sabato 30 luglio 2005

Blog generation, blog information


...Prendi il povero biochimico egiziano ("Magdy il chimico", secondo il consueto stile sobrio della nostra stampa) che aveva tutto per essere messo alla gogna sui giornali del mondo intero e fare tanta paura alle mamme d'Occidente: ...


...i beduini erano accusati di nascondere i pachistani.


Lo frequento da 10 anni, il Sinai, e nessuna forza al mondo potrà mai convincermi a credere in un villaggio beduino che, per motivi politici, ospita degli ignoti pachistani e che, sempre in nome di un'Islam di cui si farebbero interpreti dei pachistani..., prende e si fa stringere d'assedio dall'esercito, donne e bambini inclusi.

 Leggi il post di Lia e impara.


PS. Ma nessuno parla di lui, il Pontenegro; né di quell'altro, quello che corre sul prato, come un pazzo. Né di quegli altri che fanno la Mossa - d.  Né di Berlicche che ha messo i suoi Servizi a stretto contatto con quelli della Mossa-d. La prossima mossa-d tocca all'Italia, siamo avvertiti. E a chi la tocca la tocca come dice Tonio nei Promessi Sposi.   Si chiama guerra a bassa intensità portata avanti da gruppi speciali denominati BR, gli Anarcosindacalisti, l'Esercito Islamico di Salvezza, servizi deviati... riunificati provvisoriamente nella Jihad.

Guai ai resilienti (v.Londinesi, dopo le prime bombe non ancora abbastanza tesi)...
  Tensione, strategia, democrazia. Porteranno più tensione dodici quadri, sei statue o 100 italiani ?  Questo è il problema della democrazia.


Perché non rileggere Philip Dick?


Philip K. DICK, The Simulacra, 1964


[I simulacri, Fanucci, Roma 1996]


Scritto nel periodo in cui Dick* era sotto l'effetto di droghe allucinogene, The Simulacra descrive un'ipotetica America del futuro, dove la struttura sociale si regge su un incredibile inganno. Per conservare una fittizia stabilità delluniverso, infatti, una mitica coppia domina da secoli la Casa Bianca, venerata dalle masse che non hanno più nemmeno la forza di chiedersi come possano i due vivere così a lungo. Il presidente, eletto dal popolo, in realtà è un simulacro elettronico, mentre Nicole Thibodeaux, first lady del paese da più di un secolo, è in realtà morta e sostituita da comparse. Il potere reale è detenuto da un consiglio di sconosciuti e da potenti cartelli industriali.


Insomma, lo scrittore ci avverte che in America si sta instaurando uno stato dittatoriale, controllato da una stretta oligarchia che falsifica la realtà. Tutti sono catturati dalla ragnatela realtà/non-realtà. Ian Duncan è una delle vittime. A chi gli spiega come limmagine venerata di Nicole Thibodeaux, leterna first lady, sia solo unillusione a uso e consumo delle masse, egli risponde: Per me, lei è reale più di ogni altra cosa, più reale di te. Più reale di me stesso, della mia stessa vita. Ma la piazza rumoreggia e un ebreo, Bertold Goetz, dirige addirittura un gruppo nazista. Per completare il quadro, il maresciallo Goering è stato strappato alla sua epoca per manipolare il passato e impedire la morte di sei milioni di ebrei per ordine di Hitler.


Ma Philip Dick* non si accontenta di questi argomenti esplosivi e vi aggiunge un pianista dotato di facoltà psi che suona a distanza, lultimo psicanalista rimasto, gli assassini pubblicitari automatici (la gente deve abbatterli a revolverate) e gli uomini di Neanderthal che popolano le foreste della California. Da questo cocktail stupefacente, Dick* ha saputo trarre uno dei suoi migliori romanzi, pubblicato quasi contemporaneamente a The Three Stigmates of Palmer Eldritch*.


Trovato qui


Quiz

Se le droghe allucinogene hanno consentito a Dick di immaginare quei simulacri, quali droghe useranno i nostri amici telavivpentagonisti per fare quello che Dick aveva solo immaginato?


Pensierino correlato:

http://www.zmag.org/Italy/chomsky-ricorsopaura.htm

   "Il ricorso alla paura da parte dei sistemi di potere, al fine di

     disciplinare la popolazione in patria, ha lasciato una lunga e

     terribile traccia di massacri e di sofferenze, che viene

     pericolosamente ignorata. La storia recente ne fornisce molti

     esempi scioccanti."


...La struttura retorica poggia su tre pilastri (Weeks): “la presunzione della virtù morale unica degli Stati Uniti, la rivendicazione della loro missione per salvare il mondo” con la diffusione degli ideali da essi professati e dell’‘American way of life” e la fede in “un destino divinamente ordinato” della nazione. La struttura teologica tronca il dibattito ragionato e riduce le questioni politiche a una scelta fra il Bene e il Male, e quindi a contenere la minaccia alla democrazia. I critici possono essere liquidati come “antiamericani”, un concetto interessante, preso in prestito dal lessico del totalitarismo. E il popolo deve raggrupparsi sotto l’ombrello del potere, con la paura che il suo modo di vita e il suo destino siano sotto una minaccia incombente...

Una settimana fa ero a tavola


 con pochi amici alla Maestà, la casa di campagna di Franco, fatta bella come una Maestà da Mario, l'uomo che dipinge le colline, in un Casentino fatto bello da una sera estiva di luna ancora quasi piena che splendeva di luce radiante attraverso un cielo fatto bello dall'acquazzone del pomeriggio. Cosa vuol dire aver mangiato i ravioli della Mariella fatti con le bietole del nostro orto, conditi con i tartufi dei campi lì intorno, zona Ortignano, falde Pratomagno, mangiato bistecca dei fratelli Troi di Ponte a Poppi che fanno concorrenza al macellaio di Greve in Chianti (quello del funerale alla bistecca senz'osso regalo delle mucche terroriste inglesi). Per non dire del marengo del Fornaini, che ancora fa onore al cognome mantenendo il forno, e della torta campagnola di Robiglio, giunta fin lì con la corriera Firenze-Bibbiena insieme a Paola. Il vino giunto dal Piemonte, scelto dal palato sopraffino sino alla consunzione di Franco.

E' tutto vero, ma sto scherzando. Al centro della tavolata c'era Sandro Lombardi venuto a ritrovare noi, proprio noi che fino ad dieci giorni prima neppure conosceva. Peccato fosse a dieta ed abbia pasteggiato con acqua pura delle fonti casentinesi. Ma si è sciolto lo stesso, quando a fine cena gli è passato davanti agli occhi il filmato della sua presentazione al castello la settimana prima; non s'aspettava il tocco di Stefano che pur centrando su di lui tutta la lettura di due pagine del libro "Gli anni felici", aveva tornito la faccia di Lombardi con immagini di paesaggio accompagante da una canzone di Capossela che ha fatto trasalire il grande attore e finissimo scrittore. In attesa che Splinder mi consenta di mettere l'audio originale, in un prossimo post metterò almeno una delle pagine da Sandro lette sabato 16 luglio al Castello. Un grande personaggio, uno scrittore vero: Gli anni felici, Garzanti ed.


Due foto di Lombardi sull'album Flickr, qui accanto.

venerdì 29 luglio 2005

"Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri..."



Sto leggendo un libro curioso. Il titolo è Vedo Satana cadere come la folgore, e l'autore è René Girard.

Girard si è concentrato sul meccanismo mimetico: cioè sulla maniera in cui gli esseri umani si imitano profondamente, anche nei desideri. Proprio per questo entrano ferocemente in conflitto, finché tutta la società non trova un modo meno problematico di imitarsi a vicenda, trovando un capro espiatorio su cui sfogare la violenza collettiva.


Qui però voglio parlare solo di un punto della sua tesi, perché ci tocca molto da vicino.


Esiste una stranissima contraddizione nei nostri tempi.


Perché si condanna il nazismo?


Forse perché Hitler ha costruito le autostrade, o perché il suo movimento usava il simbolo indiano della svastica?


Presumo di no.


Credo che si possa riassumere i motivi di una condanna ragionata del nazismo in alcuni punti fondamentali.


Il nazismo non era solo "dittatura", ma un certo tipo di dittatura: una coalizione tra grandi imprese, il mondo militare e lo stato.


Questa coalizione mirava a creare un impero che assicurasse alla Germania il controllo delle risorse indispensabili per mantenere uno stile di vita da paese avanzato. Insomma, Hitler voleva fare in quindici anni ciò che l'Inghilterra aveva fatto in trecento e gli Stati Uniti in un secolo e mezzo.


Il consenso per questo impero veniva ottenuto sfruttando un sentimento diffuso: l'autoesaltazione occidentale, a discapito del resto dell'umanità. Hitler diceva che solo gli "ariani", cioè gli "occidentali" (ricordiamo che il termine non significa affatto solo i "tedeschi"), avevano creato l'unica civiltà vera e dinamica; e che i più dinamici e civili di tutti erano i tedeschi, gli inglesi e gli americani.


Per realizzare questo impero, il nazismo ha condotto una serie di guerre e di occupazioni militari, sfruttando ogni possibile conflitto tra i popoli dominati per creare collaborazionisti locali.


L'occidentalismo, l'imperialismo e il meccanismo economico del nazismo hanno portato alla divisione dell'umanità in due categorie fondamentali: i nostri e vari gradi di mezzi uomini, a diritto variabile, secondo la loro utilità economica.


Una spiegazione dei conflitti mondiali e della storia che faceva ricadere tutte le colpe su una specifica comunità etnico-religiosa, in questo caso gli ebrei, visto che all'epoca erano l'unica minoranza veramente diversa in Europa.


Gli ebrei venivano accusati - in base a episodi di cronaca e a citazioni fuori contesto dai loro stessi testi sacri - di voler conquistare il mondo nel sangue e nella violenza, in nome di una cultura orientale, teocratica, statica e profondamente aliena alla civiltà occidentale. Per realizzare la conquista del mondo, prevista nei loro libri sacri, manovravano i primitivi popoli d'Oriente, le orde slave, i barbari che premevano sulle frontiere dell'Occidente.


Per difendersi dal pericolo giudaico-slavo-comunista, che minacciava di estinguere la civiltà occidentale, occorrevano misure repressive straordinarie e la sorveglianza, l'isolamento e infine l'espulsione dal consesso umano degli ebrei, portatori di questo pericolo.


Dovrebbe essere abbastanza evidente che la storia si sta ripetendo. Non amo usare il termine "nazismo" come insulto generico, sto parlando con distacco proprio dei meccanismi di fondo del nazismo.


Certo, l'impero è un altro, come lo sono i suoi capri espiatori; e ai tempi del ceto medio generalizzato e televisivo, il linguaggio è molto più morbido. Soprattutto, al posto di un unico, fragile partito, ce ne sono ovunque due, identici tra di loro ma capaci di alternarsi più o meno all'infinito.


L'impero americano è infinitamente più forte della Germania sconfitta nella prima guerra mondiale, e si può quindi muovere in maniera più ragionata, ma anche più efficace.


Se fossimo una specie ragionevole, ci dovremmo quindi aspettare che non si parlasse più male del nazismo, per non far fare brutta figura al nuovo impero mondiale.


Invece, succede il contrario. Più la realtà attuale somiglia al nazismo, più si parla male del nazismo.


Ma mica con riferimento ai neocon americani, alla Halliburton, a Guantanamo, alla guerra infinita, all'esaltazione dello "scontro di civiltà", allo svuotamento della democrazia, alle migliaia di persone che ovunque nel mondo vengono perquisite, espulse, arrestate e spesso torturate o ammazzate solo perché sono musulmani.


No. I "nazisti che ritornano" sono al massimo qualche skinhead che ha bevuto una birra di troppo. Oppure, addirittura, sono le stesse vittime del nuovo nazismo, come le diverse comunità islamiche.


Qui torniamo a Girard, che (parlando dei Vangeli) spiega perfettamente tutto il meccanismo:


"Una versione più antica della stessa manovra è quella che Gesù rimprovera ai Farisei quando li vede innalzare tombe ai profeti uccisi dai loro padri. Le dimostrazioni spettacolari di pietà verso le vittime dei nostri predecessori dissimulano il più delle volte la volontà di giustificarci a spese di questi ultimi: 'Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri', si ripetono i Farisei, 'non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti'.

I figli ripetono i crimini dei loro padri proprio perché si credono moralmente superiori a loro."


René Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, pp. 40-41

Non è complicato. Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, ognuno di noi si sarebbe comportato proprio come si sta comportando oggi.


Aderendo, in massima parte, alla canea mimetica, al linciaggio collettivo, alla caccia al capro espiatorio, all'autoesaltazione della propria presunta civiltà.


E qualcuno, rifiutando di fare parte di tutto ciò.


Questo post è di Miguel Martinez



venerdì 15 luglio 2005

Lessico e bombe






Sulla foto: push for Bush.

Resilience  vuol dire, in italiano, la capacità di un materiale di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi. In inglese il termine è meno desueto, e più complesso: è indice di una capacità insieme di reazione, di resistenza e di ripresa.

Le sedi in cui il nuovo terrore si è depositato sono principalmente i non luoghi, gli spazi dove non si vive, si transita: gli aeroporti, i mezzi di trasporto, i locali pubblici. La guerra convenzionale ti viene a colpire dove sei, bombarda le abitazioni, entra a fucile spianato "casa per casa". Questo terrorismo (questa guerra non convenzionale) ti colpisce dove passi. La minaccia ti segue, ti accompagna. In questo modo la paura, letteralmente, ti paralizza. Induce a non muoverti per sentirti al sicuro. [...]

Non muoversi per sentirsi al sicuro.

[...] gli attentati, ormai da tempo, non puntano più sui "bersagli alti": leader politici, uomini di Stato e dell'esercito. Non solo perchè è, oggettivamente, difficile raggiungerli. Ma anche perchè i "bersagli bassi", oltre che vulnerabili, sono i più importanti, per le democrazie occidentali.


Leggi il post di Antonio Sofi


Resilienti di tutto il mondo uniamoci.

 Contro la guerra a bassa intensità, quella che punta ai bersagli bassi, tipo le coop agricole e i depositi del caffé del Nicaragua al tempo di Negroponte coordinatore dell'antiterrorismo in Honduras.  Oggi coordinatore generale dell'antiterrorismo su tutto il pianeta. Lo trovano puntualmente addormentato dopo le torri gemelle, Madrid, Londra. .. Parola.

Ma quando dorme il primo, veglia il secondo.

giovedì 14 luglio 2005



Beppe Grillo


 in audio


 

14 Luglio Pentecoste laica




Questa nuova società, che ho cercato di descri­vere e che voglio giudicare, è ancora sul nascere, il tempo non ne ha ancora fissato la forma; la grande rivoluzione che l’ha creata dura ancora e  in ciò che sta accadendo ai nostri giorni è quasi impossibile discernere ciò che deve passare con la rivoluzione stessa e ciò che deve restare dopo di essa. Il mondo che sorge è ancora seminascosto dai rottami del mondo che cade e, in mezzo all’immensa confusio­ne che regna nelle cose umane, nessuno potrebbe dire ciò che resterà delle vecchie istituzioni e degli antichi costumi e ciò che finirà per scomparire.

Alexis   DE TOCQUE VILLE

             La laicità e la società aperta

Aufklarung (letteralmente “chiarezza”) è la parola che nella lingua tedesca indica l’illuminismo ed è anche il titolo di un quadro allegorico dell’artista tedesco Daniel Chodowiecki, vissuto nel diciottesimo secolo. L’opera raffigura un carro con un carico pesante che percorre una strada solitaria; al lato c’è l’ombra minacciosa e oscura di un bosco, mentre sullo sfondo si vede un paese già immerso nella luce del mattino perché i raggi del sole stanno dissipando la nebbia cattolica.  Anche nella cultura cattolica c’è il riferimento alla luce con lo stesso significato di sottolineare il primato di un’idea.



La teoria della possibilità postula che in ogni situazione ci sia sempre qualcosa che manca, un lato rimasto in ombra che può essere portato alla luce. Ogni cosa lascia intravedere una prospettiva di superamento di quello che è dato, di ciò che è visibile, e non è detto che appaia a tutti nello stesso momento e con la stessa evidenza..

 …il principio democratico ha la capacità di introdurci nella complessità dell’uomo al riparo da ogni ri­duzionismo culturale o religioso. Il terreno di ricomposizione delle differenze non può essere che lo spazio pubblico, quello della relazione e del confronto, dove ciascuno dovrebbe sentirsi a proprio agio e mai costretto a dismettere idee e identità. La democrazia si gioca sul terreno reale del confronto e pro­duce effetti se c’è disponibilità culturale. Karl Popper, in uno dei suoi scritti più affascinanti, “Il mito della cornice”, critica la tesi secondo la quale il dia­logo sarebbe fecondo solo dentro un quadro culturale condiviso, sostenendo che sono proprio le posizioni distanti a rendere la discussione positiva e coin­volgente.  Io penso che in mezzo ad ogni contrapposizione si estenda uno sterminato campo che è quello dell’attività umana, in cui si maturano idee che tendono ad accomunare le persone e si delineano obbiettivi parziali e poteri utili a fronteggiare la transizione, alfine di realizzare una esistenza migliore, più dignitosa e tollerabile.

La democrazia è flessibilità, compromesso, con­sapevolezza di poter raggiungere solo punti d’equilibrio incerti, aggiustamenti precari, accomodamenti provvisori. La democrazia non ammette decisioni ir­revocabili; consapevolmente rinuncia all’onnipotenza e alla perfezione, perché l’idea di perfezione offende il rapporto che ogni individuo ha con se stesso e con i suoi simili; rifugge dalle forme di esaltazione e riposa sulla mediocrità, sul grigiore dell’uguaglianza e sul ragionare paziente. In democrazia il di­scorso politico procede per decisioni prese sulla base della maggioranza. La democrazia non è il regime della verità, rifiuta che la legge possa avere una o­rigine extrasociale: una società democratica deriva dal fatto che nessuno ha il dominio dei significati, che nessuno è al di sopra della legge e tutti ne sono al di sotto.  Le norme che regolano la convivenza civile non ricalcano un codi­ce ereditato dalla tradizione, ma sono il frutto di un patto collettivo. Il diritto positivo è l’oggetto e lo strumento dell’integrazione sociale. Registra gli avan­zamenti come gli arretramenti dell’umanità. E utile finché serve. 

 
Nulla garantisce nulla. Non basta neanche la volontà per garantire che le sorti della storia siano inevitabilmente magnifiche e progressive come abbiamo imparato da quella teoria filosofica chiamata “eterogenesi dei fini”, secondo cui l’ordine delle cose spesso non è prevedibile, è per lo più spontaneo e ininten­zionale perché i buoni propositi individuali, mescolandosi, possono generare risultati disastrosi per la collettività, allo stesso modo che da singole azioni non desiderate e magari negative possono nascere conseguenze positive per tutti.

Pagina conclusiva del libro:

Viviamo tutti nell’età dell’incertezza, un’incertezza che la democrazia anzi istituzionalizza. Stiamo barattando gran parte delle nostre sicurezze con una maggiore libertà. Gli inconvenienti della nostra condizione risultano uniti in modo inestricabile a quelli che pensiamo siano i suoi vantaggi. Dubbio e fati­ca nel tentare di costruire qualcosa che non ci è stato insegnato, sono i natura­li compagni di strada dell’autonomia e della emancipazione. Questa nostra società che sembra condurre allo scetticismo e all’individualismo è anche una società più libera di cercare il senso del suo progredire, magari più dispersa ma forse più adulta, che può trovare i motivi dello stare insieme proprio ri­mettendo in discussione tutte le separazioni storiche sinora imposte.

Non esistono scorciatoie al confronto democratico, nulla si può escludere a  priori. Tutto si decide insieme e quello che si decide dipenderà dal livello di approfondimento maturato, dalla disponibilità di ascolto delle ragioni altrui, dalla capacità di persuasione, di conquistare i consensi con gli argomenti che si riterrà liberamente di utilizzare. Il futuro sviluppo della società religiosa e di quella civile risiede proprio in questo difficile, ma anche inevitabile, con­fronto tra verità religiose e principi democratici, tra una Chiesa che in linea di principio esclude dal suo orizzonte la possibilità di modificare la propria na­tura e cifra strutturale e tuttavia non può fare a meno di interagire con la so­cietà civile, con le sue idee e con le sue istituzioni, e un sistema politico aperto e imperfetto che sopravvive solo a queste condizioni e che sta a ad ognuno e a ciascun fenomeno sociale contribuire a definire e a migliorare. Certo nessuno può prevedere gli esiti di processi così lunghi e complicati. Recita un detto: in fondo le strade le fanno quelli che ci camminano.



 


 



 


 


Da: Luciano Zannotti, La sana democrazia, verità della chiesa e principi dello Stato, G.Giappichelli ed. Torino, maggio 2005, €. 25.



NB. Le sottolineature e la citazione che segue sono mie.



 


 


 Antonio Machado  (1875-1939)

 Caminante, son tus huellas

el camino, y nada más;

caminante, no hay camino,

se hace camino al andar,

Al andar se hace el camino,

y al volver la vista atrás

se ve la senda que nunca

se ha de volver a pisar.

Caminante, no hay camino,

sino estelas en el mar.

 Camminante, sono le tue orme

Il cammino, e nulla più;

Camminante, non c’è cammino,

il cammino si fa andando,

Andando si fa il cammino,

e a volger lo sguardo indietro

si vede il sentiero che mai

può essere calpestato di nuovo.

Camminante, non c’è cammino

All’infuori delle stelle nel mare.




 


 


 

mercoledì 13 luglio 2005

Discorsi a     




      


Il presidente del senato italiano Marcello Pera ha detto che l'approvazione in Spagna del matrimonio tra omosessuali

e della legge che permette i divorzi rapidi sono "un trionfo" del laicismo dilagante in Europa e una

dimostrazione della carenza d'identità europea, che ha trasformato l'occidente in un obiettivo del terrorismo

islamico. Intervenendo all'inaugurazione di un campus universitario a Navacerrada, non lontano da Madrid, Pera ha

aggiunto che l'Europa sta perdendo progressivamente la sua identità a causa del "relativismo culturale" imperante.


El Mundo, Spagna [in spagnolo - a pagamento]


Esercizio lessicale


Il Cremlino è come un guidatore il cui parabrezza sia stato sostituito con uno schermo televisivo. Invece del tornante di montagna che ha davanti il guidatore vede solo un’autostrada libera. In queste condizioni la corsa non durerà a lungo.


Trovato qui


 Prova a sostituire Cremlino con qualche sinonimo.

sabato 9 luglio 2005

Veni creator spiritus

9 luglio, 10:32 · Flavio Grassi


Il cardinale Christoph Schönborn, teologo austriaco molto vicino a Benedetto XVI, definisce la posizione del cattolicesimo ratzingeriano a proposito dell’evoluzione, posizione che converge con quella dei neocreazionisti della destra evangelica americana. E – non a caso – lancia il suo anatema contro chi attribuisce alla chiesa cattolica «l’accettazione o almeno tolleranza» della visione scientifica darwiniana proprio dalle colonne del più prestigioso giornale americano.


Questo il succo della dichiarazione di guerra:


L’evoluzione nel senso di un’ascendenza comune può anche essere vera, ma l’evoluzione nel senso neo-darwiniano – un processo senza guida e pianificazione, basato su variazioni casuali e selezione naturale – non lo è.


E, citando un documento redatto nel 2004 dalla Commissione teologica internazionale, ribadisce il dogma deista:


Un processo evolutivo privo di guida, tale da porsi al di fuori della divina provvidenza, semplicemente non può esistere.


Le reazioni sono state quelle prevedibili: entusiasmo da parte degli antievoluzionisti ma «confusione, sconcerto e anche rabbia» da parte di scienziati e insegnanti di scienze. Oggi il Times le riporta, insieme a uleriori dichiarazioni del cardinale, in un servizio di prima pagina, che chiosa:


I cattolici americani e la destra cristiana evangelica hanno formato un potente fronte unito nell’opposizione contro aborto, ricerca sulle cellule staminali ed eutanasia, ma finora si sono divisi sulla pena di morte e sull’insegnamento dell’evoluzione. L’articolo del cardinale Schönborn e i suoi commenti indicano che la chiesa potrebbe ora entrare nel dibattito sull’evoluzione appoggiando con forza le posizioni di coloro che si oppongono all’insegnamento esclusivo dell’evoluzione stessa.


Il post di pfaall

( Ignoranza ottavo sacramento (S.Francesco di Sales).

venerdì 8 luglio 2005

Casentino multietnico


Sabato 2 luglio, in Piazza a Soci, Festa dei popoli. Seduto tra la folla multietnica, in un piazza di paese che fino a una generazione prima aveva visto facce straniere solo dentro le divise di soldati tedeschi e alleati, mi sembrava di sognare e andavo col pensiero a resuscitare i morti del vicino cimitero per il divertimento di vederli affacciati ai lati della piazza a osservare il mondo vario e multicolore che era venuto fin lì a trovarli. Quando a Lierna, lì a due passi, la festa dei miei zii e cugini contadini era l'arrivo del postino con la vecchia pesante bicicletta da bersagliere che veniva a portare una cartolina inviata da gente che abitava lontano: un soldatino che scriveva da Napoli, Milano, Roma, Cagliari. Io, che sono io, ho visto il mare a 16 anni. Ma il treno  Arezzo-Stia lo conobbi subito perché era già nato nell'Ottocento. Emozioni. E c'è chi mi vuole convincere, alla mia età, che le bombe di Londra le abbiano messe i parenti di questa gente. Vate, scorda gli Achei, scorda le fole. Non credere ai pazzi furiosi (sempre più furiosi!) che ti vogliono arruolare contro i "terroristi". Ricordati Brecht:  occhio, a volte il nemico è quello che ti guida. Beh, guardiamoci un po' di foto (qui a fianco).  Un'occhiata anche a queste.

Al Ciaida - Fuoco amico


Ghe pensi mi





 



 




Bush parla da comandante: "Attacco a tutti i popoli civili"

Il G8 di Blair, dell'Africa e del clima finisce ancora

prima di iniziare
poco dopo le nove di mattina, quando il

premier britannico sussurra a George W. Bush che

un'esplosione ha colpito la metropolitana di Londra. Erano

passati circa venti minuti dalla prima bomba e il vertice

dei grandi si trasforma in una sorta di consiglio di guerra

con il presidente americano a dirigere le operazioni: il

summit deve continuare, sotto l'attacco terroristico

qualsiasi rinvio sarebbe un cedimento inaccettabile. Blair

è d'accordo, il parere degli altri quasi non conta; se

qualcuno aveva delle perplessità non le manifesta
, il

vertice è temporaneamente sospeso solo per cinquanta

minuti.

[Alberto Flores D'Arcais - La Repubblica - a pagamento]


Fontana malata

america pazza

europa depressa

italia va a messa

la voce di londra

ritorna a parlare:

bum...bum...bum...

Negro ponte manda ddire

mossad giusta posto giusto

bin se aspetto laden

stiamo freschi quando

saddam fare noi si fa

ciaidatti da fare

frati bigi sotto il ponte

negro sono

pur se bianco

calvi siano o pur pelati

cali pari tutti uguali

aldo moro tutti mori

abu graib te lo scordi

vai alla scuola

di fort notting

fuoco amico

fuoco bello

frate foco

san francesco

frate bigio

mi rinfresco

Tale bani tali noi

e Jehadi non rifiati

fuoco e fiamme sulla terra

qui con bush

si va alla guerra

dopo irak

siam pieni d'iran

te l'ho a dir o tel a viv?

tutti zitti nel loggione

sono il re non un coglione

finche voi così buoni

vi calate i panta loni.



Ma davvero pensavate

di occupar la vostra mente

qui con l'Africa e l'ambiente?


Occhio ragazzi

giovedì 7 luglio 2005

Pier Ferdinando 


Firenze li 2 / 7 / 2005


 Al  Presidente della Camera dei Deputati on. Pierferdinando Casini


  On. Presidente ,


 ci permettiamo di scriverle per significarle la nostra sorpresa nel leggere  le sue dichiarazioni in terra di Spagna sui matrimoni  e le adozioni  gay che il governo spagnolo si appresta a legalizzare prossimamente  con legge.


Stupore e amarezza, vogliamo chiarire, non per le sue convinzioni personali che  con pieno diritto attengono alla sua coscienza e alla coscienza di ciascun cittadino,  ma per l'uso quantomeno  anomalo della sua funzione istituzionale. Non ci sembra giusto che la terza carica dello Stato si rechi in un paese amico per sottoporre ad  aspra critica l'operato di quel  governo su questioni etiche di questo tipo che riguardano soltanto quella istituzione e quel paese, il che non contribuisce certamente al mantenimento di buoni rapporti istituzionali.


Ciò che ci sembrerebbe ovvio per un  rappresentante di partito ci sembra improprio  per una sì alta carica istituzionale.


Le sue convinzioni personali  crediamo non dovrebbero spingerla al punto di confonderle di fatto con il suo ruolo di Presidente della Camera.


E' nostra convinzione che le istituzioni  debbano restare neutrali rispetto a materie eticamente  così controverse in modo da garantire pluralismo delle idee, libertà e pari dignità sociale a tutti i  cittadini come previsto dall'art. 3 della nostra  Costituzione di cui Lei , per la sua carica , é garante.


Proprio alcuni giorni or sono il Presidente della Repubblica nel ricevere al Quirinale Papa Benedetto XVI ricordava " la necessaria distinzione tra il credo religioso di ciascuno e la vita della comunità civile regolata dalle leggi della Repubblica" e come la "delimitazione dei rispettivi ambiti rafforza la capacità delle autorità della Repubblica e delle autorità religiose di svolgere  appieno le rispettive missioni".


Quindi non siamo qui a contestare il suo pieno diritto ai suoi convincimenti ma  semmai all'uso, che a noi appare distorto della Sua funzione istituzionale.


Sentivamo il bisogno di esprimerle il nostro parere informandola che anche tra i sottoscritti vi sono , al riguardo dei matrimoni e adozioni gay, posizioni differenziate, come é giusto che sia in uno Stato laico  che proprio in quanto tale garantisce il rispetto delle varie opinioni.


   Nella speranza che voglia cogliere il significato genuino della nostra lettera, la salutiamo cordialmente.


  P.S.  Se vorrà farci giungere cortesemente un cenno di risposta ne saremo lieti.


   E-mail: lmontemaggi@ supereva .it  oppure , Istituto Gramsci Toscano via Giampaolo Orsini 44 Firenze


Seguono i firmatari, tra cui Barbabianca.


Non bisogna dare tregua ai politici che vendono le anime degli altri. Il vero male d’Italia non sono i chierici, ma i laici che si servono dei chierici per fini di potere. Se i chierici sono clericali nulla di strano. Ma dobbiamo dire basta ai nostri rappresentanti politici che agiscono come chierici, in Parlamento, nel Governo, in Rai, in Regione, in tutte le Istituzioni repubblicane. Stanno svendendo le nostre anime, a prezzi stracciati. E’ il mercato degli schiavi, e l’Italia è quello che era Zanzibar per i portoghesi. Parole grosse?