Bella Toscana
Pietro Leopoldo di Lorena
(1765-1790)
un sovrano eccezionale
(Giovanni Caselli, Casentino, Guida storico ambientale, Ed. Le Balze, Montepulciano, luglio 2003, pgg.48-49).
Nasce la casa colonica toscana mediante la promessa granducale ai proprietari del rimborso di un quarto della spesa per costruzioni di tipo rurale. Le costruzioni, restauri e ricostruzioni devono aver luogo sotto il controllo delle Accademia dei Georgofili e dei suoi Censori che avevano in precedenza approvato e definito utile, meritevole di pubblicazione uno studio dell' ingegner Ferdinando Morozzi.
Il Morozzi presenta e qualifica il podere di montagna da quello di collina e di pianura. Come un nuovo Vitruvio, questo ingegnere, specifica che per ogni tipo di casa l'esposizione sia sana, che l'acqua sia comoda per le faccende di famiglia e del podere. Per tutti e tre i tipi di case egli prescrive un pianterreno e un primo piano. Per una famiglia di dieci persone in podere di montagna egli progetta per il piano terra: chiostro o corte murata, pozzo o cisterna, forno capace di 3 staia di pane stanza per il telaio delle donne, per gli arnesi, ceste, corbelli, pale, basti e attrezzi vari. Include quindi tante stalle quante sono le specie di bestiame; tinaia, cantina, caciaia e stanza per fare il burro, seccatoio per le castagne e stanza per ghiande, Capanna e fienile, tettoia coperta per carri e tregge, "coperta” per conci, gallinaio, aia per tribbiare. Al primo piano si troverà una grande cucina, dove mangerà tutta la famiglia, detta ordinariamente casa; camere a due letti, stanza per stendere le olive ricavabile sopra la cucina con semplice palco di tavole, verone o loggia o terrazzo coperti per le faccende nel tempo di pioggia, stanza per il padrone a guisa di magazzino, colombaia.
In collina, una casa colonica deve poter ospitare una famiglia di l2-14 persone e deve essere adatta a un podere che produca principalmente vino e olio. Il Morozzi consiglia oltre ad avere tutti gli annessi e connessi della casa di montagna, la casa di collina abbia anche l'oliviera e il frantoio, varie stanze a palco per 'soppassire' l'uva, dare colori al vino e fare vini scelti. La casa del podere di pianura, che deve essere capace di una famiglia di 14-16 persone necessita di una grande aia per le battiture e per i pagliai, per il rigiro dei carri, per il deposito di erbe e i segati (foraggi) per le bestie, potature e strami; una gran coperta (tettoia) accanto all'aia per coprire i carri, le fascine, i pali, i legnami, cipolle, difendere le raccolte dalle improvvise piogge nel tempo della trebbiatura e per asciugare ogni cosa. Questa casa non ha chiostro, seccatoio, stalle per porci pecore e capre ma ha più stalle per vacche e cavalli, stalletti per agnelli da macello e il 'castro' per il porco ad uso del contadino.
La cucina del contadino è caratterizzata dal gran focolare dove possono, secondo il Morozzi, accomodarsi a sedere 14-16 persone. Vi si accendono gran fuochi dove si pongono ceppi spietati che durano ad ardere fino a 6-8 giorni di continuo. Dalle travi del soffitto pendono cavalletti dove sono appesi granturco, cipolle, zucche da inverno e finocchio. I contadini non devono avere una camera ciascuno, ma ogni camera deve avere due letti a motivo dell' emulazione nel levarsi la notte a rivedere i bestiami e per essere solleciti la mattina al lavoro. Le finestre saranno piccole per proteggere dai venti, alle pareti vi saranno cavicchi ove i contadini appenderanno le umili loro vesti. Il capo famiglia deve dormire in una camera da cui egli possa vedere e sentire se i figli e le nuore sono solleciti nelle faccende.
Se quelli del Morozzi erano piani utopici è pur vero che case come quelle descritte si trovavano persino in Casentino.
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