Un libro in regalo
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Segnalato sul blog di Mantellini
...La proprietà intellettuale è l'ultimo valore venerato dall'economia capitalista.
Si tratta di un culto recente, propagandato con fervore sempre maggiore negli
ultimi due o tre decenni, mentre l'economia del mondo occidentale è andata
progressivamente smaterializzandosi e digitalizzandosi: l'industria ha lasciato
spazio all'economia dei servizi, in cui la merce più scambiata sul mercato è
l'informazione. Ma l'informazione, come tutti i beni immateriali, è una merce
anomala: può essere copiata, diffusa e condivisa senza troppo sforzo. Provate a
fare lo stesso con una tonnellata di carbone, e capirete la differenza.
Anzi, dal punto di vista economico, un prodotto che si cambia così facilmente
non è nemmeno una "merce", ma un "bene comune", di cui nessuno può davvero
appropriarsi. E il capitalismo non poteva certo riconoscere di aver creato, in
quella che sembra sempre di più essere una fase finale di questo sistema
economico, un'economia basata sui beni comuni, antitesi della privatizzazione,
dunque del capitalismo medesimo.
Perciò, un apparato potentissimo, formato da grandi imprese, governi, gruppi di
pressione e organismi sovranazionali, si è messo in moto per convincere anche i
più scettici che utilizzare le idee altrui senza pagare sia un furto e che le
idee, oltre ad un valore d'uso, hanno anche un valore di scambio, misurabile in
moneta sonante. Gli strumenti giuridici per regolare questa nuova economia sono
il brevetto e il diritto d'autore, o copyright: grazie ad essi, l'autore
rispettivamente di una tecnologia o di un'opera letteraria o artistica detiene
per alcuni decenni il diritto esclusivo allo sfruttamento commerciale della
propria invenzione. Paradossalmente, negli stessi anni si abbattevano barriere
doganali e monopoli in favore della competizione di mercato (persino laddove il
mercato non garantisce un'equa distribuzione delle risorse) perché la democrazia
esigerebbe anche illimitata libertà economica: con notevole spregiudicatezza, le
stesse ragioni oggi giustificano monopoli "immateriali" anche crudeli (si pensi
ai brevetti sui farmaci).
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