martedì 5 aprile 2005

Serenata antivaticana


(con tanta simpatia per il giovane polacco, operaio sciatore combattente di una Polonia sempre martoriata ed ora risorgente, con dismessa antipatia per il papa padrone che se ne è tornato alla casa del Padre, liberandomi da quello sguardo severo e quasi torvo che la TV di regime mi imponeva a tutte le ore del giorno e della notte, con quella croce maneggiata come scettro e spada insieme...)


Immagino di essere Trincale e fare il controcanto, in Piazza dei Fiori a Trastevere, allo tsunami vaticano che sta scuotendo il pianeta, con epicentro Italia.

Mi immagino pure sul surf della mia non superficiale formazione cristiana a cavalcare l'onda altissima degli atei clericali, accaparratori di cadaveri, che ci sta travolgendo, traboccando quasi fisicamente dagli schermi televisivi e dalle prime pagine di tutti i giornali, come petrolio da una nave cisterna che si è spaccata contro gli scogli dei principi di libertà, eguaglianza e tolleranza.

E allora...fischio e me ne infischio, dato che me lo posso permettere: sono pensionato, non dipendo da nessuno, ho l'autonomia economica e, finché dura, quella mentale: Anch'io, meno giovane tra i giovani, della BLOGgeneration (Giuseppe Granieri, ed Laterza, euro 10, sono arrivato alla pg.92)


Parole dolenti su ritmo andante mosso, quasi allegretto dato che mentre scrivo vedo Martini, Presidente della mia Toscana, commentare i risultati delle elezioni sul TG Regionale.( Miracoli della tecnica tramite monitor sintonizzato TV e pure radio).


Strofe


Vicario di Cristo


Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:  "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai".

Matteo 4:1-11


Antìstrofe


Cristo


Cristo, "il Figlio dell'Uomo”, fa propria la ricerca e la esperienza di Dio, compiuta dal suo popolo e da tutti i popoli della terra.

Cristo non distrugge la religione ebraica, ma la supera dandole il significato di figura.

Egli si dichiara l'autentico continuatore della tradizione ebraica più genuina. Egli afferma di essere il compimento delle linee più pure della esperienza religiosa ebraica, cui aderivano gli Ebrei sinceri.

AI contempo, però, si trova a dover colpire alla radice l'apparato religioso ebraico retto e imposto dalle classi dominanti.

Egli deve abbattere la pretesa, che avevano tali classi, di essere i rappresentanti esclusivi di Dio, gli intermediari o i mediatori tra Dio e gli uomini; deve distruggere l'immagine falsa e cristallizzata di Dio, che veniva imposta al popolo.


Il contrasto tra Gesù e i capi del popolo ebraico mette in evidenza tutto questo in modo particolarmente chiaro. Ai loro occhi egli appare un sovversivo, un ateo, un bestemmiatore. E tale egli era nei confronti di una religione cristallizzata e strumentalizzata, nei confronti di un dio accaparrato dai potenti, dai ricchi e dai sapienti a scopo di dominio e di potenza (salva sempre la loro buona fede individuale... )

Essi, infatti, in sostanza dicevano: “chi vuole il perdono, la grazia e la benedizione di Dio deve accettare la nostra mediazione di sacerdoti, guide, maestri, dottori; deve assoggettarsi all'immagine di Dio che noi autenticamente offriamo; deve aver fiducia nei riti che soltanto noi in modo efficace celebriamo; deve ascoltare la nostra parola come parola di Dio, poiché di questa siamo depositari, interpreti e ripetitori; deve credere alle verità che noi, a nome di Dio, insegniamo; deve seguire la legge di Dio di cui noi siamo i custodi e gli interpreti; è tenuto a rispettare i privilegi che spettano a noi come rappresentanti di Dio, a pagare i tributi che ci sono dovuti come ministri di Dio...”

Arriva un uomo, una persona “ignorante del popolo, un operaio di Nazareth, e dice: “II Figlio dell'Uomo ha sulla terra il potere di rimettere i peccati!”. 

 

Di fronte a questa semplicissima affermazione, considerata blasfema, cadono tutte quelle pretese di mediazione. Così Gesù ai sapienti e ai ricchi l'arma più forte che essi avevano per tenere soggetto il popolo: la violenza sulle coscienze, attraverso la cristallizzazione di Dio e attraverso la pretesa di mediazione del rapporto con lui.


Nonostante questa chiarezza evangelica, in epoche successive, ferma restando la verità che Gesù rimane l'unico mediatore, altri sapienti, potenti e ricchi hanno scoperto che c'era ancora posto per la loro strumentalizzazione e mediazione di Dio.

Si sono fatti mediatori esclusivi fra gli uomini e Cristo!

Così essi hanno trovato il modo di tornare all'antico circolo vizioso. Accaparrando Cristo sono riusciti di nuovo ad accaparrare Dio e a dominare le coscienze.


Catechismo Isolotto: Incontro a Gesù, pgg 9,10.


Strofe


Così ricominciommi il terzo sermo;

e poi, continüando, disse: «Quivi

al servigio di Dio mi fe' sì fermo,

che pur con cibi di liquor d'ulivi

lievemente passava caldi e geli,

contento ne' pensier contemplativi.

Render solea quel chiostro a questi cieli

fertilemente; e ora è fatto vano,

sì che tosto convien che si riveli.

In quel loco fu' io Pietro Damiano,

e Pietro Peccator fu' ne la casa

di Nostra Donna in sul lito adriano.

Poca vita mortal m'era rimasa,

quando fui chiesto e tratto a quel cappello,

che pur di male in peggio si travasa.

Venne Cefàs e venne il gran vasello

de lo Spirito Santo, magri e scalzi,

prendendo il cibo da qualunque ostello.

Or voglion quinci e quindi chi rincalzi

li moderni pastori e chi li meni,

tanto son gravi, e chi di rietro li alzi.

Cuopron d'i manti loro i palafreni,

sì che due bestie van sott' una pelle:

oh pazïenza che tanto sostieni!».

A questa voce vid' io più fiammelle

di grado in grado scendere e girarsi,

e ogne giro le facea più belle.


Paradiso XXI


Antìstrofe


«Non fu la sposa di Cristo allevata

del sangue mio, di Lin, di quel di Cleto,

per essere ad acquisto d'oro usata;

ma per acquisto d'esto viver lieto

e Sisto e Pïo e Calisto e Urbano

sparser lo sangue dopo molto fleto.

Non fu nostra intenzion ch'a destra mano

d'i nostri successor parte sedesse,

parte da l'altra del popol cristiano;

né che le chiavi che mi fuor concesse,

divenisser signaculo in vessillo

che contra battezzati combattesse;

né ch'io fossi figura di sigillo

a privilegi venduti e mendaci,

ond' io sovente arrosso e disfavillo.

In vesta di pastor lupi rapaci

si veggion di qua sù per tutti i paschi:

o difesa di Dio, perché pur giaci?

Del sangue nostro Caorsini e Guaschi

s'apparecchian di bere: o buon principio,

a che vil fine convien che tu caschi!

Ma l'alta provedenza, che con Scipio

difese a Roma la gloria del mondo,

soccorrà tosto, sì com' io concipio;

e tu, figliuol, che per lo mortal pondo

ancor giù tornerai, apri la bocca,

e non asconder quel ch'io non ascondo».


Paradiso XXVII


Fuori campo

Coro:

va pensiero sull'ali dorate,

sull'ulivo inneggiante ai suoi Prodi,

sulle urne da poco dischiuse,

le speranze mai morte or rinate.


 

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