WORLD
FEDERATION RIGHT TO DIE SOCIETES
19° MEETING BIENNALE – ZURIGO
19° MEETING BIENNALE – ZURIGO
La Federazione
Mondiale e Stata fondata NEL 1980 ed e costituita da 45 organizzazioni per il
Diritto uno Morire provenienti da 25 PAESI. La Federazione costituisce Una Rete
Internazionale per le organizzazioni Che lavorano in Sicurezza e Protezione per
offrire il Diritto Agli individui di auto-determinazione Nelle Scelte di Fine
Vita.
14 GIUGNO
2012
Nella sede dello Swisshotel di Zurigo si è svolto il 19° meeting biennale della WFRtDS. Il Presidente della riunione, Bernard, ha dato il benvenuto ai presenti. Altrettanto ha fatto Jerome Sobel e il Presidente della WFRtDS Ted Goodwin.
Nella sede dello Swisshotel di Zurigo si è svolto il 19° meeting biennale della WFRtDS. Il Presidente della riunione, Bernard, ha dato il benvenuto ai presenti. Altrettanto ha fatto Jerome Sobel e il Presidente della WFRtDS Ted Goodwin.
Riporto qui
un estratto del verbale di Rossana Cecchi, delegata di Libera Uscita al meeting di Zurigo.
CANDIDATURE
I candidati al Comitato Direttivo (board) si sono quindi presentati:
- Soichiro Iwao, medico, direttore della associazione RtD giapponese;
- Rodney Syme, medico australiano che dal 1976 aiuta i pazienti ad affrontare la fine vita;
- Ron Plummer, del Principato di Monaco, già Presidente RtDEurope, economista che si interessa anche dei problemi politici delle associazioni;
- Birita San Marc, infermiera svedese, convinta che la morte debba essere protetta come la nascita;
- Faye Girsh, componente uscente del board che si ricandida.
I candidati al Comitato Direttivo (board) si sono quindi presentati:
- Soichiro Iwao, medico, direttore della associazione RtD giapponese;
- Rodney Syme, medico australiano che dal 1976 aiuta i pazienti ad affrontare la fine vita;
- Ron Plummer, del Principato di Monaco, già Presidente RtDEurope, economista che si interessa anche dei problemi politici delle associazioni;
- Birita San Marc, infermiera svedese, convinta che la morte debba essere protetta come la nascita;
- Faye Girsh, componente uscente del board che si ricandida.
PRESENTAZIONI
- Il delegato giapponese ha citato la sua storia personale. La moglie è in Locked-in syndrome da 5 anni a seguito di un incidente stradale. Riesce a parlare attraverso il movimento delle palpebre. Parlano molto d’amore ma ogni tanto lei chiede di lasciarla morire. Malgrado che in Giappone fino a 140 anni fa morire con dignità rientrava nella cultura generale, come il vivere con dignità, oggi purtroppo non è più così.
- Aycke Smook ha ricordato chela WF è stata fondata a Melbourne nel
1982. Dieci anni dopo è stata fondata la RtDE in Olanda e ratificata
nel 1994 a Londra come branca della WF. Ha accennato al ruolo che la
politica può avere nella società, per cui io ho colto l’occasione per
riferire la necessità, avvertita da LiberaUscita, di stringere relazioni con il
Parlamento Europeo. Lui ha risposto che la RtDE ha chiesto al
Parlamento europeo di essere ammessa fra le Organizzazioni Non Governative
Europee (NGO). E’ quindi importante che le varie associazioni spingano sui
rappresentanti del propri paesi nel Parlamento europeo affinché la richiesta
RtDE venga accolta. In proposito si ricorda che LiberaUscita è stata la
prima associazione ad intervenire in tal senso (v. messaggio allegato di M.
Irwin - GS ).
- Richard Cotè, autore del libro “In search of gentle death” sul morire con dignità nel mondo, ha riferito di aver intervistato molte persone e varie associazioni sui problemi che hanno avuto e sulle loro vertenze giudiziarie negli USA, in Messico, in Sud America. Ha anche riferito che un americano, per morire con dignità, si è dovuto recare in Colombia, dove l’eutanasia è stata decriminalizzata nel 1997 (Non è fantastico? Anche la platea era sorpresa che un americano per la prima volta trovasse qualcosa da imparare in Sud America!). Nel 2012 in Argentina è stata approvata una legge per morire con dignità, in base alla quale si può rifiutare la terapia medica.
- Rodney Syme ha parlato sul tema “Come morire”? Secondo Rodney, l’importante è essere del tutto informati, in modo che la decisione della persona possa basarsi su una discussione razionale, nel rispetto delle sue opinioni.
La persona interessata è il miglior giudice dei suoi interessi e della sua sofferenza, perché solo così potrà avere sollievo dalla sua intensa sofferenza psicologica. Morire a casa, dire addio ai propri cari, morire con serenità, sicurezza, certezza: queste sono le cose fondamentali. La medicalizzazione del fine vita trasferisce invece la decisione finale ad altre persone. Non vi è alcun motivo per “medicalizzare” la morte, es. con iniezioni letali. In tal modo si stressa il medico, si stressa il paziente. Nel trattamento per bocca il controllo e la responsabilità è invece della persona interessata, la dignità, la serenità e il tempo sono sue scelte, soltanto la fornitura del preparato viene fatta dal medico, tutto il resto spetta al richiedente (ho avuto modo di capire che ormai molti condividono questo punto di vista. Nei Paesi dove è legale aiutare a morire, i medici cominciano a rifiutarsi, a non sentirsela più. Per questo si sta andando verso la non medicalizzazione). Michael Irwin, tesoriere, è intervenuto per rilevare che i trattamenti orali potrebbero essere assunti da altre persone. Preferisce il modello svizzero.
- Faye Girsh ha riferito che già nell’anno 1998, sul modello Final Exit Network, hanno formato 29 volontari che lavorano sul territorio. Vanno nelle case, contattano i richiedenti e danno informazioni sui trattamenti non medicalizzati. Attualmente i volontari sono più di 100. Non forniscono supporto attivo, ma solo informazioni e, quindi, non sono perseguibili. Hanno un comitato medico con più di 10 anni di esperienza, che indica loro a chi possono fornire informazioni e quali informazioni dare,
- Neil Francis, candidato a Presidente, è intervenuto con videoproiezione, nel corso della quale ha dimostrato di avere una formazione tecnica di marketing. Propone di condividere le informazioni che provengono dalle varie fonti. Sul suo sito c’è un database di libri e pubblicazioni che parlano del fine vita a cui si possono attingere i relativi abstracts (per via del diritto d’autore). Sostiene che prima di un dibattito dobbiamo informarci di quanto ha scritto il nostro “avversario” per poter controbattere le sue affermazioni avendo già presente i pro e i contro delle sue argomentazioni. In questo modo di possono mettere in evidenza le falsità o mezze verità pilotate. Vuole condividere le informazioni con tutti.
Al termine del discorso di Neil Francis, Rob Jonquière ha dato la parola ai presenti.
La sottoscritta è intervenuta a nome di Libera Uscita sostenendo che per riuscire, in Paesi come l’Italia, ad ottenere un qualche successo, si rende necessario collegarsi con altre associazioni laiche, cosa che la nostra Associazione sta facendo, e condurre insieme una lotta comune per la libertà e i diritti civili dell’essere umano. Sono stata avvicinata da diversi delegati che mi hanno manifestato il loro accordo, tra cui il palliativista belga che ha ritenuto importante il nostro suggerimento.
- Il delegato giapponese ha citato la sua storia personale. La moglie è in Locked-in syndrome da 5 anni a seguito di un incidente stradale. Riesce a parlare attraverso il movimento delle palpebre. Parlano molto d’amore ma ogni tanto lei chiede di lasciarla morire. Malgrado che in Giappone fino a 140 anni fa morire con dignità rientrava nella cultura generale, come il vivere con dignità, oggi purtroppo non è più così.
- Aycke Smook ha ricordato che
- Richard Cotè, autore del libro “In search of gentle death” sul morire con dignità nel mondo, ha riferito di aver intervistato molte persone e varie associazioni sui problemi che hanno avuto e sulle loro vertenze giudiziarie negli USA, in Messico, in Sud America. Ha anche riferito che un americano, per morire con dignità, si è dovuto recare in Colombia, dove l’eutanasia è stata decriminalizzata nel 1997 (Non è fantastico? Anche la platea era sorpresa che un americano per la prima volta trovasse qualcosa da imparare in Sud America!). Nel 2012 in Argentina è stata approvata una legge per morire con dignità, in base alla quale si può rifiutare la terapia medica.
- Rodney Syme ha parlato sul tema “Come morire”? Secondo Rodney, l’importante è essere del tutto informati, in modo che la decisione della persona possa basarsi su una discussione razionale, nel rispetto delle sue opinioni.
La persona interessata è il miglior giudice dei suoi interessi e della sua sofferenza, perché solo così potrà avere sollievo dalla sua intensa sofferenza psicologica. Morire a casa, dire addio ai propri cari, morire con serenità, sicurezza, certezza: queste sono le cose fondamentali. La medicalizzazione del fine vita trasferisce invece la decisione finale ad altre persone. Non vi è alcun motivo per “medicalizzare” la morte, es. con iniezioni letali. In tal modo si stressa il medico, si stressa il paziente. Nel trattamento per bocca il controllo e la responsabilità è invece della persona interessata, la dignità, la serenità e il tempo sono sue scelte, soltanto la fornitura del preparato viene fatta dal medico, tutto il resto spetta al richiedente (ho avuto modo di capire che ormai molti condividono questo punto di vista. Nei Paesi dove è legale aiutare a morire, i medici cominciano a rifiutarsi, a non sentirsela più. Per questo si sta andando verso la non medicalizzazione). Michael Irwin, tesoriere, è intervenuto per rilevare che i trattamenti orali potrebbero essere assunti da altre persone. Preferisce il modello svizzero.
- Faye Girsh ha riferito che già nell’anno 1998, sul modello Final Exit Network, hanno formato 29 volontari che lavorano sul territorio. Vanno nelle case, contattano i richiedenti e danno informazioni sui trattamenti non medicalizzati. Attualmente i volontari sono più di 100. Non forniscono supporto attivo, ma solo informazioni e, quindi, non sono perseguibili. Hanno un comitato medico con più di 10 anni di esperienza, che indica loro a chi possono fornire informazioni e quali informazioni dare,
- Neil Francis, candidato a Presidente, è intervenuto con videoproiezione, nel corso della quale ha dimostrato di avere una formazione tecnica di marketing. Propone di condividere le informazioni che provengono dalle varie fonti. Sul suo sito c’è un database di libri e pubblicazioni che parlano del fine vita a cui si possono attingere i relativi abstracts (per via del diritto d’autore). Sostiene che prima di un dibattito dobbiamo informarci di quanto ha scritto il nostro “avversario” per poter controbattere le sue affermazioni avendo già presente i pro e i contro delle sue argomentazioni. In questo modo di possono mettere in evidenza le falsità o mezze verità pilotate. Vuole condividere le informazioni con tutti.
Al termine del discorso di Neil Francis, Rob Jonquière ha dato la parola ai presenti.
La sottoscritta è intervenuta a nome di Libera Uscita sostenendo che per riuscire, in Paesi come l’Italia, ad ottenere un qualche successo, si rende necessario collegarsi con altre associazioni laiche, cosa che la nostra Associazione sta facendo, e condurre insieme una lotta comune per la libertà e i diritti civili dell’essere umano. Sono stata avvicinata da diversi delegati che mi hanno manifestato il loro accordo, tra cui il palliativista belga che ha ritenuto importante il nostro suggerimento.
16 GIUGNO
2012
CONVEGNO E VISITA A EXIT SVIZZERA
E’ stato un convegno di altissimo livello, sia per i relatori presenti che per i temi in discussione. Hanno partecipato magistrati, avvocati, medici, giornalisti, etc. Erano presenti centinaia di persone. Fuori la protesta è stata minima e costituita da tre persone che facevano volantinaggio. E’ emerso chiaramente come le società come Exit in pratica fanno azione preventiva in quanto consentono da un lato alle persone di parlare dei loro disagi con qualcuno che non li giudica né li critica, dall’altro danno tranquillità alle persone che ne hanno bisogno, in quanto consentono loro di sapere che, qualora si rendesse necessario, potranno chiedere di essere aiutati a morire. C’era anche un prete fantastico che ha portato tre esempi di come la prevenzione funzioni a calmare le ansie. Solo quando proprio non si può più farne a meno si decide di morire. Interessante un intervento in cui sono state riportate le statistiche dei suicidi in Svizzera (400/anno) che evidenzia la necessità di incentivare associazioni pronte all’ascolto dei disagi del prossimo, problemi che spesso vengono tenuti dentro, alimentando paure e angosce, mentre il semplice poterne parlare liberamente allevia la tensione e l’ansia.
Hanno parlato rappresentanti della società tedesca, tra cui un magistrato, che hanno discusso la loro legge, certamente molto indietro a quella svizzera. Straordinario il magistrato che ha detto con la maggior naturalezza che per la legge tedesca il consenso va chiesto solo quando il trattamento è utile, in caso contrario non lo si considera un trattamento e pertanto non è soggetto al consenso. Tutto si basa sul consenso informato e sulla qualificazione dell’atto medico come terapia. Ciononostante i medici non applicano questa norma e continuano ad avere atteggiamenti paternalistici e a praticare l’accanimento terapeutico anche contro il consenso dei pazienti.
Devo dire che è valsa la pena un viaggio di oltre cinque ore andata e cinque ritorno perché ho respirato aria fresca, menti pulite e in buona fede, assenza di ipocrisia.
Aspettiamoci un bel po’ di gente a Roma, sono tutti entusiasti sia per la città sia perché si va in casa Vaticano. Credo che il Presidente WF verrebbe volentieri: è un grande estimatore dell’Italia.
CONVEGNO E VISITA A EXIT SVIZZERA
E’ stato un convegno di altissimo livello, sia per i relatori presenti che per i temi in discussione. Hanno partecipato magistrati, avvocati, medici, giornalisti, etc. Erano presenti centinaia di persone. Fuori la protesta è stata minima e costituita da tre persone che facevano volantinaggio. E’ emerso chiaramente come le società come Exit in pratica fanno azione preventiva in quanto consentono da un lato alle persone di parlare dei loro disagi con qualcuno che non li giudica né li critica, dall’altro danno tranquillità alle persone che ne hanno bisogno, in quanto consentono loro di sapere che, qualora si rendesse necessario, potranno chiedere di essere aiutati a morire. C’era anche un prete fantastico che ha portato tre esempi di come la prevenzione funzioni a calmare le ansie. Solo quando proprio non si può più farne a meno si decide di morire. Interessante un intervento in cui sono state riportate le statistiche dei suicidi in Svizzera (400/anno) che evidenzia la necessità di incentivare associazioni pronte all’ascolto dei disagi del prossimo, problemi che spesso vengono tenuti dentro, alimentando paure e angosce, mentre il semplice poterne parlare liberamente allevia la tensione e l’ansia.
Hanno parlato rappresentanti della società tedesca, tra cui un magistrato, che hanno discusso la loro legge, certamente molto indietro a quella svizzera. Straordinario il magistrato che ha detto con la maggior naturalezza che per la legge tedesca il consenso va chiesto solo quando il trattamento è utile, in caso contrario non lo si considera un trattamento e pertanto non è soggetto al consenso. Tutto si basa sul consenso informato e sulla qualificazione dell’atto medico come terapia. Ciononostante i medici non applicano questa norma e continuano ad avere atteggiamenti paternalistici e a praticare l’accanimento terapeutico anche contro il consenso dei pazienti.
Devo dire che è valsa la pena un viaggio di oltre cinque ore andata e cinque ritorno perché ho respirato aria fresca, menti pulite e in buona fede, assenza di ipocrisia.
Aspettiamoci un bel po’ di gente a Roma, sono tutti entusiasti sia per la città sia perché si va in casa Vaticano. Credo che il Presidente WF verrebbe volentieri: è un grande estimatore dell’Italia.
Rossana
Cecchi
Il poster che segue è stato presentato al meeting da Libera Uscita: