giovedì 30 marzo 2006


Raggiolo
dove la storia è scolpita nella pietra
Trovarsi a Raggiolo, domenica 26 marzo 2006, pranzare al Convivio dei Corsi, festeggiare 3 compleanni (Cipri, Mariella, Stigli), leggere "Il viaggio di Anna" dall'Identità Intermedia,di Paola Galli, ed. Tufani, presente l'autrice, ammirare l'arredo, gustare le vivande, apprezzare il servizio, godere della prima giornata di primavera di questo inverno che non intende mollare la presa sotto l'ombra dei castagni con le loro antichissime ombre, passeggiare sulle strade selciate, tra le case di pietra, fino al vecchio mulino che si è ostinato a ruotar le macine fino a un decennio fa col suo bianco indomato mugnaio che finalmente a dovuto cedere alla concorrenza dei nuovi "mulini bianchi" prima che alle ingiunzioni dell'Azienda sanitaria di zona...
Il paese ci tiene a raccontarsi e ne ha ben donde. Qualche estrapolazione dai cartelli appesi alle mura delle case:

Migranti
C’erano più di 5000 pecore…C’era qualche famiglia che partivano tutti, donne e uomini, qualche famiglia numerosa rimanevano metà qui e metà andavano in Maremma, ma la maggior parte lasciavano le donne in paese: i Donati, per esempio erano quattro o cinque uomini, un bordellotto e una donna, quasi sempre la moglie del capoccia, l’unica che li raggiungeva in Maremma a Dicembre, dopo la castagnatura. Non c’era un giorno preciso per la partenza ma era sempre dopo la festa della Madonna l’8 settembre.
Ci volevano 7 giorni per arrivare nel piano di Grosseto, facendo sei tappe.Ai primi di Maggio c’era la tosatura delle pecore e nella prima deca di Giugno si pigliava la via del ritorno…Quando s’arrivava a Raggialo, s’offriva lo scottino ai vicini e la ricotta ad amici e parenti e alle persone più in vista come la maestra.
Alla fine di Novembre, dopo la castagnatura, i carbonai lasciavano Raggiolo per andare alla macchia, nelle varie destinazioni dove li attendevano il capomacchina o il padrone per il quale si faceva il lavoro. Il rientro a casa era previsto per il mese di Giugno. La vita era dura. Solo un mese all’anno si dormiva a casa nel proprio letto…

Al piano di sopra la vita era meno dura e poteva finire così:
Il testamento di Guido Novello

Nel nome del padre, del figlio  e dello spirito santo, amen. Anno della sua salvifica natività 1320, indizione III al tempo di papa Giovanni, giorno 15 di marzo.Il nobile e potente signor Guido Novello di Raggiolo, per grazia di Dio palatino in Toscana…
con il presente testamento nominale ha organizzato come dovrà essere fatta la disposizione di tutti i suoi beni. Per prima cosa, poiché lo stesso conte Guido ha trascorso tutta la sua vita in modo malvagio e perverso, particolarmente a causa d’aver depredato le seguenti chiese, ha voluto e ordinato che l’abate e i rettori del monastero dell’abbazia di Strumi possono richiedere ed esigere …a riparazione di ciò che è stato rubato o estorto…40 fiorini d’oro e cinquanta staia di grano secondo lo staio di Poppi…Poi ha disposto che gli esecutori testamentari facciano costruire nel castello di Raggiolo una chiesa …dedicata a Santa Maria e vi si celebri la festa della natività di Maria ogni anno nel mese di Settembre…
Se entro vent’anni dalla morte del signor conte vi sarà una crociata contro i saraceni in aiuto alla Terra Santa che i fiduciari siano tenuto a mandarvi un fante completamente armato con uno stipendio di 60 fiorini d’oro…Ha lasciato alla contessa Parta sua moglie …cinquemila lire di fiorini piccoli e poi tutti i panni, i gioielli ed ogni cosa che si trova nella loro camera…La contessa avrà e terrà le fortificazioni di Raggiolo…con i poderi, le vigne, i boschi, le fabbriche, i mulini gli onori e i privilegi spettanti a lui conte di Raggiolo…Riosecco, Fronzola e Ortignano.
Qui trovi le mie foto. Nel sito del Convivio dei Corsi, ci sono delle belle foto panoramiche. Ma la miglior cosa è andarci, in una giornata di sole, tra l'equinozio di primavera e quello d'autunno. Uno spettacolo nello spettacolo la piazzetta nelle sere d'estate quando il programma estivo della Comunità Montana prevede "musica, cinema, teatro sotto le stelle".
Guida turistica:
A 60 km da Firenze (Pontassieve, passo della Consuma, Poppi, Bibbiena), 30 da Arezzo (uscita Arezzo, raccordo autostrada, direzione Bibbiena, via Casentinese, Subbiano, Bibbiena, bivio per Poppi, prima a sinistra).

Nota storica:
... il castello di Raggiolo, menzionato nel 1225, fu sotto la signoria dei conti Guidi dalla metà del XIII secolo. Uno di loro, Guido Novello Il, assunse il titolo di conte di Raggiolo e vi trasferì la sua corte e la sua residenza dal 1301 al 1322, facendone un castello forte e munito. Alla sua morte, dopo breve dominio degli Ubertini di Chitignano, il vescovo di Arezzo Guido Tarlati pose questo castello sotto la signoria di suo fratello Pier Saccone e quindi sotto quella di Marco, figlio di questi. Le vicende di Raggiolo nel corso del secolo XIV sono piuttosto complesse e vertono sul difficile equilibrio stabilito da Firenze con i suoi vicini casentinesi che, pur raccomandandosi alla protezione della Repubblica, cercavano di mantenere i propri possedimenti nella zona. Così vediamo come Pier Saccone dei Tarlati e suo figlio Marco si sottomisero fin dal 1347 alla Repubblica fiorentina ma, allo stesso tempo un altro "fedele" di Firenze, il conte di Poppi Roberto di Simone da Battifolle, assediò Raggiolo nell’aprile del 1356 cercando di toglierla ai Tarlati. Questi chiesero aiuto allora a Firenze che intimò al conte di Poppi di togliere l’assedio e di non molestare oltre i Tarlati "fedeli" di Firenze. L’anno seguente però i raggiolatti si ribellarono a Marco di Pier Saccone dei Tarlati e decisero di sottomettersi a Firenze nel 1357 che incorporò Raggiolo nella Valle fiorentina formatasi per la riunione con i popoli di Ortignano, Giogatoio e Uzzano. Con il cambiamento di signoria non mutò la riottosità degli abitanti che nel 1391, approfittando della guerra in corso si ribellarono al dominio fiorentino. Firenze non esitò a spedire la sua forza armata che arse il paese, deportò duecento uomini e ne impiccò quattordici per rappresaglia.
Il colpo finale al castello fu dato nel 1440 dalle truppe di Niccolò Piccinino che lo distrussero con il fuoco uccidendo la maggior parte degli abitanti. Il castello non venne più ricostruito e la muraglia con la fronte prospiciente, posta nel borgo dopo la chiesa, sono quanto resta dell’antico cassero, ancora oggi detto "la bastia", a testimonianza della colonia di corsi qui dedotta dai granduchi in età moderna per ripopolare la zona. Raggiolo fu capoluogo di comunità nell’epoca granducale e mairie durante l’occupazione napoleonica.


 

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