Serenata allo zigote
Ultima sera di Maggio, Piazza Isolotto, Firenze. Aria fresca, clima dolce, palco in mezzo: alle spalle la storica chiesa della contestazione, di fronte sullo sfondo l'Arno d'argento che scorre a fianco della Cascine dove messer aprile fa il rubacuor. Chi ruba il cuore e rasserena la mente sono Irene e Maria Francesca, così naturali e schiette nel rappresentare uno scketch comico-teatrale da loro prodotto, "Feconda Azione". Modo garbato e sorridente nell'affrontare problemi esistenziali quali il desiderio di maternità e la realizzazione di essa. L'alone di mistero che ha avvolto per secoli il mistero appunto della nascita viene in maniera così garbata dissolto da Elisabetta, ginecologa da 25 anni, aspetto giovane linguaggio suadente che con parole semplici e con immagini proiettate sullo schermo ci fa vedere e quasi toccare l'ovulo con i due gameti che si uniscono nello zigote che si prepara a diventare embrione che cresce e si moltiplica, che è forte debole sano malato che chiede assistenza e aiuto come tutto intorno a noi richiede; e una storia vera che Elisabetta ci racconta con determinata dolce forza combattiva. Arrivando con un po' di ritardo ho perso le battute iniziali di Sandra Meacci che però è lì sul palco per presentare Bobo, Sergio Staino, che abita a due passi dall'Isolotto, lì sulle colline tra Scandicci e San Martin la Palma, Staino che ha tenuto a battesimo il Teatro Puccini, 300 metri al di là della Cascine, due passi. Bobo illustra due serie di striscie di disegni da lui creati su argomento genitori figli, la moglie (Mercedes o Dolores?) lì davanti seduta tra noi. Insomma una bella serata in piazza tra amici, tra cui uno nuovo, faccia simpatica, capelli folti e di pel bianco misti che mi si presenta stringendomi la mano: Io sono Leonardo. Si spengono i riflettori, si incrociano i saluti, l'Arno sonnecchia mormorando antiche cantilene. Evviva Re Ferendum che per un momento ci costringe a rimescolare un po' le carte dei mazzi ta loro separati: destra sinistra centro destra centro sinistra pil prezzi salario lavoro merci dogane ragioni di scambio monopoli e via confusionando: non è più la classica briscola con 40 carte; è un ramino con parecchi mazzi, con dei jolly inaspettati tipo l'uomo nero fini la donna bella prestigiacomo. Comunque finisca la partita, questi campi di maggio che vedono la presenza di tante donne segnano un passo avanti nello sviluppo antropologico della vecchia scimmia. La storia va avanti e travolge chi tenta di tenerne chiusi i cancelli: tutti i riferimenti che possono venire in mente a chi frequenta questo blog sono "causali", con giusta metatesi.
Vecchia Europa coraggio. E non ti prestare a reggere il moccolo a chi tutti i giorni predica la lotta al terrorismo per non farti pensare a cose reali come queste:
Abusi e violenze, la maledizione delle afgane
Quando arrivano all'ospedale sono ormai dissanguate,
stremate dalle doglie, spaventate e incapaci di prendersi
cura del neonato. Qualcuna muore sulla strada. Altre
perdono il figlio e verranno per sempre disprezzate dalla
famiglia. Avviene quasi ogni giorno alla Malalai, la
principale clinica femminile di Kabul, con il miglior
reparto maternità del paese. "Gli uomini e gli anziani dei
villaggi, comprese le donne, sono contrari a mandarle
all'ospedale. Tradizione vuole che le donne debbano uscire
di casa il meno possibile. Così partono quando ormai le
doglie sono iniziate ed è quasi sempre troppo tardi",
racconta Zeba Kamal, 36 anni, da dodici ginecologa al
Malalai.
[Lorenzo Cremonesi - Corriere della Sera - ]
Un cancello che si apre
Due giovani medici su tre sono donne
Indagine sui dati della Federazione nazionale: 9 mila iscritte all’Ordine tra i 25 e i 29 anni, i maschi sono 5.500. Ma poche diventano primari e dirigenti. Le neolaureate continuano a preferire pediatria e ginecologia.
Corsera
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