Libero voto in libero Stato
Coraggio, Presidente!
"Il Messaggero" di ieri, domenica 5 giugno, ha pubblicato la notizia che il prof. Valerio Pocar ha invitato il Presidente della Repubblica a far conoscere se parteciperà o meno al voto referendario .
L'articolista ritiene CERTO che Ciampi voterà, ma ritiene anche che FINO ALL'ULTIMO egli non ne darà pubblicità essendo per sua natura SUPER-PARTES (vedi l'articolo sotto riportato).
Conoscendo la storia del nostro Presidente, eravamo sicuri della sua scelta, ma ci permettiamo di insistere sull'importanza che essa venga fatta OGGI, e non il giorno delle votazioni.
Il Presidente della Repubblica è "il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale", e come tale - per sua natura - deve rispettare e far rispettare la Costituzione Italiana. In questo suo compito DEVE essere "super partes".
Ebbene la Carta costituzionale afferma che "il voto è personale ed eguale, libero e SEGRETO ed il suo esercizio è DOVERE CIVICO" (art. 48), e che “lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, INDIPENDENTI E SOVRANI” (art. 7).
In applicazione della norma Costituzionale, la legge ordinaria dispone che "il pubblico ufficiale, l'incaricato di un pubblico servizio, l'esercente di un servizio di pubblica necessità, IL MINISTRO DI QUALSIASI CULTO, CHIUNQUE INVESTITO DI UN PUBBLICO POTERE O FUNZIONE CIVILE O MILITARE, SI ADOPERA A ....INDURRE GLI ELETTORI ALL'ASTENSIONE E' PUNITO CON LA RECLUSIONE DA SEI MESI A TRE ANNI E CON LA MULTA DA £. 600.000 A £. 4.000.000." (art. 48 del T.U. delle leggi elettorali, applicabile ai referendum in base all'art.51 della legge 352/1970).
In base a quanto sopra, appare evidente che quando Ministri del culto cattolico, per di più rappresentanti di uno Stato estero (Ruini, Sgreccia, Pompedda, ecc) o i Presidenti della Camera e del Senato (Casini e Pera, nvestiti di un pubblico potere) inducono gli elettori ad astenersi, lo fanno CONTRO la Costituzione. In questa situazione, che ci ricorda il 1874 e il decreto "non expedit" di Pio IX che vietava ai cattolici di partecipare alle elezioni per il primo Parlamento dell'Italia unita, il Presidente Ciampi HA IL DOVERE di richiamare tutti al rispetto della Costituzione, o per lo meno dire che LUI la rispetterà. Ma lo deve fare ORA, non quando sarà troppo tardi.
Ciò indipendentemente da come riterrà di votare: si, no o scheda bianca. Anzi, per essere super partes veramente, NON DEVE dichiarare COME vota, ma SE vota.
Leggiamo anche sulla stampa che il Sindaco di Roma, Veltroni, si è espresso ufficialmente per quattro sì ai referendum. Come INTESA LAICA, siamo lieti che abbia aderito al nostro invito.
Cordiali saluti
Giampietro Sestini (segretario di Libera Uscita
Pressing sul Colle. Ciampi tace. Ma è certo: domenica voterà.
da: Il Messaggero del 5 giugno 2006
Roma.“Presidente, lei va a votare al referendum sulla fecondazione?”
L’ultima richiesta di chiarimento viene dal professor Valerio Pocar, presidente della Consulta di bioetica, che chiede esplicitamente a Carlo Azeglio Ciampi di far sapere se il 12 giugno prossimo si recherà alle urne oppure no, dopo che le alte cariche istituzionali hanno fatto conoscere la propria propensione.
Una richiesta destinata – come molte altre dello stesso tenore – a non ricevere risposta in questi giorni dal Quirinale. Il silenzio è totale e doveroso. E la ragione è evidente.
Se in vista del voto, il capo dello Stato facesse conoscere – in qualche modo – le proprie intenzioni potrebbe influenzare gli elettori in un senso o nell’altro. E chi conosce Ciampi e la sua liturgia costituzionale che gli impone di essere, sempre e comunque, al di sopra delle parti, sa che egli non commetterebbe mai un’imprudenza del genere.
Ciò detto, chiunque si prenda la briga di indagare su quanto ha dichiarato in passato – anche in occasione di altri referendum popolari – lo stesso Ciampi, può tranquillamente prevedere che anche questa volta egli andrà a votare e non rinuncerà a compiere ciò che ritiene anzitutto un suo dovere.
Ad esempio, nel maggio del 2000, a conclusione del viaggio a San Paolo del Brasile, così si espresse a proposito del referendum sulla legge elettorale: “E’ ovvio che l’astensione è legittima. Per quanto mi riguarda posso dire che ho cominciato a votare a ventisei anni. Da allora ho sempre votato. Considero quella legge che mi permise di votare nel 1946 una conquista, un diritto che ritengo di dover sempre esercitare”.
E’ cambiato qualcosa da allora ad oggi? Certamente, no. E’ evidente, comunque, che nessuna previsione è possibile su come si indirizzerà il voto del capo dello Stato nelle quattro schede referendarie.
Così come tutto lascia presumere che fino all’ultimo il Quirinale cercherà di non dare alcuna pubblicità alla più che probabile intenzione del capo dello Stato di recarsi a votare: proprio per non dare alcun significato strumentale ad una scelta che, comunque, riguarda la sfera personale del Presidente. Fare annunci prima dello svolgimento del referendum domenica prossima, visto che ormai lo scontro è tra astensionisti e fronte del sì, potrebbe essere interpretato dai contendenti come un’interferenza di una istituzione per sua natura invece superpartes.
(P.Ca.)
venerdì c'è una bevuta tra bloggher fiorentini, che fai vieni?
RispondiEliminaHo risposto nel tuo blog. Se te la senti di fare una scappata in Casentino...
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