martedì 21 marzo 2006


Le pietre sono parole


"Forse le Grandi Madri possono soccorrerci. Ci parlano di rispetto, reciprocità, calore, ci raccontano del loro infinito amore per tutto ciò che vive semplicemente perché vive, è creato, ci offrono morbide ricettività da opporre a ogni violenza. Le Grandi Madri privilegiano l’ultimo e il primo nella stessa misura, antepongono l’autoregolazione all’imposizione, il molteplice all’unico, la pace alla guerra. Il loro universo non è la contrapposizione a quello maschile, ma una nuova modalità di rapportarsi che lo contenga, una speranza aperta all’infinito."
Paolo Tranchina (nella foto con Marisa e Paola), psicanalista, mostra le sue pietre scolpite alla Libreria Chiari in Piazza Salvemini (Via ghibellina, accanto al Verdi) dal 21 marzo all'11 aprile 2006.
L'abbiamo incontrato per caso sabato 18 marzo, Paola, Marisa e il barba, uscendo dal Bargello in via del Proconsolo dopo la visita alla mostra del Gianbologna.  Foto prese in libreria.
Inaugurazione alle 18,30 di oggi (data del post). Vale la pena.


Vale la pena anche la visita alla mostra del Gianbologna.
Ecco alcune  indicazioni veloci:
Prezzo biglietto
Intero Euro 7,00 (comprensivo dell'ingresso al museo)
Ridotto Euro 3,50 per i cittadini della Comunità Europea tra i 18 e i 25 anni
Gratuito per i cittadini della Comunità Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni
Sede espositiva
Museo Nazionale del Bargello, Firenze
Via del Proconsolo, 4
Periodo della mostra
2 marzo - 15 giugno 2006
Orario di apertura
Martedì - Domenica, 1°, 3° e 5° lunedì del mese ore 8.15 - 18.00
Chiuso il 2° e il 4° lunedì del mese ed il 1° maggio.
Alle ore 15.00, 16.00 e 17.00 di ogni giorno di apertura sono previste visite guidate gratuite del museo, in lingua italiana e inglese
Informazioni e prenotazioni
Firenze Musei
Tel. 055 2654321
La prenotazione per i gruppi scolastici è gratuita ed obbligatoria
Servizio didattico per le scuole
Visite guidate per le scolaresche solo su prenotazione. Costo di Euro 3,00 ad alunno.
Per prenotazioni e informazioni: Firenze Musei - Tel. 055 290112
Due foto prese al Bargello.


NB.
Paolo Tranchina è uno psicoanalista specializzato all’Istituto Carl Gustav Jung di Zurigo, ha partecipato alle lotte di superamento degli ospedali psichiatrici ad Arezzo e a Firenze. Dirige, con Agostino Pirella, dal 1972 la rivista Fogli di Informazione, è presidente della Società italiana di Psicoterapia Concreta. E’ autore di diversi libri: Norma e antinorma, Feltrinelli 1978, La rinascita delle dee, Metis, 1991, Psicoanalista senza muri, Portolano di Psicologia, Un sagittario venuto male, Forme di vita, Inconscio istituzionale, Editrice Centro di Documentazione, Pistoia, 1989, 1994, 2002, 2004, 2006.
Di recente ha concluso con Maria Pia Teodori un lungo saggio su Afrodite.
Paolo Tranchina si occupa da molti anni di simboli e di archetipi, forme primordiali che incidono profondamente sulle nostre vite: da qui le Grandi Madri, gli Dei e  le Dee che animano la sua scultura.


Questo il promemoria distribuito dall'autore ai visitatori della mostra:


Si tratta delle radici archetipiche dell’Europa matriarcale, un tempo nel quale il maschile non prevaleva sul femminile, le leggi della natura contavano di più di quelle di origine umana, tutti i viventi avevano pari diritto di vita per il semplice fatto di esistere e la dimensione estetica permeava diffusamente tutta l’esistenza. Questo mondo, dal paleolitico, attraverso eventi diversi è sfociato nell’olimpo greco, ricco di conquiste e conflitti, che continuano a incidere sul nostro tempo, fino al totale trionfo del principio patriarcale che ci ha assicurato l’impetuoso progresso che conosciamo, ma che oggi sembra aver raggiunto il limite minacciando l’apocalisse.
Lo scontro di civiltà che, nonostante dinieghi, manovre ed esorcismi, si profila sempre più drammaticamente all’orizzonte della nostra storia, vede come attori fondamentali le tre religioni monoteistiche patriarcali che si sono estese progressivamente in tutto il mondo.
Caratteristica del patriarcalismo è il prevalere delle leggi di origine umana su quelle naturali, la valorizzazione del principio di prestazione, il privilegio della primogenitura, il proselitismo che inevitabilmente spinge allo scontro, al di là delle parole di reciprocità e accettazione, per la conquista del mondo.
Sul piano psicologico questo significa il prevalere di attributi come penetrare, vincere, primeggiare, idolatria della forza, dominio incondizionato sugli altri e sulla natura, controllo ossessivo degli istinti e trionfo della ragione sui sentimenti, prevalenza dell’avere sull’essere.
Questo atteggiamento unilaterale globalizzato implica ferite sempre più profonde alla natura, agli esseri viventi, a tutto ciò che è umano, e processi di manipolazione collettiva sempre più imponenti, capillari, invasivi, che sostituiscono, finché possibile, il ricorso alla violenza bruta, la tortura, la sopraffazione diretta.
Questo modello che per i suoi processi selettivi ha contribuito al rigoglioso processo di sviluppo che ha sostenuto per secoli l’Occidente ha raggiunto però il suo estremo limite: l’inquinamento mondiale che ci minaccia, fino a chiederci se non è già stato oltrepassato il punto di non ritorno.
Forse l’umanità sta correndo verso l’autodistruzione senza che ce ne rendiamo conto, senza che nessuno riesca più a fermarla. Forse insondabili colpe primordiali, Erinni della specie, peccati originali sfidano qualsiasi purificazione, espiazione, sublimazione, trascendenza del divino ridotto a semplice manipolazione tra poteri.
Non bastano a annunciare l’apocalisse mucche pazze, buchi d’ozono, tzunami, Aids, desertificazioni, l’inarrestabile minaccia virale che ha impregnato di morte persino il pulsare ciclico delle migrazioni celesti?
Forse le Grandi Madri possono soccorrerci. Ci parlano di rispetto, reciprocità, calore, ci raccontano del loro infinito amore per tutto ciò che vive semplicemente perché vive, è creato, ci offrono morbide ricettività da opporre a ogni violenza. Le Grandi Madri privilegiano l’ultimo e il primo nella stessa misura, antepongono l’autoregolazione all’imposizione, il molteplice all’unico, la pace alla guerra. Il loro universo non è la contrapposizione a quello maschile, ma una nuova modalità di rapportarsi che lo contenga, una speranza aperta all’infinito.
Dagli Urali, alla Cornovaglia, Marija Gimbutas (Il linguaggio della dea, 1991, Le dee viventi, 2005) ha contato oltre 100.000 statuette della Dea: lontane radici comuni, comunione di intenti, di linguaggi, trascendenze condivise, prima che ognuno dei tre monoteismi patriarcali, invocasse su di sé il tutto il diritto all’onnipotenza divina.
Basti ricordare la Grande Madre uccello-serpente, che nel suo ventre rotondo contiene, l’infinita putredine della morte e l’esplodere infinito dei germogli, gli attributi concreti e simbolici dell’uccello e del serpente, senza scinderli, senza chiamare nemico ogni contrario, sigillandolo in un inferno qualsiasi. Nella sua potenza non ha bisogno di proiettare il suo volo in un cielo lontano, né di umiliare il serpente che strisciando sul suo ventre rotondo come la luna - e, come lei, ciclico - accarezza la polvere che non è il segno della fine che ci aspetta, ma la “prima materia” con la quale, lei, la Grande Dea, ha plasmato tutto ciò che vive e non vive, tutto ciò che esiste, è stato, sarà per sempre.
Per informazioni: Paolo Tranchina, E-mail: tranteo@ cosmos. it;  Libreria Chiari tel. 055/23529]

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