sabato 27 maggio 2006


 


Buon compleanno a Dante

A Firenze tra la fine di maggio e i primi di giugno, in centro città, una giovane donna di nome Gabriella, soprannominata Bella, dà alla luce Durante. Per la festa del 24 giugno lo porterà insieme a decine di altri bambini al battistero di S.Giovanni. Grande festa e tanta confusione. Dante, fatto grande, racconterà di quella volta che salvò un piccolo finito nella  vasca e a rischio di affogare. Che giornata! Il padre, Alighiero, è tutto preso dagli affari (poderi e prestito di denari) e il nonno, il grande Bellincione, quello che, barcamenandosi nelle vicende tormentate dalla gara per il predominio politico-amminisrativo di una città ricca e operosa, ha modo, prima di morire, di tenersi in collo il nipotino Dante, primogenito del suo primogenito. Le cose si sono messe bene per i guelfi, ormai signori incontrastati in quasi tutta la Toscana, dopo la battaglia di Benevento, avvenuta quando Dante stava imparando le prime parole: pappo e dindi. Grande nonno, esperto negli affari, saggio e affettuoso come tutti i nonni. Il padre si vede meno. La mamma si gode il suo primogenito per pochi anni, finché lo lascia orfano con una sorellina più piccola. Il padre procura a Dante una seconda mamma, Lapa, che lo accudisce come suo e gli dà presto un fratellino, Francesco e poi una sorellina, Gaetana, Tana. Sono anni sereni. In una città sempre più bella, con le strade da poco lastricate, le botteghe in piena attività, tanti palazzi in costruzione…I Magnati ghibellini, dopo la disfatta di Benevento, sono ormai fuori del gioco. I mercanti si arricchiscono con le lane di Fiandra e d'Inghilterra, i capi bottega moltiplicano  gualchiere e tintorie, la città costruisce palazzi e allarga la cerchia delle mura,  i giovani scorrazzano beati nelle strade, nei chiassi tra le mura e negli orti fuori le mura. Dantino dà la caccia alle lucertole e cerca i nidi dei cardellini nei poderi di S.Ambrogio, arriva fino all’Africo e al Mugnone, si arrampica sulle colline si Camerata sotto Fiesole e sulle pendici di S.Miniato a Pagnolle.  Presto va a scuola, insieme ad altri pochi fortunati che possono pagarsi i maestri. Si impara il latino, ma nelle strade e nelle botteghe si parla col sì, l’oui e l’oc. Quante storie si sentono raccontare dai mercanti di terre lontane, storie di paladini carolingi, di Troia, di Tebe, di Roma. E i compagni più grandi, i figli di papà ridono, cantano ballano e fanno musica. Tanta musica, con archi e flauti, mandole e chitarre. Le poesie nascono per esser suonate, e si chiamano sonetti, per essere cantate, e si chiamano canzoni, e poi danzate, e si chiamano ballate. Quando Dante ha 17 anni si trova in mezzo ad un festival musicale che riempie la città di gente proveniente da tutta italia. Mille suonatori vestiti di bianco gareggiano per tre giorni sui lungarni e tra le vie…E’ la festa della nuova democrazia: i capi d’arte hanno ottenuto di guidare il governo della città, mettendo da parte la vecchia nobiltà terriera. Sono loro che hanno coniato la nuova moneta europea, tutta d’oro, con S.Giovanni sul diritto e il fiore sul rovescio.
“Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria” dirà vent’anni più tardi. E' questo è il tempo felice, quando la vita è eterna, tutta proiettata verso un futuro roseo e senza fine. Con le prime emozioni segrete, i primi inconfessati amori. Già perché Dantino è precoce, in tutto. E passionale. Ma se ci pensiamo, siamo stati tutti precoci e passionali. Solo che il superio imposto dalle consuetudini ci impone di negare…e poi ci fa dimenticare. Lì accanto, di fronte alla grande torre della castagna, c’è la casa di un signore ricco buono e affabile, il sig.Folco Portinari, ghibellino doc, antica nobiltà.Con una fantesca di gran cuore e di grande avvenire (vedi nota sotto), con una bambina splendida, Beatrice, abbreviata in Bice, come tutti i nomi sono abbreviati. Dante la vede tutti i giorni,  nel Corso, accanto alla bottega che oggi vende i bomboloni caldi... e non ci fa caso più di tanto. Ma quella volta la notò come fosse la prima. Uno stupore dell’anima mai prima sentito, un turbamento del corpo mai prima provato.  I più grandi ridono, mamma Lapa intuisce, babbo Alighiero non s’accorge di nulla – in cuor suo sta pensando ai Donati, guelfi come lui, più alla portata.. Rimozione dell'episodio.  Gli amici, gli studi, le prime gratificazioni (Ma quanto sei bravo. Farai strada. Parole del maestro più maestro di tutta Firenze, nome Brunetto cognome Latini). A 12 anni Dante sa già chi è la donna che sposerà: Gemma, di Manetto Donati, quel distinto capo proprietario di botteghe e campi che abita lì di fronte. (La lapide a ricordo accanto alla casa-museo di Dante da poco inaugurata, qui a Firenze).  Ha pensato a tutto babbo Alighiero, forse presago della prossima fine (morirà tre anni più tardi): Gemmina sposa al suo primogenito con una dote pattuita di 900 fiorini piccoli, garantirà discendenza e sicurezza economica.  Dante è il primo dei fratelli e sorelle, il sostegno e l'orgoglio di mamma Lapa.
Ma ecco, a 18 anni il secondo fulmine. Bice, 17 anni, uno splendore, crea un corto circuito nel groviglio dei sentimenti del giovane Alighieri. Quegli occhi che si incrociano con i suoi, quel portamento... vere incessu patuit dea: una cosa divina, venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Dante stravede: le vie son lastricate di cristallo, l'Arno è un balsamo fino, tutto il mondo ai piedi di Firenze. Trasumanar significar per verba non si potria.  Devastante, ubriacante, assordante.  Qualcuno tra gli amici e familiari incomincia a intuire, ammicca…Sussurra Bice. Ma se lo sa Gemma? Come ci rimane. Il babbo non c’è più. Mamma Lapa ha dato tutta se stessa per i quattro figli, senza distinguere tra naturali e no. E poi è molto attaccata a questo primogenito, ormai capofamiglia, grande intelligenza e grande cuore, anche se impulsivo. Francesco non è mai stato geloso di lui. E Tana, la sorellina, lo vede come un padre. E allora: sì, è vero sono un po’ innamorato, ma non è una cosa seria, no, non è Bice, è …e finge di star dietro ad un'altra meno appariscente, magari più bruttina, una che faccia da schermo, donna certo gentile anche lei…
Mi accorgo di star calpestando con scarponi chiodati le delicate aiuole della “Vita Nova”.  Qui ci vorrebbe la penna di Paola, vero, Ornella? Proviamo a convincerla. Nell'attesa mi fermo qui. Ma su Dante ritornerò, approfittando del fatto che il giorno della sua nascita è stabilito dagli esperti, come detto sopra, tra la fine di maggio e i primi dieci giorni di Giugno.


Monna Tessa

I Portinari sono fieri ghibellini. Folco si fa convincere dalla sua fantesca Tessa a fondare un ospedale ancora oggi attivo e ben noto in Firenze, quello di S.Maria Nuova, in via S.Egidio, pieno centro. E Tessa, da serva diventerà signora, Monna (madonna). Dà ancora oggi il nome a una famosa clinica di Careggi.
Leggi qui la storia 

Gemma Donati
Dante si sposa con lei a vent'anni e con questo matrimonio si ricostituisce il casato. Gemma gli porta in dote i 900 fiorini a suo tempo concordati tra Alighiero e Manetto. Avrà modo di metterli ben presto a frutto per i 4 figli avuti in pochi anni: Iacopo, Pietro, Giovanni, Beatrice. Mentre Dante, il padre, è tutto preso tra studi, poesia e politica. Ancora vent’anni dopo la morte del marito, seppellito a Ravenna, troviamo Gemma affannata da un ufficio ad un altro, per riscuotere dal Comune l’usofrutto dei beni a suo tempo confiscati al marito ribelle. Iacopo e Pietro faranno onorata carriera, di Giovanni si perdono le tracce, Beatrice, questo lo sapete tutti, sarà suora a Ravenna e  sarà vicina al padre Dante ormai famoso ( Vi ricordate la figlia suora di Galileo durante il suo domicilio coatto in Firenze? Mi sembra l'avesse chiamata proprio Beatrice).
Nota turistica
Quando vieni a Firenze vai a trovare Dante e dai un’occhiata alla chiesa di Beatrice.
Ti faccio da guida. Apri qui.
Se vuoi vedermi ancora alle prese con Dante apri qui e scegli qualche post.

E l'ospedale costruito dal padre di Beatrice e direto da Monna Tessa è ancora qui, in piena efficienza:
Domani Santa Maria Nuova ospita il convegno “La pelle come teatro della mente” che scandaglia le malattie cutanee conseguenza di psicosomatizzazione (Repubblica,26 maggio 2006, in cronaca di Firenze).

3 commenti:


  1. Ciao... solo un appuntillo pedante: la figlia suora di Galileo non si chiamava Beatrice, ma Virginia, divenuta poi Maria Celeste come nome religioso!



    Il resto è un gran bel post!



    Lisa

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  2. "La vecchiaia ha 19 mancamenti, e con la perdita della memoria fanno venti". Che non è il caso tuo, evidentemente. Saluti a te, Miguel e bambina.

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  3. Informati prima di scrivere....a parte la bojata sul nome della figlia di Galileo, la figlia di Dante si chamava Antonia, poi suor Beatrice....

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