lunedì 30 giugno 2003

La stazione di Barcellona

 


La stazione di Barcellona


Questo pezzo di Paola è stato scritto il 9 Maggio, all’arrivo in Andalusia. Infatti eravamo arrivati, due giorni prima, da Firenze-Peretola all’aereoporto di Barcellona nel primo pomeriggio; ci siamo immediatamente trasferiti alla stazione ferroviaria per comprare i biglietti del trenhotel Barcellona-Granada, in partenza alle 21. Abbiamo avuto così modo di stare nella stazione per alcune ore, tutto il tempo per leggere, girellare, fare uno spuntino e osservare, come ha fatto Paola, che ha scritto questi appunti che, pubblicati ora, non perdono niente del loro valore. Allora eccola LA STAZIONE DI BARCELLONA vista da Paola "Due giorni fa ero alla stazione di Barcellona. Per la prima volta. Al primo sguardo mi è parsa una stazione come un’altra, piuttosto grande, abbastanza buia, con tante poltroncine di ferro tutte in fila. Mi sono seduta e, mentre Urbano gironzolava alla ricerca del binario giusto per proseguire il viaggio, mi sono guardata intorno, come si fa sempre in queste occasioni. Ho notato subito un gran numero di anziani, mayores, come dicono qui; viejo è considerato piuttosto offensivo, come da noi del resto. E mentre li osservavo con piu‘ attenzione ho scoperto, anche dal tono della conversazione, pacato, quotidiano, che erano persone, a volte coppie, che almeno in parte non erano li‘ ad aspettare un treno, ma avevano scelto quella sala abbastanza tanquilla per passare un po‘ di tempo tra loro, a chiacchierare. Cosi‘ lui dondolava il bastone, lei gli teneva la mano sul ginocchio e tutti e due ascoltavano il vicino con quell’interesse un po‘ scontato che si riserva a chi si conosce bene, lui e le sue storie. Piu‘ in là due vecchietti di bassa statura, vestiti di abiti grigi con molte lavature sulla trama logora scambiavano poche battute su un argomento di interesse comune nella loro bella lingua antica che che richiama i suoni dolci della poesia trobadorica. Cosi‘ ho visto la stazione di Barcellona come un piccolo spaccato della condizione degli anziani con pochi mezzi economici, forse anche perché nelle grandi città i luoghi dove gli anziani si possono ritrovare a passare il tempo senza spendere nulla si sono fatti sempre piu‘ rari. Forse esperimentano cosi‘ anche l’emozione di un viaggio mancato. A conti fatti, non dispiace che una stazione fatta per il movimento delle partenze e degli arrivi possa diventare anche un posto dove ci si ritrova a farsi compagnia, conversando e magari trovando un nuovo amico. Mi ricordo un vecchio signore vietnamita, professore universitario, che trovammo nel patio-bar di un museo, ad Hanoi (pochi anni fa).; per sua dichiarazione veniva a cercare la compagnia di stranieri con i quali scambiare idee e impressioni sul piu‘ vasto mondo che le sue condizioni economiche non gli consentivano di visitare personalmente. Parlava un perfetto francese. Un vero signore."

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