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2) Tutto bene, eppure mi viene da piangere...
Uno potrebbe dire. Quante belle cose! Allora tutto fila, tutto procede, tutto va bene madama la Marchesa? Macché. Ci sono dei momenti in cui letteralmente mi viene voglia di piangere. Leggo sui giornali che il Governo vuole ripartire con misure per la crescita; ora, io non sono un cervellone né un professore. Ma con il buon senso del sindaco di periferia faccio due conti. Il comune di Firenze ha 92 milioni di euro in cassa. Potrebbe spenderli tutti non per la spesa corrente, ma per gli investimenti. E si tratta di opere in parte già realizzate in parte già progettate. Per il patto di stabilità quest'anno non potremmo spenderne più di nove. Ma come? Le aziende non hanno ossigeno, le banche non pompano liquidità nel sistema, il lavoro scarseggia, le famiglie boccheggiano. E noi abbiamo dei soldi – che non sono i miei, ma sono i soldi di tutti – abbiamo dei lavori urgenti, abbiamo la possibilità di spenderli e dobbiamo tenerli a marcire in banca?!? Ma perché? Lo ha deciso l'Europa (vero e non vero: in tutta Europa gli investimenti stanno fuori dal Patto). Ma trovate una soluzione, che diamine! Rinchiudetevi in uno di quegli inutili vertici e consentite alle aziende di tornare a lavorare, a riscuotere, a pagare i lavoratori. Solo i comuni hanno 10 miliardi di euro da sbloccare in questo modo. Credo che se il Governo non si dà una mossa, i comuni dovranno violare – motu proprio – il patto di stabilità. Le conseguenze sono dure, durissime. Ti bloccano per l'anno successivo la possibilità di contrarre mutui, di fare assunzioni. E qui potremmo anche reggere, organizzandoci per tempo. Ti riducono l'indennità del Sindaco di un terzo: per me vorrebbe dire prendere non più 50mila euro netti all'anno, ma circa 35mila. Uno non è felice, ovvio. Ma rinuncio volentieri se questo serve a immettere svariati milioni di euro di pagamenti sul territorio fiorentino. Quello che però ci preoccupa è il taglio dei trasferimenti pari alla cifra sforata. E questo avrebbe ripercussioni durissime sul Bilancio 2013. I Comuni si vedranno a Venezia il prossimo 24 maggio. Sarà l'occasione – spero – per prendere una decisione dura e senza precedenti, tutti insieme. A meno che il Governo finalmente intervenga sul patto e capisca che non si può giocare sulla pelle delle aziende in questo modo.
Io sono pronto a sforare il patto di stabilità pagandone personalmente e politicamente tutte le conseguenze. Le norme vanno rispettate ma non c'è bisogno di risalire a Antigone per capire che quando una norma fa del male ai cittadini va cambiata. Aspetteremo l'appuntamento di Venezia e poi ci prenderemo le nostre responsabilità.
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Guardiola: "leva in alto la sconfitta!"
Dopo 4 anni di trionfi Pep Guardiola lascia la guida del Barcellona. Pochi ricordano che il suo debutto estero fu contro la Fiorentina di Prandelli nel luglio 2008 al Trofeo Franchi. Alla nostra terra è legato e lo scorso anno gli ho consegnato le chiavi della città. In Stilnovo lo cito come un esempio: "L’allenatore del Barcellona, Pep Guardiola. Uno che ha vinto tutto e ha costruito una squadra impressionante, capace di giocare un calcio tra i migliori della storia. Guardiola viene spesso a Firenze, perché innamorato di questa terra. E una volta, a pranzo, mi disse: «Per il tuo lavoro devi rischiare tutto ogni giorno, ma anche per me è fondamentale. Non voglio contratti pluriennali: dipendesse da me rinnoverei il contratto ogni sei mesi per far capire ai giocatori che il primo che rischia tutto è il loro allenatore». Che spettacolo! In un mondo dove tutti chiedono il rinnovo per anni e anni, dove tutti vivono alla disperata ricerca di garanzie su garanzie, lui che in virtù dei suoi successi potrebbe chiedere qualunque cosa si rimette in gioco. Qualcuno penserà: lui lo può fare perché è Guardiola. Mi piace pensare: è diventato Guardiola perché l’ha sempre pensata così. Gli ho consegnato le chiavi della città per questo motivo, non perché ha vinto la Champions League. L’ho fatto quasi di nascosto, io, lui, qualche amico e i nostri figli che scorrazzavano nella Sala di Clemente a Palazzo Vecchio. Non volevo fosse l’ennesima comparsata tv con la stampa pronta a scattare un flash e al contempo a criticare il politico che lucrava visibilità. Era la cosa giusta da fare, perché Guardiola ha lo stesso spirito di chi cinque secoli fa, facendosi guidare dalla nostalgia di cose non viste, rispondeva alla domanda di senso mettendosi in viaggio verso terre lontane."
(Enews 340, 27 aprile 2012)
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