martedì 14 febbraio 2006

“Il cristianesimo è compatibile con la democrazia?”


1. Oggi pomeriggio, 13 febbraio, presso l'Aula Magna della Facoltà valdese di teologia in Roma, Via Pietro Cossa 42, si è tenuto un interessante dibattito sul tema:
“Il cristianesimo è compatibile con la democrazia?” - Fede, relativismo, etica pubblica, concordato.


Ne hanno discusso:


- mons. Rino Fisichella - Rettore della Pontificia Università Lateranense


- Maria Bonafede - Moderatore della Tavola Valdese


- Paolo Flores d'Arcais - Direttore di MicroMega.


Il dibattito si è soffermato molto sull'eutanasia, o meglio sul suicidio assistito. L'argomento è stato volutamente posto da Flores d'Arcais in quanto tocca esclusivamente la vita della persona o individuo singolo, senza incidere sui diritti di altri soggetti, persone o embrioni che siano. Sostiene, giustamente, Flores d'Arcais che in presenza di situazioni particolari, quando la vita diventa una tortura, spetta esclusivamente alla persona interessata decidere sulla propria vita. A questa tesi, condivisa dalla rappresentante della Chiesa Valdese, si è dichiarato contrario Mons. Fisichella, argomentando che la vita è un bene comune, sul quale si basa l'intera umanità e pertanto non rientra nella disponibilità della persona singola. Come si può rilevare, la tesi di Mons. Fisichella è una variante, aggiornata al luogo ed ai tempi, della tesi classica della Chiesa cattolica "la vita è un dono di Dio ed a Lui appartiene". 


In proposito, ci permettiamo di ricordare una frase tratta da “La libertà”  – di Stuart Mill.


.... «Sopra se stesso, sul suo corpo, e sul suo spirito l’individuo è sovrano. Nessuno può essere costretto a fare o non fare qualche cosa per la ragione che sarebbe meglio per lui, o perché quella cosa lo renderebbe più felice, o perché nella mente dei terzi ciò sarebbe saggio od anche giusto. Le colpe puramente personali non possono dar luogo ad alcuna misura, né preventiva, né punitiva»....


2. Sul tema della laicità, ed in particolare delle "vignette" sull'Islam che ha visto diversi interventi del "gruppo yahoo", riportiamo una "lettera" di Corrado Augias, pubblicata su la Repubblica di sabato 11 febbraio


TRA SENTIMENTO RELIGIOSO E TOLLERANZA LAICA


Gentile Augias, in merito alla questione «libertà di satira e religioni», lei ha definito il ragionamento di Amos Oz («Per un laico la libertà d'espressione è sacra quanto la figura di Maometto per un musulmano»), più sottile di quello di Yehoshua, che non ha condiviso la pubblicazione delle vignette.


Personalmente io, laico, non credente e certo favorevole alla libertà di espressione, mi sento più vicino alla posizione di Yehoshua e di Umberto Galimberti, che su Repubblica di lunedì indica tra i principi della nostra civiltà anche l'«assoluto» rispetto della religione, in quanto «affonda le sue radici nella parte pre-razionale di ciascuno di noi».


Secondo me la laicità, affrancando l'uomo dal giogo del dogmatismo religioso, permette all'individuo innanzitutto la libertà del Dubbio, di considerare le cose da diversi punti di vista. Sotto un regime non democratico, non manca soltanto la libertà di esprimersi, manca anche la possibilità di sottrarsi al ribadirsi ottuso del pensiero dominante.


Ecco dunque come, in un periodo storico già così tanto segnato da fratture all'interno della società, l'essere laici può consentire in taluni casi un paradossale «superamento» della libertà di parola, a favore di una libertà di non-dire: in modo da non ferire altre coscienze che, in base a diversi destini, si trovano ad esprimere sensibilità diverse.


Luca Mirarchi - miro801@virgilio. it


Risponde Augias
La difficoltà di maneggiare questa tragica vicenda sta nel fatto che molte sono le opinioni possibili a seconda dell'angolo dal quale la si osserva.


Trascuro ovviamente le strumentalizzazioni volgari come ad esempio quelle dei leghisti che scoprono d'improvviso la libertà di satira dopo aver contribuito a far cacciare dalla Rai molti ottimi autori satirici.


La libertà di stampa, e di satira, è una conquista ignota al mondo islamico, conseguenza della mancata separazione tra legge divina e codice penale. E' tollerabile che, in considerazione di questo, la nostra libertà, faticosamente conquistata, ne venga ridotta? lo credo di sì. Non per il rispetto 'assoluto' della religione che fa parte della parte pre-razionale del genere umano, come sostiene l'amico Umberto Galimberti; per una ragione molto più pratica: il senso dell'opportunità politica.


In Gran Bretagna e negli Stati Uniti, paesi liberali come mai altri, si sono verificate circostanze in cui, per motivi d'interesse nazionale, il governo ha proibito la diffusione di notizie che potevano ledere l'interesse nazionale.


Casi eccezionali, ovviamente. Che però hanno rotto la regola, stabilendo l'eccezione. Anche senza arrivare al governo, sono certo che se il direttore danese di quel giornale avesse previsto la gravità delle reazioni avrebbe rinunciato a pubblicare le vignette. Il contatto ravvicinato con l'lslam mette ogni giorno a confronto due civilizzazioni, due sensibilità, due sistemi giuridici, molto diversi. Non possiamo non tenerne conto perché se la libertà di stampa è un bene, la pace è un bene ancora più grande. Un'altra cosa potremmo fare: combattere il fanatismo di casa nostra, mostrare con l'esempio che il sentimento religioso è importante e anzi sacro ma che la tolleranza laica tra le varie fedi, o mancanza di fede, è la più solida garanzia per la pacifica convivenza.


La lettera di Augias ci ricorda che non esistono diritti eterni e intoccabili, in quanto esistono le eccezioni, dettate dalla necessità di tenere conto di altri diritti. Anche il diritto di critica e la libertà di stampa, fondamenti della nostra democrazia, hanno le loro eccezioni: l'importante è che siano decise democraticamente. E ciò vale anche per l'eutanasia.


3. Come già comunicato, dopo aver chiesto inutilmente per oltre un anno al Presidente del Senato, prof. Marcello Pera, un incontro per consegnargli la petizione sottoscritta da oltre 2000 cittadini a sostegno della proposta di legge Battisti per la depenalizzazione dell'eutanasia, considerato che la legislatura è ormai al termine, abbiamo consegnato comunque all'Ufficio postale del Senato la relativa documentazione affinchè ne resti almeno traccia.


Il servizio assemblea del Senato ci ha prontamente risposto comunicandoci che la nostra petizione è stata annunciata in aula l'8 febbraio e quindi rimessa alle competenti Commissioni. A conferma di ciò, ci ha anche inviato il verbale della seduta (vedasi allegato). Confidiamo che il nuovo Parlamento dimostri una maggiore sensibilità (ci vuole poco..) nei confronti non soltanto dell'eutanasia e del testamento biologico, ma della bioetica in generale.


Cordiali saluti  Giampietro Sestini

5 commenti:

  1. pertanto, se vedi uno che si sta buttando dal ponte tu non lo fermi, in ossequio all'assunto di Mill. Ti affacci, aspetti che si butta, lo guardi precipitare e quando si è sfracellato al suolo ti dici soddisfatto: viva la libertà.

    saluti

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  2. Il nocciolo del post è questo:



    Sostiene, giustamente, Flores d'Arcais che in presenza di situazioni particolari, quando la vita diventa una tortura, spetta esclusivamente alla persona interessata decidere sulla propria vita. A questa tesi, condivisa dalla rappresentante della Chiesa Valdese, si è dichiarato contrario Mons. Fisichella, argomentando che la vita è un bene comune, sul quale si basa l'intera umanità e pertanto non rientra nella disponibilità della persona singola. Come si può rilevare, la tesi di Mons. Fisichella è una variante, aggiornata al luogo ed ai tempi, della tesi classica della Chiesa cattolica "la vita è un dono di Dio ed a Lui appartiene".



    Due chiese, due soluzioni. Dove sta l'inghippo?

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  3. si, ma ripeto, se uno si sta buttando dal ponte, perchè per lui "la vita è diventata una tortura", per citarti, lo dobbiamo fermare o dobbiamo star lì a guadare che si butta? O magari gli diamo una spinta noi? Lascia stare Dio e la Chiesa. Spiegami come la vedi tu, mi interessa.

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  4. questo è il mio testamento biologico, formulato per iscritto e depositato presso l'Associazione per l'eutanasia.



    Disposizioni generali

    Per questi motivi dispongo quanto segue:

    Dispongo che.interventi oggi comunemente definiti "provvedimenti di sostegno vitale" e che consistono in misure urgenti quali, ad esempio, la rianimazione cardiopolmonare, la ventilazione assistita, la dialisi, la chirurgia d'urgenza, le trasfusioni di sangue, l'alimentazione artificiale, non siano messi in atto, qualora il loro risultato fosse, a giudizio di due medici, dei quali uno specialista:

    il prolungamento del mio morire;

    il mantenimento di uno stato d'incoscienza permanente;

    il mantenimento di uno stato di demenza avanzata.

    In particolare, nel caso io fossi affetto da una malattia allo stadio terminale, da una malattia o una lesione cerebrale invalidante e irreversibile, da una malattia implicante l'utilizzo permanente di macchine o altri sistemi artificiali e tale da impedirmi una normale vita di relazione, rifiuto qualsiasi forma di rianimazione o continuazione dell'esistenza dipendente da macchine e non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico.



    Chiedo inoltre formalmente che nel caso fossi affetto da una delle malattie sopra indicate siano intrapresi tutti i provvedimenti atti ad alleviare le mie sofferenze, compreso in particolare l'uso di farmaci oppiacei, anche se essi rischiassero di anticipare la fine della mia vita.



    Disposizioni particolari - Eutanasia



    Nella prospettiva, inoltre, di un'auspicata depenalizzazione, anche nel nostro paese, dell'eutanasia, nel caso in cui anche la sospensione di ogni trattamento terapeutico non determini la morte, chiedo che mi sia praticato il trattamento eutanasico, nel modo che sarà ritenuto più opportuno per la conclusione serena della mia esistenza.



    Il testo completo lo trovi qui.



    http://urbanocipriani.splinder.com/1118736134#5028331

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  5. Da leggere:

    Umberto Veronesi, Il diritto di morire,Mondadori, Novembre 2005, euro 12. Ciao.

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