20 Maggio: da Fes a Marrakech
I compagni di viaggio: siamo 27 in un pulman da 54; questo ci permette di reggere le 12 ore comprensive di soste tecniche idrauliche e di imprevisto surriscaldamento del motore in maniera quasi accettabile. Non sono comunque ore perse, perché l’attuale vista panoramica che permettono gli autobus delle grandi linee mi consente di farmi un’idea men che approssimata delle condizioni idrogeologiche e della situazione agricola di questa parte del Marocco interno e centrale che corre da Nord a Sud lungo le montagne dell’Atlante, che ci rimangono costantemente a fianco sulla sinistra per tutta la durata del tragitto. Sono montagne non del tutto spoglie e garantiscono sufficienti precipitazioni che vanno ad alimentare i fiumi e torrenti, frequenti e ricchi di acque spesso irreggimentate da dighe e distribuite da impianti di irrigazione moderni e funzionali. Ho modo di osservare piantagioni di fragole, patate, pomodori; oliveti che mi richiamano l’Andalusia dell’altro ieri, senza dimenticare i vigneti che a tratti spuntano a riempire intere vallate. E’ il vino locale che abbiamo avuto modo di gustare alla cena tipica di Fes e che ritroveremo a quella “troppo tipica” di Chez Ali, a Marrakech. A proposito di vino, le parole captate da una guida che illustrava a turisti francesi le meraviglie dell’Alhambra di Granada, mi hanno già reso edotto che la storia della proibizione degli alcoolici per i mussulmani ha lo stesso valore di quella che obbliga(-va) i cristiani a mangiar pesce invece di carne ogni venerdi: niente a che fare coi sacri testi.
Non mancano intere estensioni di campi coltivati a cereali; in questo momento in Marocco è in atto la trebbiatura, in gran parte fatta col mietitrebbia.
La sosta forzata in aperta campagna per il surriscaldamento del motore ci pone a confronto con frotte di ragazzini che spuntano uno dopo l’altro da un gruppo di case assolate, tra vie polverose. Di dove vieni, come ti chiami. mi dai un soldo...
La polvere è un’altra esperienza del Marocco. L’asfalto copre soltanto le strade principali ed anche in quelle lascia scoperte due ali ai fianchi: sono le piste asinarie. Il vento ci ha fatto compagnia – gradevole – durante tutto questo maggio. Funzionalità del loro modo di vestire, uomini e donne.
Ed eccola Marrakech, soprattutto ecco l’hotel Atlas, 4 stelle e 500 camere, enorme, posto in una zona moderna, grandi viali asfaltati questi e pure alberati; qui il vento non porta polvere: doccia e cena e poi a nanna. La nostra camera tripla, come tutte le altre, è ampia e confortevole, con doppi servizi: una sorpresa piacevole.
Nel frattempo abbiamo messo a fuoco i compagni di viaggio:
6 brasiliani: due coppie di Bahia, una coppia di Rio de Janeiro; sulla quarantina; gli uomini delle due coppie che stanno sempre insieme fanno gli ingegneri civili ( li vedo spesso indicare edifici ed architetture varie con cenni di intesa); delle donne non so: una è sorridente e più espansiva, l’altra sta un po’ più sulle sue, conscia della sua discreta avvenenza ( sono molto innamorati, quasi da luna di miele);
La coppia di Rio de Janeiro: quarantenni, medici: pediatra lui, addetta alla rianimazione lei. Lui più tranquillo e simpatico, lei parla un po’ troppo (Paola);
6 messicani: 3 coppie di più che mezza età; chiacchiere e risate, in continuazione per tutti e sei i giorni; ma non antipatici;
nordamericani: 4 di Las Vegas: una coppia retired, molto retired, e una coppia omosex femminile, da riparlarne;
la terza coppia: lei dell’Alaska, lui di Denver (Colorado). Lia – dell’Alaska – è un tipo: sotto i quaranta, capelli corti a spazzola, mascolina, simpatica, talketive, manda trattori e macchine movimento terra, caterpillar e affini. Vista foto con lei su una maximoto da highway interamericana; lui introverso, quasi troppo: con Simone faranno terzetto fisso a tavola e in viaggio: affinità elettive?
2 argentini: coppia anziana, da vedere: lui un gran buzzo in fuori, eccessivo: piatti di pastasciutta giorno e sera alla Aldo Fabrizi o disfunzione organica (addominali elasticizzati); è un piccolo industriale che vende macchine per certo tipo di impiantistica che non ricordo; fa acquisti senza lesinare tanto sul prezzo; lei robusta, bassotta, calzoncini larghi e alti alla coscia, gambe alla cellulite; non si rende conto (commento di Paola) del mondo che va a visitare, con le donne coperte da capo a piedi. Comunque la sua vista non provoca libidine. Nel corso del viaggio, sempre in mutandine short, si rivelerà colta e piuttosto intelligente: “per la contraddizion che lo consente”.
1 signora argentina, vedova di un italiano; dignitosa e triste;
1 seconda signora simile alla precedente con cui fa coppia a tavola; messicana.
3 italiani: Barbabianca, Paola, Simone: i maschi hanno più l’aspetto di nordeuropei; lei un dicreto esemplare tra Mediterraneo e centro Europa: non male.
Siamo a 25, con Paco e Hasam 27: mi pare che siamo tutti.
21 maggio
La Medina di Marrakech (segue)
A Marrakech per fare cosa, in fin dei conti?
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