venerdì 10 ottobre 2003


Pieve S.Giovanni


(frazione di Capolona, provincia di Arezzo)



Seguito del Ponte di Leonardo.



Oltrepassato il ponte (traffico a senso unico alternato) ho proseguito in direzione Cincelli e Pieve S.Giovanni, così, vagabondo senza meta.
Campi arati, vigne or ora vendemmiate, paesaggio terso, Arezzo alle spalle, là sotto nel contorno delle colline; guardando verso ovest, in secondo piano, lontana, la sagoma dell’Amiata; piacere di vivere. Ma nell’estate del 44 qui la morte danzava, come in tutte queste spendide colline addossate al Pratomagno, mia terra natia. Suggestionato dai ricordi risvegliati dalla targa sul ponte di Leonardo, mi fermo sulla piazzetta di Pieve e mi avvicino al monumento ai caduti: avete mai trovato il più sperduto insediamento d’Italia privo di un monumento ai propri “caduti” delle due guerre? Avete mai provato a cercarne uno in Svizzera?
Leggo dunque, scolpito nel marmo:
del bronzeo ricordo
l’ultima guerra lasciò solo il piedistallo.
Il popolo di Pieve S.Giovanni
Nell’anno 1952 issò questa pietra
E vi incise i nomi degli eroi
di ambo le guerre.
Gli eroi sono elencati per nome e cognome:
guerra 15-18:
8 morti (1 tenente, 7 soldati)
guerra 44-45:
7 soldati
7 civili.
Riflessione, immediata, di Barbabianca: chi ha dettato il termine eroi, ha implicitamente accettato le guerre, le ha considerate legali e quindi doverose; cose da fare, con lealtà, obbedendo agli ordini. Quando verrà la terza, occorreranno altri eroi. Pazienza. Ma dovremo farla.
Barbabianca avrebbe messo il termine “vittime”.
Meglio la lapide letta oggi sulle mura di Arezzo, ai Bastioni di S.Spirito, prospicienti viale Michelangelo:
Ricordando i morti di tutte le guerre
Le donne aretine dellUDI
Fanno solenne promessa
Di difendere la pace con tutte le loro energie
Perché le famiglie italiane non conoscano
Più i lutti e le rovine del triste passato.
Caduti nella Provincia di Arezzo:
guerra 15-18:                         8.800
AOI (Africa orientale italiana)    700
Guerra 39-44:                         1400
Partigiani combattenti:                230
Rappresaglia nazifascista:         1025
Vittime civili:                            1888

(Arezzo, 5.12.1948)


Ma sono tutti vittime civili di comportamenti incivili. Gli assassini sono i governanti. La prima guerra fu fatta tanto per fare una guerra. Fino a pochi mesi prima non si sapeva se andare contro i francesi o contro gli austriaci.
Gli industriali delle armi, le alte gerarchie militari, la Monarchia ce l’hanno sulla coscienza.
Giolitti fu esonerato da capo del governo, perché avrebbe evitato la guerra, ottenendo più o meno le stesse cose con le trattative.
I generali italiani erano delle teste…Si decideva di conquistare quella collina là davanti, senza nessun valore strategico, per mandare a dire al re “stiamo vincendo”; calcolo matematico per raggiungere la vetta: 3 compagnie di soldati: le prime due rimanevano sul campo, i resti della terza cantavano vittoria sui cadaveri degli austriaci. Se qualcuno scappava, i carabinieri di retroguardia lo fucilavano. Dopo qualche giorno o settimana sulla stessa collina tornava a cantare la mitraglia austriaca. 400.000 cause per diserzione, tra i nostri soldati; con autolesionismo e altri mezzi. Non ricordo quante decine di migliaia di condannati a morte dai tribunali militari.
Condannato a morte anche il soldatino che si era sparato a una mano o a un piede: dall’alone provocato sulla ferita dalla polvere da sparo, il tribunale militare capiva che ti eri sparato da solo e finivi al muro. Dovevi ricordarti di mettere tra la mano e il moschetto, che so, una pagnotta…
Sulla seconda guerra… un’altra volta.
Figlioli, o che leggiate Brecht o che ascoltiate il papa, non fatela la guerra.
Si nolis bellum, para pacem (Barbabianca scripsit).

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