Diritti civili e tabù della morte.
Data: Sun, 21 Dec 2003 02:10:21 +0100
Oggetto: [liberauscita] Informativa - Caso Englaro
La Corte di Appello di Milano ha respinto ieri 19 dicembre il ricorso di Beppino Englaro avverso la sentenza di primo grado che imponeva la prosecuzione dell'alimentazione forzata di sua figlia, Eluana, in coma vegetativo permanente da 12 anni (precisamente, dal 18 gennaio 1992). Si legge nella sentenza che i giudici si sono trovati "perplessi" di fronte alla richiesta di Beppino Englaro e, considerata "l'importanza e la delicatezza della questione", hanno auspicato che "il legislatore ordinario individui e predisponga gli strumenti adeguati per l'efficace protezione della persona e il rispetto del suo diritto di autodeterminazione" (da "La Repubblica" di oggi, 20.12.2003). E' appunto ciò che noi sosteniamo e per cui ci stiamo battendo, non solo per i casi di accanimento terapeutico ma anche per quelli di eutanasia..
La Corte avrebbe potuto accogliere la richiesta di Beppino Englaro semplicemente assimilando l’alimentazione forzata in ospedale all’accanimento terapeutico: in tal caso il ricorso di Englaro sarebbe stato accolto essendo l'accanimento terapeutico vietato dalle norme vigenti. Altrettanto i giudici di Monza avrebbero potuto non condannare Paola per il suicidio della madre semplicemente riconoscendo che non sussisteva "l'istigazione al suicidio". Evidentemente il clima di “restaurazione” che
da qualche tempo si respira nel nostro paese impedisce alla società nel suo insieme di fare anche minimi passi in avanti sul tema della vita e della morte. La laicità delle istituzioni, base della stessa democrazia, sembra essersi affievolita e riemerge un integralismo antistorico che ritenevamo superato.
Addirittura leggi acquisite nella coscieza popolare e confermate da referendum, come quella per l'aborto, vengono rimesse in discussione.
Noi non condividiamo le sentenze di Monza e di Milano ma non contesteremo mai i giudici nè mai istigheremo a non applicare le loro pronunce, come
invece è accaduto nei confronti del giudice Montanaro di L'Aquila per la nota sentenza sul Crocefisso.
A nome di "Liberauscita" esprimo a Beppino Englaro la più sentita partecipazione al dolore per la tortura alla quale è sottoposta sua figlia Eluana.
Ci unisce la speranza che il suo caso possa finalmente indurre il Parlamento ad approvare le proposte di legge sul “testamento biologico” presentate
alla Camera dall'on. Giorgio Benvenuto e al Senato dal sen. Del Pennino, in attesa che maturino i tempi e le coscienze per affrontare - come avvenuto in
altri paesi europei - il tema dell'eutanasia.
Sarebbe questo un modo per dare senso a 12 anni di assurde sofferenze di Eluana e di suo padre Beppino.
Giampietro Sestini - segretario di Liberauscita
(Trovato nella mia posta.)
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