giovedì 15 maggio 2008

Senza bavaglio, con Travaglio

Io non ci sto.


Nei paesi democratici il ruolo dei giornalisti è proprio quello di osservare, verificare e poi raccontare. Si chiama "diritto di cronaca". E' uno dei diritti fondamentali su cui si fonda la democrazia. Si racconta se il politico tradisce la moglie, se in gioventù si faceva qualche spinello, se è stato in un centro di riabilitazione per etilisti, se ha truccato le carte per non andare in guerra. Per alcuni elettori queste informazioni sono importanti. C'è chi non ama essere rappresentato da un donnaiolo, e chi non vuole essere rappresentato da un pavido. È un loro diritto: ognuno deve poter scegliere da chi farsi rappresentare in base ai propri valori e  avendone tutte le informazioni necessarie.

Ai politici, in tutto il mondo libero, questo non piace, ma accettano. Sono le regole del gioco democratico, le uniche inventate finora, di meglio per ora non abbiamo. E queste regole hanno costretto alla dimissione presidenti degli Stati Uniti e ministri di vari governi.

Tocca al giudice appurare se il giornalista dice il falso.

Ora la domanda di attualità è: il giornalista Marco Travaglio ha raccontato un fatto vero che riguarda Renato Schifani o un fatto falso?

Schifani & Co, l'opposizione & Co e anche gli organismi "DI CONTROLLO" della Rai possono indignarsi quanto vogliono, ma l'unico strumento democratico che ha Schifani è ricorrere al giudice, incaricato in democrazia di valutare se Travaglio ha detto il vero o il falso.

Tutte le altre prese di posizione mirano solo a limitare la democrazia e la libertà di critica della stampa.


Io ho firmato


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Per saperne di più.


Non ci facciamo mangiare il bischero dalle mosche. (Proverbio toscano)

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