Università dell'età libera
Venne volontà ad Agnolo Doni, cittadino fiorentino amico suo, sí come quello che molto si dilettava aver cose belle, cosí d'antichi come di moderni artefici, d'avere alcuna cosa di mano di Michele Agnolo, perché gli cominciò un tondo di pittura ch'è dentrovi una Nostra Donna, la quale, inginocchiata con amendua le gambe, alza in su le braccia un putto e porgelo a Giuseppo che lo riceve. Dove Michele Agnolo fa conoscere, nello svoltare della testa della madre di Cristo e nel tenere gli occhi fissi nella somma bellezza del Figliuolo, la maravigliosa sua contentezza e lo affetto del farne parte a quel santissimo vecchio. Il quale con pari amore, tenerezza e reveren|zia lo piglia, come benissimo si scorge nel volto suo, senza molto considerarlo. Né bastando questo a Michele Agnolo per mostrar maggiormente l'arte sua esser grandissima, fece nel campo di questa opera molti ignudi appoggiati, ritti et a sedere; e con tanta diligenzia e pulitezza lavorò questa opera, che certamente delle sue pitture in tavola, ancora che poche siano, è tenuta la piú finita e la piú bella che si truovi. Finita che ella fu, la mandò a casa Agnolo coperta e, per un mandato con essa con una polizza, chiedeva settanta ducati per suo pagamento. Parve strano ad Agnolo, che era assegnata persona, spendere tanto in una pittura, se bene e' conosceva che piú valesse, e disse al mandato che bastavano xl (quaranta) e gliene diede, onde Michele Agnolo gli rimandò in dietro, mandandogli a dire che cento ducati o la pittura gli rimandasse in dietro. Per il che Agnolo, a cui l'opera piaceva, disse: “Io gli darò quei settanta”; et egli non fu contento, anzi per la poca fede d'Agnolo ne volle il doppio di quel che la prima volta ne aveva chiesto, per il che se Agnolo volse la pittura, fu sforzato mandargli 140 ducati.
Lo racconta il Vasari ( le sottolineature sono mie, la taccagneria del Doni, l'incazzatura di Michelangelo)
A me l'ha raccontato Maria Grazia Trenti Antonelli, mercoledi 9 marzo, durante il corso settimanale, al Saloncino della Pergola, in Firenze.
Agnolo Doni e la moglie Maddalena Strozzi che vedi nel dipinto di Raffaello si dilettavano di collezionare "cose belle, così d'antichi come di moderni"; solo che loro ebbero come artisti contemporanei Raffaello, Michelangelo, Leonardo...Però, la Firenze dei primi anni del Cinquecento!
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