Eluana Englaro come Terry Schiavo
Should the federal government intervene to restore the feeding tube for Terri Schiavo?
Dovrebbe intervenire il governo federale per riallacciare il tubo di alimentazione per Terry Schiavo?
Yes | 19.29 % (173) |
No | 77.26 % (693) |
Not Sure | 3.46 % (31) |
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Provate a leggere le banalità scritte anche oggi da grandi giornalisti:
Terri condannata nel nome della legge
Apparentemente crudele, e incomprensibile per noi che
assistiamo ogni giorni allo spettacolo grottesco di leggi
dello stato e addirittura costituzioni stravolte per
interessi privati e per calcoli elettorali, il principio
costituivo della democrazia americana è stato riaffermato
dal giudice federale: nessun cittadino, neppure questa
signora che ci sta strappando il cuore, è più importante
del rispetto della legge, delle procedure, dei principi
federali, dell'autonomia della magistratura dalle invasioni
di campo della politica. In chiave umana infinitamente più
toccante è la riaffermazione della superiorità delle legge
sugli uomini.
[Vittorio Zucconi - La Repubblica 23 marzo- ]
Forse ho capito male; bisognerà che legga l'articolo per intero. Ho davanti l'articolo:
Prima pg di Repubblica: "Terry Schiavo deve morire" Il giudice sfida Bush: non bisogna nutrirla.
Il titolo tra virgolette attribuisce parole da boia al giudice e fa fare a Bush la figura di chi si contrappone al boia. Il titolo poi all'inizio dell'articolo è "Nel nome della Legge" e rende giustizia a Vittorio Zucconi che si sofferma a evidenziare i meriti di una tradizione americana fondata su uno stato di diritto forte e consolidato, costretto sempre più alle corde dall'Amministrazione attuale che con la Leggina per Terry Schiavo, fatta di notte a tamburo battente intende ottenere due scopi: apparire tutta dedita alla difesa della vita e dare un colpo ulteriore alle garanzie della carta libertatum rappresentata dalla Costituzione americana. Comunque anche nel discorso di Zucconi la sentenza del giudice appare come una condanna a morte; non si legge di accanimento terapeutico, di non vita, di stato vegetativo. Zucconi insomma pensa all'America più che a Terry Schiavo. Per cui, amici che mi leggete, anziani come me o giovani come i più, se volete un consiglio, se la pensate come il 77% della statistica qui sopra, fate un pensierino alle "Direttive anticipate" o "Testamento biologico" o "Living will". Pare che in America ci sia la corsa a sottoscriverlo. Avverto, sono di parte, sono socio di Libera Uscita; ma si può far testamento anche da non iscritti. Il modello lo trovate qui.
Quando la tortura e l'umiliazione di Eluana Englaro diverranno materia di interesse per noi italiani? Intorno al padre di Terry ci sono tre frati francescani e il Vaticano; intorno al padre di Eluana - che non la pensa come il Vaticano - non c'è un cane. Che almeno un pastore valdese si faccia avanti. Date un occhiata a questo documento.
E' molto lungo e vi trascrivo il paragrafo finale:
5.6 Nell’ambito della pastorale si parla molto del rispetto della spiritualità del malato. Ma questo rispetto sembra arrestarsi improvvisamente di fronte alla richiesta del malato inguaribile che chiede di poter morire. Quasi che questa domanda nascesse da un mondo che non gli appartiene. Che cosa impedisce di leggere anche questa domanda come segno di una spiritualità viva e cosciente, radicata nel Dio della vita e nelle sue promesse? Con quale autorità spirituale posso io contrastare la libertà e responsabilità di un altro di decidere il tempo della sua morte quando il vivere è un’umiliazione quotidiana senza speranza? Qual è la fonte dell’autorità che mi impone di costringere una persona inguaribile a continuare a vivere una vita di morte? Chi sono io per sottrarre al malato inguaribile questo diritto di poter morire? Da quale parte sta il Dio della vita e della promessa? Dalla parte del non-senso del dolore acuto di un malato inguaribile o dalla parte del suo umano desiderio di morire? Per quanto paradossale possa essere, in una tale situazione accogliere la domanda di morte significa accogliere la domanda della vita, accogliere il diritto di morire coscientemente la propria morte. Il medico che accoglie questa domanda del malato inguaribile l’accoglie all’interno di un lungo processo di cura e di relazioni. Il medico che si rende disponibile al suicidio assistito o all’eutanasia non commette un crimine, non viola alcuna legge divina, compie un gesto umano, di profondo rispetto, a difesa di quella vita che ha un nome e una storia di relazioni.
Roma, 7 febbraio 1998
Il Gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza
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