martedì 30 settembre 2003


Bella Toscana


Onore al merito


L'Accademia dei Georgofili


Fino aI 1780 non vi erano che pochissime piante di olivi in Casentino come in Mugello, mentre verso la fine dell' 800 tutti i pendii soleggiati erano coperti della fitta trama della coltivazione promiscua dove l'argenteo olivo predominava, come fa tuttora nell' aretino. La stessa cosa si dica per la piantagione della vite che era relativamente scarsa in certe zone del Casentino come nel Mugello e nel pistoiese sino a dopo il 1770. Fu l'Accademia dei Georgofili a studiare come meglio sfruttare ogni possibile terreno e ambiente toscano e a ridurre in poco tempo la regione in un vero giardino, come lo troviamo all'inizio dell' era della fotografia. Il degrado dell'ambiente durante tutto il XVII secolo aveva ridotto i pascoli e il numero di capi di bestiame. La Toscana doveva importare dallo Stato Pontificio 800 paia di buoi e 3.000 vitelli all'anno. Durante il periodo mediceo si erano protette le foreste, ma nel 1773 il Granduca concesse il privilegio di tagliare i boschi per creare lavoro e commercio in zone depresse e remote. Fu così che i boschi furono abbattuti sul Pratomagno e su tutto l'Appennino attorno al Falterona. Boscaioli e carbonai venivano dal pistoiese e dalla Lombardia a distruggere l'opera della natura. Si salvarono solo i boschi delle Corporazioni degli eremiti. Nel 1790 l'Accademia dei Georgofili iniziò la riforestazione bandendo concorsi e gradualmente le montagne brulle e dilavate iniziarono a coprirsi di nuovo di vegetazione.


(Da Giovanni Caselli, Casentino, o.c.pg. 49)

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