Martedi 26 luglio 2011. A passeggio nel parco delle foreste casentinesi. Quello che rimane di una postazione tedesca del 1944 lungo la Linea Gotica che qui, tra Camaldoli e Falterona aveva il suo epicentro.
Con Franco e Pinuccia abbiamo percorso l'anello delle postazioni antiaeree tedesche, partendo da Montanino, bivio per l'eremo, bivio per Asqua, "sentiero dei tedeschi", da poco contrassegnato con la ventina di postazioni antiaeree tedesche. L'abbiamo fatto tutto aggiungendo una deviazione al rifugio della Selletta che ha portato alla durata di 3 ore e un quarto del tracking. Il sentiero dei tedeschi per più di metà è una diagonale lunga ombrosa e pianeggiante sul versante ovest che guarda Pratovecchio. Per me è stata una emozione in più la vista documentata delle postazioni antiaeree tedesche degli anni 1943-44. Nella foto sono dentro una di quelle. Ma io ricordo i soldati, ricordo..già, l'ho già scritto anni addietro su questo blog e vado a riprenderne una parte:
Tutti gli uomini della vallata avevano lavorato due anni per costruire gallerie e scavare fossati lungo la Linea. Anche il mio babbo tra quelli. Mi ricordo un giorno che tornò a casa dopo una giornata di lavoro a scavare le postazioni antiaeree nei boschi di Camaldoli e rideva raccontando che tra gli italiani addetti allo scavo c'erano degli avvocati e signori di Bibbiena; non abituati a maneggiare vanga e piccone, partivano in quarta e dopo pochi minuti si afflosciavano come rami tagliati, mentre i contadini, pratici del mestiere, partivano con il loro ritmo e duravano tutto il tempo necessario.
...Ritornando ai tedeschi e all’estate del ’44 ricordo, per comodità, poche cose:
1 – il giorno che dalla stazioncina di Ponte a Poppi, eravamo un branco di ragazzi, si contarono 1490 caccia bombardieri angloamericani, direzione Nord (Germania);
2 – Il volo col paracadute di due piloti di un aereo abbattuto; erano inglesi e li trovammo fuggiaschi nel fosso della Sova, sotto Lierna; passarono due notti nascosti dallo zio Sebastiano e poi via.
I piloti inglesi caddero più tardi nelle mani dei tedeschi nei dintorni di Perugia. In tasca avevano il nome del mio zio Bastiano, coltivatore diretto. Ordine di arresto e comparizione presso il comando dei carabinieri di Poppi; arrivo del maresciallo in loco; il maresciallo consiglia di fuggire, lui dirà che non era in casa. Intervento del Segretario del fascio di Avena e Lierna che manda lo scalpellino stradale (un mestiere scomparso: lungo la strada due mucchi di sassi, uno di sassi grossi, l’altro di sassi ridotti a ghiaia, in mezzo lui con un martello e due mani ruvide e dure come quello) coll’ordine di presentarsi per un colloquio dopo di che sarebbero stati rimandati a casa. Classico trabocchetto. Bastiano si ritrovò incarcerato a Perugia, in attesa di giudizio. Di fatto la collusione col nemico comportava la pena di morte....
Il mio babbo era nipote di Bastiano, aveva un camioncino, perché faceva il camionista, un 21 Fiat mi pare, rosso, dopo che l’Esercito gli aveva requisito quello più grande per uso bellico. Un giorno partì con a bordo un prosciutto e ritornò senza prosciutto, ma con Bastiano. La storia del prosciutto è vera ed inedita; è giusto che venga messa qui a sigillo, in onore di questo prodotto casentinese ormai introvabile; il sapore non ve lo posso far percepire; se avete soldi tempo e pazienza d’apettare trovatevi un vecchio contadino di quelle parti, fategli allevare un maiale a broda e ghiande, fatelo “lavorare” (macellare) tra novembre e dicembre, fate stagionare qualche mese il prosciutto in luogo adatto o dallo stesso contadino e poi capirete “come un uomo di nome Cipriano, partito di Casentino con un prosciutto, se ne tornò da Perugia senza prosciutto, avendolo scambiato con lo zio Sebastiano, levatolo dalle mani dei tedeschi ancora vivo contento e sano”.
Leggo dal libro di D.Cristoforo:
A proprie spese, spontaneamente, si consegnarono (Sebastiano e altri) al carcere di Perugia. Un mese in gattabuia e perché andò bene! Due o tre volte Cipriano volò a trovarli. Portava il pane, i vestiti e qualche altra cosa da mangiare. Fu veramente eroico. Viaggiò in mezzo alle bombe e agli ostacoli di ogni genere. Verso la fine del mese, consigliai Cipriano di far scrivere una lettera al comando tedesco di Perugia. Irma la figlia maggiore con parole semplici e schiette raccontò tutto. Un ufficiale tedesco venne subito e li fece scarcerare, protestando di non sapere niente di tutta la faccenda.
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