martedì 31 maggio 2005


Walt Whitman


(New York, 31 maggio 1819 - 26 marzo 1892)


Per te democrazia.

   Vieni, renderò il continente indissolubile,

creerò la più splendida razza su cui il sole abbia mai brillato,

creerò divine terre magnetiche,

con l’amore dei compagni,

con il diuturno amore dei compagni.

Pianterà la fratellanza, folta come gli alberi lungo tutti i fiumi dell’America, e lungo le sponde dei grandi laghi, e su tutte le praterie,

renderò inseparabili le città con le braccia l’una al collo dell’altra,

con l’amore dei compagni,

con il virile amore dei compagni.

Per te questi da parte mia, democrazia, per servirti, mia donna!

Per te, per te faccio vibrare questi canti.




Che cos'è l'erba? mi chiese un bambino,

   portandomene a piene mani;

Come potevo rispondergli? Non so meglio di lui che

   cosa sia.

Suppongo che sia lo stendardo della mia vocazione,

   fatto col verde tessuto della speranza.


O forse è il fazzoletto del Signore,

Un ricordo profumato lasciato cadere di proposito,

Con la cifra del proprietario in un angolo sicché

   possiamo vederla e domandarci di Chi può

   essere?


O forse l'erba stessa è un bambino, il bimbo generato

   dalla vegetazione.


O un geroglifico uniforme

Che voglia dire, crescendo tanto in ampi spazi che in

   strette fasce di terra,

Fra bianchi e gente di colore,

Canachi, Virginiani, Membri del Congresso, gente

   comune, io do loro la stessa cosa e li accolgo

   nello stesso modo.


E ora mi appare come la bella capigliatura delle

   tombe.


Ti userò con gentilezza, erba ricciuta,

Forse traspiri dal petto di giovani uomini,

Che avrei potuto amare, se li avessi conosciuti,

Forse provieni da vecchi, o da figli ghermiti appena

   fuori dai ventri materni,

Ed ecco, sei tu il ventre materno.

Quest'erba è troppo scura per uscire dal bianco capo

   delle nonne,

Più scura della barba scolorita dei vecchi,

È scura per spuntare dal roseo palato delle bocche.


Oh nonostante tutto io sento il parlottio di tante

   lingue,

E comprendo che non esce dalle bocche per nulla.


Vorrei poter tradurre gli accenni ai giovani morti, alle

   fanciulle,

Gli accenni ai vecchi e alle madri, ai rampolli ghermiti

   ai loro ventri.


Che cosa pensate sia avvenuto dei giovani e dei

   vecchi?

E che cosa pensate sia avvenuto delle madri e dei

   figli?


Vivono e stanno bene in qualche luogo,

Il più minuscolo germoglio ci dimostra che in realtà

   non vi è morte,

E che se mai c'è stata conduceva alla vita, e non

   aspetta il termine per arrestarla,

E che cessò nell'istante in cui la vita apparve.


Tutto continua e tutto si estende, niente si annienta,

E il morire è diverso da ciò che tutti suppongono, e

   ben più fortunato.

©  Walt Whitman


VII


Qualcuno ha mai pensato che nascere è una fortuna?

Mi affretto ad informarlo, uomo o donna, che è una fortuna come morire, io lo so.


Passo attraverso la morte con il morente e attraverso la nascita con il neonato lavato appena, e non sono contenuto tra

il mio cappello e i miei stivaletti,

e studio molteplici oggetti, neanche due eguali tra loro e tutti buoni,

la terra buona e buone le stelle, e buono ciò che sta con esse.


Io non sono una terra, né qualcosa che sta con la terra,

sono il compagno, quello che sta con la gente, tutti immortali e insondabili come me,

(loro non sanno quanto sono immortali, io lo so).


Ogni specie per sé e per ciò che le appartiene, per me il mio maschio e femmina,

per me quelli che sono stati ragazzi e amano le donne,

per me l'uomo che è orgoglioso e sente quanto ferisca l'essere disprezzato,

per me l'innamorata e l'anziana vergine, per me madri e le madri delle madri,

per me labbra che hanno sorriso, occhi che hanno pianto,

per me bambini e procreatori di bambini.


Svestitevi! Non siete colpevoli, né vecchi né rifiutati,

vedo attraverso il panno e la seta se lo siete o no,

e vado in giro, tenace, avido, instancabile, e non mi lascio scostare via.

(Walt Whitman)  

Poeti futuri

 

Poeti futuri! oratori, cantori, musicisti futuri!

Non l'oggi mi puo' giustificare e chiarire chi sono,

Ma voi, stirpe nuova, atletica, schietta, continentale,

maggiori d'ogni altra conosciuta,

Sorgete! spetta a voi giustificarmi.


Io scrivo solo una o due parole per indicare il futuro,

Non avanzo che un attimo, per poi voltarmi e

riaffrettarmi nel buio.


Io sono un vagabondo che non si ferma mai, che getta a

caso uno sguardo su di voi e storna il viso,

Lasciandovi il compito di analizzarlo e definirlo,

Da voi aspettandosi cose piu' importanti.

 

Trad.A.Marianni



Autore: W.Whitman (1819 West Hills, New York - 1892 Camden) poeta della nazione americana nascente

e grande interprete dell' individualismo romantico.

Note: la poesia e' tratta dall'opera "Foglie d'erba"(1855). 

 

Archivio (in inglese)


 




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