Il 21 febbraio 1965 Malcom viene invitato a tenere una conferenza ad Harlem, ma non ha neppure il tempo di iniziare a parlare. Davanti ad un’inorridita Betty, che è in attesa del quinto figlio, e delle quattro bambine terrorizzate, l'ultima delle quali ha solo un anno, due uomini iniziano a sparare verso il palco con fucili e pistole senza che gli uomini della scorta possano intervenire. Mentre Malcom, colpito da 16 proiettili, si accascia al suolo, i due sparatori, Thomas Hagan e Reuben Hayden, si fanno largo tra la folla con le armi in pugno.
Riferimenti: *.* *.*
Il negro dei campi e il negro da cortile
Ecco com’era il negro da cortile. A quei tempi era chiamato house nigger. Del resto li chiamiamo cosi anche oggi, visto che abbiamo ancora fra i piedi parecchi di questi niggers da cortile.
Questo servo ama il suo padrone e vuole vivere vicino a lui. Pur di fare ciò è disposto a pagare affitti tre volte superiori per poi andare in giro a vantarsi: «Sono l’unico negro qui! » «Sono l’unico negro in questo settore». « Sono l’unico negro in questa scuola». Ma se non sei altro che un negro da cortile! E se qualcuno viene da te e ti propone di separarti dal padrone, tu rispondi le stesse cose che diceva il negro da cortile nella piantagione. «Che vuol dire separarsi? Dall’America? Da questo buon uomo bianco? Dove lo trovi un posto meglio di questo? » Ecco cosa ti dice il negro da cortile:
« Io in Africa non ci ho mica lasciato niente! » Ma sì, vai, in Africa ci hai lasciato il cervello!
In quelle stesse piantagioni c’era il negro dei campi: le masse. I negri che lavoravano nei campi erano sempre più numerosi di quelli che erano addetti alla casa del padrone. Nei campi si viveva come all’inferno, si mangiavano gli avanzi. Mentre in casa si mangiavano tutte le parti buone del maiale, al negro nel campo non toccavano altro che le interiora. Oggi le chiamano chitt’lings, ma a quei tempi le chiamavano col loro vero nome, e cioè budella. Ecco cosa eravate voi: dei mangiatori di budella. Alcuni lo sono ancora.
Il negro dei campi prendeva legnate dalla mattina alla sera, abitava in una capanna, anzi una baracca, e indossava vecchi abiti smessi. Odiava il padrone, vi assicuro che odiava il padrone. Era intelligente. Dunque, mentre il negro da cortile amava il suo padrone, quello dei campi, e si trattava della maggioranza, lo odiava. Quando la casa bruciava, non muoveva un dito per spengere l’incendio e anzi pregava perché si alzasse il vento, un bel vento forte. Quando il padrone si ammalava, il negro dei campi pregava perché morisse e se qualcuno andava da lui a dirgli:
« Separiamoci! Corriamo via! », lui non domandava certo: «Dove?», ma rispondeva: «Qualsiasi posto sarà sempre meglio che qui! » Oggi in America ci sono parecchi negri dei campi e io sono uno di quelli. Le masse sono composte di questi negri dei campi e quando vedono che la casa del padrone piglia fuoco non li sentite dire che «il nostro governo è nei guai». Loro dicono: «Il governo è nei guai! »Immaginatevi un po’ un negro che dice: «il nostro governo». Ho persino sentito uno che diceva « i nostri astronauti». Non lo lasciano neanche avvicinare alla fabbrica dei missili e lui dice « i nostri astronauti »! « La nostra marina»... Ma quello che dice queste cose è un negro che ha perso il cervello, ve lo dico io, proprio uno che ha perso il cervello.
Cosi come il padrone di schiavi del passato si serviva di Tom, il negro da cortile, per tenere a bada i negri dei campi, lo stesso padrone di schiavi oggi ha a sua disposizione i moderni zii Tom, gli zii Tom del ventesimo secolo, per tenere sotto controllo voi e me, per mantenerci passivi, pacifici e non violenti. E' proprio Tom che vi rende non violenti. E' come uno che va dal dentista. Questi si appresta a strappargli un dente: quando comincia a tirare bisogna reagire per forza ed è per ciò che il dottore vi mette in bocca un po’ di novocaina che vi rende insensibili dafidovi l’impressione che non vi stia facendo niente. Il paziente sta li seduto e poiché ha assorbito tutta quella dose di novocaina, soffre pacificamente. Il sangue gli scorre giù dalla mascella e lui non sa cosa gli sta succedendo perché c’è chi gli hà inségnato a soffrire: pacificamente.
L’uomo bianco vi fa la stessa cosa per le strade, quando vuole riempirvi la testa di botte, sopraffarvi senza aver paura che voi vi ribelliate. Per impedire appunto che vi ribelliate, prende questi vecchi « zii Tom » religiosi perché insegnino a voi e a me, proprio come fa la novocaina, a soffrire pacificamente. Non è che cessiate di soffrire: soffrite solo pacificamente! Come ha messo in evidenza il reverendo Cleage, essi dicono che dovete far scorrere il vostro sangue per le strade. E una vergogna! Sapete che lui è un predicatore cristiano e se è una vergogna per lui, potete immaginare cos’è per me.
Nel nostro libro, il Corano, non c’è nessun insegnamento a soffrire pacificamente. La nostra religione ci insegna ad essere intelligenti. Siate pacifici, gentili, obbedite alle leggi, rispettate chiunque, ma se qualcuno leva la mano contro di voi, mandatelo al cimitero. Questa è una religione come si deve, e infatti è la religione del buon tempo antico, quella di cui parlavano i vecchi: occhio per occhio, dente per dente, testa per testa, vita per vita. Questa è una religione come si deve e nessuno protesta perché viene insegnata, all’infuori del lupo che ha in mente di divorarvi.
Questo è il modo in cui si comporta l’uomo bianco in America. Lui è il lupo e voi siete le pecore. Tutte le volte che un pastore, dico un pastore, insegna a voi e a me di non distaccarsi dall’uomo bianco e nello stesso tempo di non combatterlo, ebbene, quel pastore per voi e per me non è altro che un traditore. Non buttate via una vita, ma difendetela perché è la cosa migliore che avete. Però se dovete rinunciarvi, che sia alla pari!
Il padrone prendeva Tom e lo vestiva bene, lo nutriva bene e gli dava persino un po’ d’istruzione: un po’. Gli regalava un cappotto lungo e un cappello a cilindro e cosf tutti gli altri schiavi lo guardavano con invidia. Poi si serviva di lui per controllare gli altri. La stessa strategia di cui si serviva in quei tempi, lo stesso uomo bianco l’adopera oggi: prende un negro, un cosiddetto negro, e lo rende famoso, gli suona la grancassa, gli fa tutta la pubblicità possibile fino a farlo diventare celebre, fino a farne un portavoce e un leader dei negri.
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