Million dollar baby
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Ulisse di toritto
...giunge da oltre oceano un film in cui l'america si legge dalla periferia dal basso, senza le consuete visioni dall'alto dei grattacieli ... Un america grama che non poteva che esserci presentata da un Clint disincantato, pane al pane vino al vino. La metafora della Box, attraverso la quale un tempo molti aspiravano ad ascendere dalle stalle alle stelle, ovvero di conseguire il successo(il milione di dollari) si presta magnificamente per indicare quanto si muove al di sotto di quell’america che ci presentano quotidianamente i mass media della globalizzazione. Le vie del successo con tutti i suoi contrappassi, come la morte dello sport, del dilettantismo (come sta accadendo con il Calcio in Italia) che tiene a cuore il vecchio e romantico allenatore (Clint). Al punto di far disdegnare il raggiungimento del primato mondiale, per le complicazioni che conseguono tali eroismi.
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Misia
A mio giudizio l'oscar maggiormente meritato è quello assegnato a Freeman.
La Swank è sorprendente nelle scene di box e la recitazione; è valida ma credo che nel complesso il film non abbia meritato in pieno un così elevato riconoscimento.
La storia ha faticato ad avviarsi nelle prime scene e durante tutto il film si intuiva molto chiaramente cosa sarebbe successo dopo: forse perchè l'evolversi della vicenzaè qualcosa di già visto e utilizzato molte volte (il riscatto dalla miseria quotidiana attraverso la fatica e l'impegno, la passione che compensa la mancanza di amore, la ricerca di un senso nella vita).
Onestamente non sono rimasta molto coinvolta da questo film perchè sembra sia stato confenzionato appositamente per suscitare commozione.
Ma nei film emozionare è un'altra cosa, e in questo Eastwood non è riuscito a colpire al cuore.
E' tutto troppo tragicamente scontato: la ragazza che trova nella box la sua unica evasione da una vita tutt'altro che gratificante, la mancanza totale di qualsiasi relazione di amore o di amicizia o familiare (con una madre e i fratelli che paiono davvero esageratamente senza cuore), la tenacia e la forza dimostrate in ogni occosione nonostante i sistematici rifiuti di Frank Dunn alle alle sue richiesta di allenamento, la sopportazione del dolore e della fatica decisamente superiore alla media e così via...
Non posso inoltre paragonare questa pellicola al film di Amenabar (Mare dentro) nonostante trattino un argomento simile.
La poesia, l'interpretazione profonda e l'ottima realizzazione di "Mare dentro" rendono il film di Eastwood a maggior ragione decisamente dimenticabile.
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Emanuela Zini
Ci sono in ballo sentimenti forti raccontati magistralmente sottovoce. Non ci sono scene madri, Eastwood le sfuma prima, e in questo modo arrivano al cuore e ci rimangono. Una palestra diroccata gestita da due anziani, un ex pugile diventato cieco da un occhio, Eddie, che è la voce narrante ed è un grande Morgan Freeman, e un vecchio allenatore, che non sa più portare i propri atleti all'apice, non vuole vederli massacrati, non vuole o non sa più rischiare. Arriva una donna, Maggie, e tutto cambierà. I valori non sono solo parole, sono gesti, anche estremi, sono presenze, sono sguardi e sorrisi, sono lacrime e dolore. Il patto fra Frankie (Eastwood) e Maggie è uno di quelli che non si sciolgono, perchè non hanno a che fare con le parole, ma con i sentimenti, è un patto di sangue. La Chiesa non è capace di dare risposte, nè alle domande irritanti di Frankie dell'inizio nè a quelle fondamentali alla fine. Non conta l'età, non contano i soldi, quello che conta è vivere, poter dire alla fine di averci provato, di essere riusciti ad afferrare quell'unica occasione. Non ha importanza nemmeno il risultato, si può anche perdere, ma di questa esperienza ne hai il cuore pieno ed è sufficiente. La vita vera sono i calzini da giorno troppo bucati, la sveglia alle tre per correre, i risparmi messi via per comprarsi un sacco veloce, il mezzo sorriso fra un uomo e una ragazza, l'innocenza di un ragazzo con troppo cuore per fare il pugile, una fetta di torta con la crema di limone fatta in casa, mantenere una promessa, un patto estremo anche se il cuore ti si strazia. Sfido chiunque a non piangere, anche solo quando Frankie svela a Maggie il significato di quell'unica parola ricamata sulla sua vestaglia da pugile; io solo a pensarci ho ancora gli occhi lucidi.
Paola e Stigli
Un tantino noioso e scontato, con un po' di retorica; scontato invece non è il fatto che gli americani abbiano premiato un film che non punta sui grattacieli di new York e sui grandi palazzi di Chicago, sulle imprese grandi e magniloquenti, che abbiano premiato un film ambientato in una palestra di periferia, dove vive un'umanità di semifalliti. Anche Las Vegas porta male.
La giuria in questo è più avanti di certa america pacchiana che, a quanto pare, non fa grandi code dinanzi alle sale dove si proietta million dollar...nonostante il titolo borsaiolo.
Pur apprezzando il giudizio di Emanuela Zini, noi ci sentiamo più vicini all'analisi di Misia che ridimensiona un po' l'entusiamo incondizionato degli encomi. Condividiamo anche le osservazioni di Ulisse che danno merito al "disincanto" con cui Eastwood guarda alla sua America.
Tre poesie del poeta irlandese letto dal protagonista:
William Butler Yeats
L'INDIANO PARLA DI DIO
Passavo lungo il margine dell'acqua sotto gli alberi umidi,
Il mio spirito si cullava nella luce della sera, i giunchi intorno alle ginocchia,
Il mio spirito si cullava nel sonno e nei sospiri; e vidi gli uccelli palustri camminare
Tutti stillanti su un pendio erboso, e li vidi cessare dall'inseguirsi
L'un l'altro in cerchio, e udii il più anziano parlare:
Colui che tiene il mondo nel Suo becco e fece noi forti o deboli
E' un uccello palustre immortale e vive oltre il cielo.
Le piogge cadono dalle Sue ali stillanti, i raggi della luna dal Suo occhio.
Passai poco più oltre e udii parlare un fiore di loto:
Colui che fece il mondo e lo governa, è sospeso a uno stelo,
Perché io sono fatto a Sua immagine, e tutta questa tinnula marea
A solo una goccia di pioggia che scivola tra i suoi petali ampi.
Un po' addentro nell'ombra un daino levò gli occhi
Colmi di luce stellare, e disse: Colui che foggiò i Cieli
E' un daino grazioso; come, vi prego, poteva Egli altrimenti
Concepire una creatura triste e delicata e graziosa come me?
Passai poco piú oltre, e udii un pavone dire:
Colui che fece l'erba e fece i vermi e fece le mie gaie penne,
E' un immenso pavone, e agita tutta la notte
La Sua languida coda sopra di noi, accesa da miriadi di faville.
GLI UOMINI MIGLIORANO CON GLI ANNI
Sono logoro di sogni;
Un tritone di marmo, roso dalle intemperie
Tra i fiutti;
E tutto il giorno guardo
La bellezza di questa signora
Come avessi trovato in un libro
Una bellezza dipinta,
Lieto d'aver riempito gli occhi
O l'orecchio sapiente,
Felice d'essere saggio e non altro,
Perché gli uomini migliorano con gli anni;
Eppure, eppure,
E' un mio sogno questo, o è la verità?
Oh, ci fossimo incontrati
Quando avevo la mia ardente giovinezza!
Ma io invecchio tra i sogni,
Un tritone di marmo, roso dalle intemperie
Tra i flutti.
Egli Desidera il Tessuto del Cielo
Se avessi il drappo ricamato del cielo,
Intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
I drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
Dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
Stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
Invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
E i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
He Wishes for the Cloths of Heaven
Had I the heaven’s embroidered cloths
Enwrought with golden and silver light
The blue and the dim and the dark cloths
Of night and light and the half-light,
I would spread the cloths under your feet:
But I, being poor, have only my dreams;
I have spread my dreams under your feet;
Tread softly because you tread on my dreams
Scherzo finale
TRE TEMPI (Yeats)
I pesci shakespeariani nuotavano in mare, lontano dalla terra;
I pesci romantici nuotavano in reti che facevano capo a una mano;
Che cosa sono tutti quei pesci che boccheggiano sulla spiaggia?
Tre stampi (Stigli)
Italia partigiana
Italia democristiana
Italia forzista
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