laboratorio di idee ed esperienze, città dei movimenti.
E' in volume importante prodotto dall'Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze, dalla Fondazione Michelucci, dalla Comunità dell'Isolotto.
Ero presente con la videocamera alla sua presentazione nella Sala degli affreschi del Palazzo Panciatichi in via Cavour 4 dov'è la sede del Consiglio regionale toscano. Questo il mio omaggio alla memoria:
http://www.youtube.com/watch?v=d4Wx2dXTqvM
Claudio Martini e Enzo Mazzi
http://www.youtube.com/watch?v=zPAtOeoFTes
Alessandro Margara, giudice che tanti poveracci ospiti della patrie galere toscane degli anni settanta-ottanta ricordano con affetto: prima parte dell'intervento.
http://www.youtube.com/watch?v=TH6SQy6bL88
Margara, seconda parte dell'intervento
http://www.youtube.com/watch?v=iEurcbj3UX4
Moreno Biagioni figura storica del Movimento di Quartiere e non solo (v. nota di aggiornamento, sotto).
http://www.youtube.com/watch?v=MAVX87_0QUs
Adriana Dadà, dell'Università di Firenze
Buona visione.
Nota:
Il 28 gennaio Moreno scrive a Enrico Rossi, candidato PD al governo della Regione Toscana):
Ho letto infatti su La Repubblica che sarebbe favorevole alla realizzazione di un Centro di Identificazione ed Espulsione in Toscana purché abbia regole nuove e rispetti i diritti. Ed ha aggiunto anche che i Centri dovrebbero essere in grado di offrire una regolarizzazione attraverso l’inserimento lavorativo [si tratta di frasi virgolettate].
Ebbene, verrebbe voglia di dire: ma in che mondo vive? Per caso, crede ancora alle favole?
Vi è infatti una vastissima documentazione (testimonianze, filmati, reportages giornalistici, documenti di giuristi etc.) su cosa sono e come funzionano i Centri di detenzione per immigrati irregolari (i CPT Centri di Permanenza Temporanea di un tempo, divenuti, con i recenti peggioramenti alla legge Bossi Fini, CIE Centri di Identificazione ed Espulsione -, nei quali la permanenza è sempre meno temporanea da un mese siamo ormai arrivati a 18 mesi come limite massimo di detenzione, si badi bene senza aver commesso alcun reato -). E vi è anche un’ampia relazione redatta da una Commissione istituita dal Governo Prodi durante la sua seconda breve esperienza, la Commissione De Mistura, composta da tecnici, esperti, esponenti del volontariato e dell’associazionismo, tutte persone sensate e ragionevoli, non certo pericolosi sovversivi. Ne veniva fuori un quadro dei CPT assai preoccupante (e da allora la situazione non ha fatto che peggiorare, in sintonia con i provvedimenti sempre più razzisti del Governo Berlusconi).
Recentemente, in un Convegno di giuristi tenuto significativamente a Lampedusa, Ferrajoli ha riepilogato, nell’introduzione, le aberrazioni degli attuali provvedimenti rivolti ai migranti, a partire dal reato di clandestinità e dai centri di detenzione.
Come si fa allora a considerare i Centri quali punti di passaggio per l’inserimento lavorativo ed a sostenere che siamo d’accordo a farli, i Centri, purché siano rispettati i diritti? Il primo diritto da rispettare sarebbe indubbiamente quello di non essere reclusi per una semplice irregolarità amministrativa (si tratta dell’anomalia giuridica che sta alla base dei Centri e che in effetti sancisce l’esistenza di un diritto separato per i migranti). Credere a Centri umanamente accettabili è come ritenere che si possa, in qualche modo, umanizzare la tortura.
Le chiedo quindi di documentarsi in modo adeguato e le fornisco, in sintesi, 3 buone ragioni affinché possa riflettere e ripensare tutta la questione:
i CIE rientrano appieno anzi ne sono un cardine – nelle politiche di esclusione, di respingimento, di chiusura degli attuali governanti, politiche che contribuiscono in modo determinante allo sviluppo nel Paese di un razzismo sempre più diffuso e radicato;
i CIE sono un’aberrazione giuridica (al di fuori della Costituzione, secondo molti giuristi);
i CIE sono incompatibili con l’ispirazione di fondo della legge regionale sull’immigrazione (quella legge avversata dal Governo che riconosce alcuni elementari diritti anche ai migranti irregolari).
Se la Toscana – istituzioni e società civile attiva uniti come nel passato – continuerà a dire di no ai CIE darà un segnale importante per l’intero Paese, un segnale che può fare da punto di riferimento per quanti sul territorio cercano di contrastare, con esperienze volte a tutelare i diritti, i provvedimenti governativi ed il clima razzista. Prima che si arrivi ad una deriva irreparabile (a cui siamo, del resto, molto vicini).
Spero sinceramente che non voglia mettersi sulla scia degli amministratori e purtroppo ne esistono anche fra quelli di centro-sinistra che si pongono nell’ottica degli interventi securitari (le ordinanze contro i lavavetri, i mendicanti, i giocolieri e simili), con l’intento di captare così maggiori consensi e non accorgendosi di dare soltanto basi più solide alle politiche del Governo.
Può anche darsi che nelle sue affermazioni si sia ispirato alla furbizia di Bertoldo, che non trovava mai l’albero di suo gradimento a cui avrebbero dovuto impiccarlo, e cioè che abbia voluto dire no al CIE ponendo una condizione impossibile (quella di un Centro in cui vengono rispettati i diritti).
Ebbene, Le dico comunque che non è tempo di furbizie ma di affermazioni chiare e nette, che diano il senso di un preciso impegno per una decisa inversione di rotta rispetto al degrado attuale.
La saluto cordialmente.
Moreno Biagioni
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