lunedì 16 giugno 2003

Festa di S. Fernando a Siviglia

La morte di Ignazio


30 maggio Festa di S.Fernando, patrono di Siviglia.


La Cattedrale è in festa; oggi non si vede né l’interno né la Giralda; la chiesa è occupata dalle autorità, clero e militari, secondo una tradizione dio e patria che affonda le sue radici ben dentro il terreno della storia di Spagna. Ci godiamo per una mezzoretta la cerimonia, come uno spettacolo di teatro storico e va bene cosi’. La tomba di Cristobal Colombo la vedremo nei prossimi giorni: bellezza di un viaggio turistico organizzato senza il biglietto di ritorno, senza scadenze prefissate. Viva la pensione. Nel pomeriggio, col biglietto di ieri del City tour, valido 24 ore, uno studente ci accompagna a piedi per vie e palazzi situati a ridosso della cattedrale di S.Fernando. In spagnolo e poi in inglese dà spiegazioni che piacciono a Barbabianca perché fanno capire la storia attaverso l’architettura. „ Siamo nel Quartiere Sancta Cruz, da quella grande croce in ferro che vedete al centro della piazza. Al tempo dei Mori questo era il quartiere degli ebrei e si chiamava la Juderia. Quando, nel 1248, i cristiani conquistano Siviglia, cacciano i Mori, ma non i Judii i quali anzi, rendendo omaggi e doni al re cattolico ne conquistano i favori, ottengono l’appalto delle esazioni fiscali, aumentando ricchezza e potere. Diverse moschee diventano sinagoghe. Piu’ tardi, nei momenti di crisi, divennero bersaglio dei cristiani che, ridotti alla miseria e tormentati dalla fame, trovarono nei giudei una via di sfogo e un mezzo di rapina, dando luogo a periodici pogrom, fino a che anche i giudei non finirono banditi con regolare decreto regale. Le moschee divenute sinagoghe si trasformano in chiese e oggi ne potete vedere almeno tre, ben riconoscibili a un occhio attento“. A ridosso del quartiere, sulle rive del Guadalquivir, accanto alla Torre dell’Oro, vediamo un inconfondibile palazzo circolare, bianco e rosso, addobbato con bandiere e manifesti; è l’arena di Siviglia, dove son passati i piu’ grandi toreri, osservati da un pubblico esigente come lo è per l’opera lirica quello di Parma. Stasera c’è la corrida, anzi le corride (mai un solo toro): biglietti da 10 a 40 euro. Barbabianca e Simone ne spendono 4,50 a testa per la visita guidata all’arena. Due secoli di corride, tanti tori uccisi contro un solo torero, il muso di due grandi valorosi tori imbalsamato alle pareti, tante fotografie e didascalie; i tori e i cavalli di stasera sono già nelle scuderie dell’edificio (vengono portati il giorno prima)… La giovane bella prosperosa guida sivigliana risponde a tutte le domande e chiarisce tutti i dubbi. La sera, su una TV locale, Barbabianca, non Simone né Paola; segue la corrida da capo a fondo ed ora ha un’idea piuttosto chiara del come e qualmente. Il torero, giovane, bravo e già sulla via della fama. Uno spettacolo, indubbiamente. La notte Barbabianca tarda a prender sonno e, nel dormiveglia, rivisita i luoghi della storia che un po’ confusamente possono così essere riassunti: Se è vero che „la violenza è la levatrice della storia“ – qualcuno l’ha scritto – beh, in questa parte del pianeta c’è, da tempo, un reparto di ostetricia molto ben attrezzato e ottimamente funzionante; qui hanno visto la luce Fenici, Romani, Cartaginesi, Visigoti, Vandali, Mori, Giudei, Cristiani… Al tempo dei cristiani la levatrice, per non rimanere disoccupata, si scatena contro altri cristiani dichiarati Eretici. Torquemada, confessore della regina Isabella la cattolica, diviene primario del reparto, francescani e domenicani ottimi medici e paramedici. Si aprono proiezioni e dipendenze nella americhe da poco scoperte. E’ la lotta del bene contro il male. Il torero che lotta contro il toro, il prete che sacrifica l’agnello rendono omaggio alla grande levatrice. E quando il toro non basta, la guerra civile (1936-39), due milioni di morti ammazzati. Anche Aznar, ci dice Delicebaltic nel suo blog, calca da torero questa eterna arena insanguinata, alleandosi con Bush, in questa ennesima guerra santa del bene contro il male. Ma il toro non vuol morire, piu’ lo ammazzi e piu’ rinasce. Alle cinque di ogni sera spinge il suo cuore in alto e sparge sull’arena il sangue di Ignazio: tutti i giorni, alle cinque in punto, Ignazio muore. Caro Ignazio, forse è giunto il momento: lasciamo in pace il toro, chiudiamo questo reparto di ostetricia, licenziamo la levatrice e utilizziamo le nuove tecniche che la scienza ci mette a disposizione: rendiamo il parto indolore con l’acqua della ragione, l’aria della tolleranza, la terra della giustizia, il fuoco della verità. Amen. Buonanotte da Barbabianca .

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