Non quello sociale e politico, ma quello di oggi 10 novembre in Casentino, località Lame di Ortignano-Raggiolo.
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore...
Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
A Raggiolo, dal primo di Novembre, il vecchio mulino del 1700, recentemente ristrutturato, è divenuto patrimonio pubblico annesso al percorso dell'ecomuseo della castagna.
Le castagne hanno costituito per secoli la base alimentare della montagna casentinese e di conseguenza la coltura del castagno e la castagnatura erano operazioni centrali nel ciclo annuale. La sopravvivenza era garantita da questo frutto.
Una filastrocca recita così:
Raggiolo in mezzo tra due fiumi giace
la sua ricchezza son le quattro brice
ma se le brice non vengono a bono
vedo ballar Raggiolo senza sono.
La “Castagnatura” era un periodo di circa due mesi e mezzo che iniziava a ottobre.
Un vecchio detto dice “S.Michele, la castagna nel paniere” e si riferisce alla ricorrenza del Santo Patrono di Raggiolo che cade il 29 settembre, giorno di festa grande.
Dopo quella data le foglie cominciano a ingiallire e dalle rame, piene di ricci, cominciano a cadere le prime castagne.
A metà ottobre la “castagnatura” era in pieno svolgimento. Dopo la fine di ottobre iniziava l'ultima fase della raccolta. Era la “ricerca”, in cui si andava a scovare le castagne rimaste sotto lo spesso strato di foglie, aiutandosi con la forca, ricavata da un ramo di castagno biforcuto.
Poi arrivava la “busca”: chiunque poteva andare liberamente in cerca in tutte le selvi delle castagne rimaste.
Finita la raccolta si portavano le castagne a seccare. Se i castagneti erano vicini a casa, ci si caricavano “a reni” o sulla “miccia” i sacchi pieni del raccolto e si depositavano nel seccatoio, che generalmente si trovava a fianco della casa; se invece erano lontani, il seccatoio era costruito in mezzo alla selva.
Il lavoro nel seccatoio durava quasi due mesi, giorno e notte, perché il fuoco non si doveva mai spengere.
Ho citato Raggiolo, ma avrei dovuto dire Cuorle, in quel di Poppi, tempo d'infanzia, periodo di guerra, cosa volevano dire per noi le castagne col baldino, la pulenda dolce, le brici e le ballotte. Mi ricordo quel giorno di novembre quando con Umberto di Canapino si partì da Piazza Nova, Ponte a Poppi, per il bosco di S.Torello, con due sporte per le castagne, l'invidia per i grandi (tutti gli adulti liberi del paese...)con i sacchi pieni di marroni, raggiolane e pistoiesi, e me e Umberto niente. La vista del seccatoio, le castagne stese allora allora sui graticci, il tentativo di furto, l'arrivo del boscaiolo, la fuga e la paura come non l'avevano avuta i partigiani del Pratomagno di fronte alla Brigata Goering inviata apposta dalla Polonia per l'operazione di "ricerca e distruzione...
Le castagne erano pane e a casa le mamme s'spettavano di far le ballotte.
"Oggi, 10 Novembre 2008, è il giorno più bello da Agosto". Parola di Stefano.
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