martedì 18 novembre 2003

Piangere con gli occhi aperti



Piangere con gli occhi aperti


"Bisogna fare attenzione a non esaltare il culto dei martiri e degli eroi della patria strumentalizzando la morte di questi nostri giovani per legittimare guerre ingiuste'' (Il vescovo di Caserta?)



L'esercito della pace muore in guerra. E' vero, cara Laura. Mi sono rifugiato in Splinder per sfuggire alla TV. Pianti e lacrime, saluti formali e informali da parte di chi li ha mandati a morire e che copre il suo senso di colpa - io dico "la sua colpa" - dichiarandoli sulla bara "martiri ed eroi". I due termini sottintendono "adempimento del dovere nella lotta per una giusta causa". Usando questi termini i governanti legittimano se stessi, legittimano l'intervento armato in Iraq. La parola vittime, se usata, dovrà essere sempre accompagnata dal complemento di specificazione "del terrorismo". Altrimenti qualcuno potrebbe inavvertitamente pensare: "vittime dei leccapiedi di Washington". Il che, "in momenti come questi", è reato di lesa maestà alla Patria e al suo tricolore che mai come ora torna a splendere in tutto il suo fulgore. Ricordo la battuta:"ve ne diamo una per 3 delle vostre".
Determinante la funzione dei giornalisti embedded, arruolati; son così bravi negli esercizi lessicali. Vittime od eroi, questo è il termine.
L'esercito della guerra acquista energia col sangue,proprio come Dracula, mentre l'esercito della pace muore in guerra. Come faccio a dirlo in questo momento ai familiari dei soldati "morti ammazzati"?
Che parole potrò trovare per i prossimi ammazzati? Perché, guai a ritirarci ora. E' da vigliacchi. E così "loro" pensano di essere riusciti nell'intento: una guerra illegittima è diventata legittima, addirittura sacra. I sette colori son ritornati tre. (Ma son rimasti tutti e sette dentro il bianco, e da lì riemergeranno).

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