mercoledì 16 febbraio 2005

 

Campo dei fiori
17 febbraio 1600

Dimenticati di tutto quello che ti hanno insegnato i pedanti
Convinciti che niente ti è impossibile.

Pensati in grado di comprendere tutto:
 le arti le scienze, la natura di ogni essere vivente
.

Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che esiste,
 del fuoco, dell’acqua…

Immagina di essere ovunque, sulla terra, nel mare, in cielo…

di non essere ancora nato,  poi di trovarti nel grembo
 materno, quindi di essere adolescente, vecchio, morto…
Al di là della morte.

Il successivo giovedi 17 febbraio 1600 - anno santo - venne condotto a Campo de’ Fiori con la lingua in giova" cioè con una mordacchia che gli impediva di parlare e qui, spogliato nudo e legato a un palo venne bruciato vivo ostentatamente distogliendo lo sguardo da un crocefisso, del quale stava condividendo la sorte ma che gli volevano far apparire come carnefice. Aveva messo in pratica e purtroppo sperimentato sulla sua pelle una considerazione di molti anni prima e cioè che "dove importa l’onore, l’utilità pubblica, la dignità e perfezione del proprio essere, la cura delle divine leggi e naturali, ivi non ti smuovi per terrori che minacciano morte" (Dialoghi  Ital. a cura di G. Gentile Firenze 1985 pp. 698-99).

 A hore due di notte fu intimato alla Compagnia che la mattina si dovea far giustitia di un impenitente;
et però alle 6 hore di notte radunati li confortaori e cappellano in Sant'Orsola, et andati alla Carcere di Torre di Nona, entrati nella nostra cappella e fatte ìle solite orazioni, ci fu consegniato l'infrascritto a morte condennato, cioè: Giordano del quondam Giovanni Bruni, frate apostata da Nola di Regno, eretico impenitente.
Il quale esortato da' nostri fratelli con ogni carità, e fatti chiamare due Padri di San Domenico, due del Gesù, due della Chiesa Nuova e uno di San Girolamo, i quali con ogni affetto et con molta dottrina mostrandoli l'error suo, finalmente stette sempre nella sua maledetta ostinatione, aggirandosi il cervello e l'intelletto con mille errori e vanità. E tanto perseverò nella sua ostinatione, che da ministri di giustitia fu condotto in Campo di Fiori, e quivi spogliato nudo e legato a un palo fu brusciato vivo, acconpagniato sempre dalla nostra Compagnia cantando le letanie, e li confortatori sino a l'ultimo punto confortandolo a lasciar la sua ostinatione, con la quale finalmente finì la sua misera et infelice vita.
commento di un monaco che lo ha assistito negli ultimi momenti)

Giovedì mattina in Campo di Fiore
fu abrugiato vivo quello scelerato frate domenichino da Nola,
di che si scrisse con le passate eretico obstinatissimo,
ed avendo di suo capriccio formati diversi dogmi contro la nostra fede,
ed in particolare contro la SS. Vergine ed i Santi,
volse obstinatamente morire in quelli lo scelerato,
e diceva che moriva martire e volentieri, e che se ne sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo in paradiso.
Ma ora Egli se ne avede se diceva la verità.
 (avviso pubblicato due giorni dopo l'esecuzione )

per chi sta a Roma  http://www.giordanobruno.info/feb2005.htm
- Giovedì 17 febbraio, ore 10, c/o Campidoglio di Roma, sala della Protomoteca – Conferenza della Consulta per la libertà di pensiero e la laicità delle Istituzioni sul tema: “Laicità: valore fondante della convivenza democratica”. Relatori: Federico Coen, prof. Piergiorgio Donatelli, prof. Mario Alighiero Manacorda. Moderatore: Enzo Marzo. Saranno eseguite musiche di Beethoven. 
Info: Comune di Roma, politiche della multietnicità, tel 0668307278 – email multietnicita@comune.roma.it.

- Giovedì 17 febbraio, ore 16:30, in Piazza Campo dei Fiori, Roma – Manifestazione pubblica “laicità si – teocrazie no”, organizzata dalla associazione nazionale del libero pensiero "Giordano Bruno" con il patrocinio del Comune di Roma, assessorato alle politiche culturali. L’associazione e il Comune  deporranno corone per commemorare Giordano Bruno, condannato al rogo nel 1600 dal tribunale dell’Inquisizione sotto il pontificato di Clemente VIII. Sono previsti interventi recitativi e letture di brani delle opere del filosofo nolano.

Il candelaio... 
eccovi la candela che vi vien porgiuta per questo Candelaio che da me si parte, la qual in questo paese, ove mi trovo, potrà chiarir alquanto certe Ombre dell'idee, le quali in vero spaventano le bestie e, come fussero diavoli danteschi, fan rimaner gli asini lungi a dietro; ed in cotesta patria, ove voi siete, potrà far contemplar l'animo mio a molti, e fargli vedere che non è al tutto smesso.
Ricordatevi, Signora, di quel che credo che non bisogna insegnarvi: — Il tempo tutto toglie e tutto dà; ogni cosa si muta, nulla s'annichila; è un solo, che non può mutarsi, un solo è eterno, e può perseverare eternamente uno, simile e medesmo. — Con questa filosofia l'animo mi s'aggrandisse, e me si magnifica l'intelletto. Però, qualunque sii il punto di questa sera ch'aspetto, si la mutazione è vera, io che son ne la notte, aspetto il giorno, e quei che son nel giorno, aspettano la notte: tutto quel ch'è, o è cqua o llà, o vicino o lungi, o adesso o poi, o presto o tardi. Godete, dunque, e, si possete, state sana, ed amate chi v'ama.
(dalla dedica della Commedia)

Siamo nella Napoli cinquecentesca. Il Candelaio è un certo Messer Bonifacio, che, nonostante sia sposato con Carubina, spasima per la signora Vittoria. Messer Bonifacio, insieme a Manfurio, un pedante goffo e credulone, che sproloquia in latino, e a Bartolomeo, un dilettante alchimista, sono tutte e tre facile preda di un gruppetto di imbroglioni di vario calibro ( tra i quali Vittoria, che vorrebbe approfittare della passione di Bonifacio per spillargli un po’ di quattrini). Bonifacio si affida al mago Scaramurè, affinchè con un incantesimo lo faccia amare da Vittoria: ma al desiderato convegno troverà l’indignata Carubina, che, fino ad allora virtuosa, si lascerà convincere dall’innamorato Gioan Bernardo che non è grave metter le corna a siffatti mariti. Quanto a Manfurio e a Bartolomeo, vengono sbeffeggiati, derubati e più volte bastonati.

Trovato qui

…In questo testo -scritto da Bruno alla fine del Cinquecento- l’autore intreccia la storia delle burle orchestrate da Messer Gioanbernardo pittore e da Sanguino  per punire tre individui: il "libidinoso" Bonifacio (candelaio)  che, sposato alla bella Carubina, è colto da un’insana passione per la giovane Vittoria; il pedante Manfurio  con il suo vezzo di parlare più in latino che in italiano; l’alchimista Bartolomeo, disperatamente in cerca della ricetta per produrre in casa l’oro.
Collocato all’interno di una struttura scenica senza tempo di scale e porte, Candelaio secondo Luca Ronconi è un omaggio alla libertà del pensiero, alla violenza iconoclasta, alla lotta di ogni società e di ogni secolo contro la superstizione e l’ignoranza. Ma è anche l’esplorazione di una nuova possibilità drammaturgica: "La commedia di Bruno -dice Ronconi- è a mio avviso un magistrale modello, toccante e sconvolgente, di antidrammaturgia, di un testo la cui straordinaria forza teatrale è tutta nel suo rifiuto della teatralità convenzionale e nel suo parallelo affondare nel reale più primitivo e brutale".
(Dalla locandina Candelaio di Giordano Bruno regia Luca Ronconi Novembre dicembre 2001)


.....io sorgo impavido a solcare con l'ali l'immensità dello spazio, senza che il pregiudizio mi faccia arrestare contro le sfere celesti, la cui esistenza fu erroneamente dedotta da un falso principio, affinchè fossimo come rinchiusi in un fittizio carcere ed il tutto fosse costretto entro adamantine muraglie. Ma per me migliore è la Mente che ha disperso ovunque quelle nubi.

(De innumerabilibus, immenso et infigurabili )


"Ho lottato, e molto: credetti poter vincere (ma alle membra venne negata la forza dell'animo), e la sorte e la natura repressero lo studio e gli sforzi. E' già qualcosa l'essersi cimentati; giacchè vincere vedo che é nelle mani del fato. Per quel che mi riguarda ho fatto il possibile, che nessuna  delle generazioni venture mi negherà; quel che un vincitore poteva metterci di suo: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito una morte animosa a un'imbelle vita."
  (De monade, numero et figura

Gli aristotelici sono simili a coloro che sanno foggiare delle belle spade, ma non sanno come adoperarle: non basta possedere metodi e strumenti di conoscenza, se non si sa come usarli, il rischio è costringere la realtà entro la gabbia delle classificazioni e distinzioni concettuali, senza però possedere la cosa più importante, cioè la chiave che consente di aver ingresso alla contemplazione della natura, che solo può dare significato agli strumenti, linguistici e filosofici a cui ricorriamo per studiare ed investigare l’universo naturale.

"This entire globe, this star, not being subject to death, and dissolution and annihilation being impossible anywhere in Nature, from time to time renews itself by changing and altering all its parts. There is no absolute up or down, as Aristotle taught; no absolute position in space; but the position of a body is relative to that of other bodies. Everywhere there is incessant relative change in position throughout the universe, and the observer is always at the center of things." (De la causa principio e uno)

Nota a margine. Nel 1600 Galileo stava insegnando matematica (geometria e astronomia) all'Universita' di Padova, dove sarebbe rimasto  fino al 1610. E' in questo periodo che comincia ad orientarsi verso la teoria copernicana del moto planetario.
Nel 1599 aveva conosciuto Marina Gamba, che gli dara' tre figli: Maria Celeste, Arcangela e Vincenzio.
Padova, sotto la giurisdizione di Venezia, era un porto franco contro i tribunali dell'Inquisizione...finchè ci si riusciva.

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