e le sue vittime a Gaza
(Ilan Pappe 15 gennaio 2009)
Israele è ancora una volta divorata da una furia sacrificale che traduce in politiche distruttive nella Striscia di Gaza. Questa autogiustificazione spaventosa per l’inumanità e l’impunità non è soltanto sconcertante, ma è un argomento sul quale soffermarsi se si vuole comprendere l’immunità internazionale per il massacro che infuria a Gaza.
E’ anzitutto fondata su bugie pure e semplici trasmesse con una neolingua che ricorda i giorni più bui dell’Europa del 1930. Ogni mezz’ora un bollettino d’informazioni su radio e televisione descrive le vittime di Gaza come terroristi e le uccisioni di centinaia di persone come un atto di autodifesa. Israele presenta sé stessa al suo popolo come la vittima sacrificale che si difende contro un grande demonio. Il mondo accademico è reclutato per spiegare quanto demoniaca e mostruosa è la lotta palestinese, se è condotta da Hamas. Questi sono gli stessi studiosi che demonizzarono l’ultimo leader palestinese Yasser Arafat nel primo periodo e delegittimarono il suo movimento Fatah durante la seconda intifada palestinese.
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FAzi ed. aprile 2008, € 19
La scheda del libro
Pappe (nato ad Haifa nel 1954 da genitori scampati alla Shoah) ricostruisce tramite documenti desecretati il processo di vera e propria pulizia etnica pianificato a tavolino dalla leadership ebraica del tempo.
Assedi, bombardamento di villaggi e centri abitati, incendi di case, proprietà e beni, espulsioni e demolizioni e infine la posa di mine tra le macerie per impedire agli espulsi di ritornare: questa la strategia pianificata e messa in atto nel 1948 secondo la ricostruzione di Pappe che, rifacendosi alle definizioni ufficiali di pulizia etnica, accusa quindi Israele di aver compiuto un crimine contro l’umanità e di essere moralmente e politicamente responsabile della cacciata dei palestinesi.
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