Divagazioni storico-letterarie
Ieri
La BATTAGLIA DI MARATONA
Apri la foto (a sinistra la tomba dei caduti ateniesi, a destra i plateesi)
Data: 10 AGOSTO 490 a.C.
Luogo: MARATONA (villaggio greco a circa 40 km da Atene)
Eserciti contro: ATENIESE e PERSIANO
Contesto: 1a GUERRA PERSIANA
Protagonisti:
CALLIMACO (comandante supremo dell'esercito ateniese)
MILZIADE (generale ateniese)
ARISTIDE (generale ateniese)
ARTAFERNE (comandante in capo persiano)
DATI (generale persiano)
IPPIA (ex tiranno ateniese, alleato dei persiani).
La battaglia
Maratona è oggi un piccolo centro della Grecia, situato nella pianura dell'Attica, a circa 40 km a nord-est di Atene. Al tempo della famosa battaglia era un piccolo villaggio, con poche casupole, al centro di una grande pianura.
Nell'estate del 490 a.C. una flotta persiana, al comando dei generali Artaferne e Dati, approda nella baia di Maratona. Questo corpo di spedizione era stato inviato dal re di Persia Dario I per punire le città greche di Atene ed Eretria, colpevoli, una decina d'anni prima, di aver aiutato la città di Mileto che si era ribellata al dominio persiano.
Dopo aver saccheggiato e distrutto la città di Eretria, l'esercito persiano, composto verosimilmente da circa 30 mila soldati, si apprestava a marciare su Atene.
Al fianco degli invasori c'è Ippia, ex tiranno di Atene che, dopo essere stato mandato in esilio dai suoi compatrioti, dà il suo appoggio al nemico (sua l'idea di approdare a Maratona) per poter riprendersi il potere della città greca.
Gli ateniesi, visto il pericolo imminente, chiedono aiuto alle città di Sparta e Platea. Mentre la prima indugia, la seconda invia un contingente di circa mille soldati. Atene, rimasta praticamente quasi isolata, potrà contrapporre solamente poco più di 10 mila uomini, un terzo rispetto ai persiani.
Il comandante supremo dell'esercito ateniese è Callimaco, il quale affiderà il compito di guidare le truppe nella battaglia decisiva per Atene, al geniale generale Milziade. Questi, per la prima volta nella storia, introdurrà nella lotta un principio di tattica e strategia: parole sconosciute negli scontri di quell'epoca.
Il 10 Agosto del 490 a.C., dopo alcuni giorni di attesa, Milziade decide di dare battaglia. Schiera il suo esercito su un ampio fronte, per evitare eventuali accerchiamenti, con al centro gli opliti, la fanteria pesante ateniese, schierati su tre file, mentre aveva disposto le due ali su sei file di soldati.
L'attacco ateniese è impetuoso e irruento e, nonostante l'inferiorità numerica, riesce a penetrare nello schieramento avversario provocando uno sbandamento generale nello schieramento persiano.
Nello stesso tempo lo stratega ateniese lancia all'attacco le ali destra e sinistra nella manovra di accerchiamento del nemico, impegnato nella lotta al centro. Quando i persiani, impreparati e all'oscuro a questo tipo di lotta, si accorgono della tenaglia ateniese che sta per chiudersi alle loro spalle, capiscono d'aver perso la battaglia.
In tutta fretta si danno alla fuga e, inseguiti dagli ateniesi, attraversano di corsa tutta la pianura di Maratona raggiungendo le loro navi. La maggior parte di loro riuscirà a sfuggire all'inseguimento dei soldati di Milziade e a riparare in patria.
I persiani lasciarono sul terreno più di 6 mila soldati morti, mentre tra le fila ateniesi i morti furono solamente poco meno di 200, tra cui anche il comandante supremo dell'esercito Callimaco.
Milziade, dopo la vittoria, scelse un messaggero di nome Fidippide per portare la notizia ad Atene. La distanza tra Maratona ed Atene era esattamente di Km 42, 195. Fidippide li fece tutti di corsa e, arrivato ad Atene, riuscì a gridare che Milziade aveva vinto per poi crollare di schianto al suolo morto. Probabilmente fu colto da un infarto.
Trovato qui
..Ah sì! da quella
religiosa pace un Nume parla:
e nutria contro a Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe ai suoi prodi,
la virtù greca e l'ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
vedea per l'ampia oscurità scintille
balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d'armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all'orror de' notturni
silenzi si spandea lungo ne' campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Foscolo Dei Sepolcri 197-212
111) Quando toccò a lui (Milziade), allora gli Ateniesi si schierarono in ordine di combattimento. Alla testa dell'ala destra c'era il polemarco (Callimaco). Infatti all'epoca la consuetudine ateniese voleva così, che il polemarco guidasse l'ala destra. Da lì si allineavano le tribù, una accanto all'altra, secondo il loro numero; l'ultimo posto, cioè l'ala sinistra, l'occupavano i Plateesi. E dal giorno di questa battaglia, quando gli Ateniesi offrono sacrifici durante le feste quadriennali, l'araldo di Atene invoca prosperità per i suoi concittadini e insieme anche per i Plateesi. Ma ecco cosa si verificò allorquando gli Ateniesi si schierarono a Maratona: il loro schieramento rispondeva in lunghezza a quello dei Medi, ma il centro era composto di poche file, e in questo punto l'esercito era assai debole, le due ali erano invece ben munite di soldati.
112) Quando furono ai loro posti e i sacrifici ebbero dato esito favorevole, gli Ateniesi, lasciati liberi di attaccare, si lanciarono in corsa contro i barbari; fra i due eserciti non c'erano meno di otto stadi. I Persiani vedendoli arrivare di corsa si preparavano a riceverli e attribuivano agli Ateniesi follia pura, autodistruttiva, constatando che erano pochi e che quei pochi si erano lanciati di corsa, senza cavalleria, senza arcieri. Così pensavano i barbari; ma gli Ateniesi, una volta venuti in massa alle mani con i barbari, si battevano in maniera memorabile. Furono i primi fra tutti i Greci, a nostra conoscenza, a tollerare la vista dell'abbigliamento medo e degli uomini che lo vestivano; fino ad allora ai Greci faceva paura anche semplicemente udire il nome dei Medi.
117) Nella battaglia di Maratona morirono 6400 barbari circa e 192 Ateniesi. Tanti caddero da una parte e dall'altra; lì accadde pure un fatto prodigioso: un soldato ateniese, Epizelo figlio di Cufagora, mentre combatteva nella mischia comportandosi da valoroso, perse la vista, senza essere stato ferito o colpito da lontano in alcuna parte del corpo, e, da allora in poi, per tutto il resto della sua vita, rimase cieco. Ho sentito dire che lui a proposito della sua disgrazia raccontava così: a Epizelo era parso di avere di fronte un oplita gigantesco, la cui barba faceva ombra a tutto lo scudo; questa apparizione gli era poi solo passata accanto, ma aveva abbattuto il soldato al suo fianco. Così, mi dissero, raccontava Epizelo.
Erodoto, Le storie, cap.VI
Oggi
L'ultima gara in programma in queste Olimpiadi, la maratona
maschile, si è conclusa ieri nei
luoghi storici dove corse il soldato Filippide. Nel 1896 il
pastore greco Spyridon Louis aveva vinto la prima maratona
disputata sul percorso classico. Cent'anni dopo è stato
l'italiano Stefano Baldini a imporsi in 2 ore, 10 minuti e
55 secondi su questo tracciato carico di storia.
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