Nella novella si possono individuare diversi momenti del personaggio Piscitello: la storia lo trasformerà da uomo probo a uomo insignificante.
Il 1930 è l'anno caratterizzato da una eccessiva presenza di cartacce che evidenziano come il potere e la burocrazia impiegatizia si sia ampiamente diffuso. Piscitello lavora in mezzo alle cartacce. Egli ha tuttavia un difetto, la sbadigliarella nervosa a cui si aggiunge un segreto inconfessabile: a cinquant'anni suonati non è riuscito a diventare impiegato di ruolo. Piscitello non vuole fare politica “e mi sono trovato sempre bene”, dice, non regge tuttavia alla costrizione da parte del Podestà e da parte della moglie. Il primo ha un argomento inconfutabile “L'ha capito che si tratta del pane?”, la seconda porta avanti motivazioni inattaccabili “Sai cos'ha detto il Papa? Che quell'uomo lo ha mandato la Provvidenza”.
Dal 1930 al 1934 Piscitello è iscritto al fascio, il distintivo si è posato sulla sua giacca nera. Gli italiani con la testa completamente rapata e irrigidita sulle spalle drizzate sembrano spirare furore, la sua faccia, invece, è improntata a un'antica dolcezza. In questa situazione di inadeguatezza avviene la sua trasformazione: l'odio, il più forsennato e cieco odio si impadronisce di lui. Egli lo manifesta borbottando frasi ingiuriose. Egli si difende così da un sistema che è diventato onnipresente e che dice le cose “sempre più forte, sempre più dentro l'orecchio, la radio dei vicini erano sempre più aperte, facendo tremare nei bicchieri, nelle caraffe, nei vetri dei balconi e delle credenze, i loro evviva e battimani e Credere! Obbedire! Combattere!”.
Gli anni dal 1936 al 1937 sono i più neri per Aldo Piscitello, egli si sente “come una mosca in Gennaio”; vorrebbe esprimere la sua opposizione al regime ma di tutte le cose che ha in testa egli riesce a malo modo a concludere “Infine, dobbiamo mettere gli stivali”. Lo stivale che Aldo Piscitello è costretto con fatica a mettersi nella giornata dedicata all'adunata diventa il simbolo di un sistema grigio e opprimente, di lì a poco tutto diventerà più buio e più nero.
Dal 1938 al 1940 l'odio di Piscitello diventa sempre più ardito e perfetto ma il buio si impossessa del suo cuore e quello stesso buio invade le scale, le case, le città. A guerra ormai iniziata i giornali, la radio ordinarono l'oscuramento e la città “parve un mucchio di carbone umido”. E dopo cosa accade? Anche il narratore non sa esattamente che cosa dire. La guerra travolge la vita di tutti e la diffidenza condiziona i rapporti personali, come nel 1930; lo stesso Podestà convoca Piscitello nel gabinetto stile impero e lo vuole punire perchè è stato sorpreso in un locale pubblico mentre sghignazza davanti alla radio che comunica i bollettini di guerra.
Ma intanto gli alleati sbarcano in Sicilia, e allora comincia la grande commedia dei furbi che cambiano casacca; solo la buona fede e l'ingenuità di Piscitello non sa adeguarsi. Egli verrà licenziato: né odio, né amore abitavano ormai quel piccolo uomo aggobbato.
L'eroe-personaggio, dunque, è il simbolo della vita umana e quotidiana travolta dai fatti della storia pubblica, anzi offeso dalla storia proprio perchè non si adatta alle assurdità del mondo e alla goffa comicità della politica che stravolge i valori nei quali lui ha sempre creduto.
Il film di Luigi Zampa
Proiettato per la prima volta al Lido nel 1948 (dove venne premiato con la coppia Enic quale film italiano di miglior fattura tecnica), ''Anni difficili'' suscito' immediatamente accese polemiche politiche, accuse di ''speculazione sulle brutture della patria'' e addirittura un'interrogazione parlamentare.
Anni difficili è stati presentato restaurato a questa ultima mostra di Venezia. Vitaliano Brancati lo presentò così:
Il vecchio con gli stivali apparve nel 1944 nella rivista Aretusa, mentre il Nord era ancora sotto i tedeschi e i capi del neofascismo, che avrebbero trovato la morte nell'estate del 1945, erano ancora vivi. Nella sceneggiatura il racconto si è arricchito di personaggi ed episodi; attraverso un figlio, che è richiamato alle armi in tutte le occasioni e muore nel ?43 in vista della propria casa, è intervenuto un motivo quasi tragico. La figlia di Piscitello è diventata una dannunziana sul modello della ragazza di un altro mio racconto "Singolare avventura di Francesco Maria". Nello stesso tempo la commedia del costume, nella quale principalmente consiste la storia dei vent'anni, almeno secondo me, è diventata più pittoresca.
Nella riduzione cinematografica, ho lavorato assiduamente insieme a quello sceneggiatore straordinario che è Sergio Amidei. Zampa ha avuto molte fortune, se fortune si possono chiamare le occasioni procurate dal proprio ingegno: un attore principale di gran forza, Umberto Spadaro le cui migliori qualità erano rimaste sconosciute fino ad ora e una bella città, Modica, oltre a un infinito numero di altri attori, fra cui Girotti, la Ninchi, Giovanni Grasso, e molti privati cittadini trasformatisi ottimamente in federali, ispettori, spie ecc. Ma, come ripeto, la sua fortuna principale è quella che sempre l'accompagna, cioè la sua stessa genialità.
Io spero che la commedia del costume non sia presa come un'accusa agli Italiani, ma piuttosto come una confessione comune, perché anch'io a quella commedia partecipai... Ridere dei propri difetti è la migliore virtù dei popoli civili; anzi, dirò di più: il segno più chiaro della civiltà di un popolo è il fatto che esso non lascia agli altri la prerogativa di mettere a nudo i suoi difetti. Nessuno è in grado di ridere di una persona o di un popolo che sa ridere di sé. Quando il fascismo voleva accusare l'Inghilterra, non trovava di meglio che citare le accuse degli stessi scrittori inglesi: e non s'accorgeva che, citando quegli scrittori, metteva in rilievo, più che i difetti censurati, la lealtà, il coraggio di censurare sé stessi.
Così l'arma, adoperata dallo straniero, si rivolge contro chi l'adopera.
Vitaliano Brancati in Almanacco del cinema italiano, 1948
Un po' di cinema italiano. Basta con Rossella O' Hara. Tra l'altro piuttosto antipatica.
Nota peregrina
Piscitello si mise gli stivali da fascista per strappare da vivere. Mi sembra che qualcuno si sia messo in testa di far calzare gli stessi stivali a milioni di italiani, compresi me e te che leggi. Ritorna in grande auge l'antica Trinità: Dio-Vaticano, Patria-Fascismo, Famiglia-Cosca.
Pare abbiano fatto un patto di ferro
là sui sette colli.
Ma perché si deve sempre essere
tanto ma tanto polli?
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