L'industria dell'Olocausto
Norman G. Finkelstein
Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei
Con un saggio inedito scritto per questa edizione
BUR, Aprile 2004, € 8,50
Comprato ieri da Paola. Che sollievo poter dire e scrivere "questa m. di lobby ebraicoamericana" prendendo a testimone un ebreoamericano. Grazie, Norman.
Mentre vai a comprare il libro,leggi l'intervista.
Scheda del libro
L'industria del Crocifisso
XY
Lo sfruttamento della sofferenza di Gesù di Nazaret
con un saggio inedito sul post-Vojtyla
Ed. post-paolina
BAR, febbraio 2007, € 1.
nelle edicole con l'Avvenire ormai passato.
Sognato stanotte da me. Che sollievo poter dire e scrivere "questa m. di lobby iorvaticana", prendendo a testimone *.* Grazie, *.*.
Mentre aspetti che esca il libro, scorri "L'Indice dei libri proibiti"; lì c'è l'indice del pensiero umano.
Nel frattempo leggi la lettera di Martino.
Chi era Martino?
Ho letto con interesse quello che il tuo blog dice su Martino Ragghianti. L'hai conosciuto? Mi sembra una personalità notevole, e una profondità di pensiero. A proposito delle prove sacrificali di religioni e miti da tempo mi ha colpito
RispondiEliminal'analogia tra il sacrificio di Isacco della bibbia e il sacrificio di Ifigenia nel mito greco spiegabile con la vicinanza geografica. E i riti sacrificali dei Maya? Sembra ci sia nell'uomo una componente o sadica o masochista. Ornella
Martini Morganti, nato a Pistoia nel 1927, frate minore dal 1943, è laureato in diritto Canonico (Pontificio Ateneo Antoniano) e in Liturgia (Pontificio Ateneo S.Anselmo). Ha insegnato per circa quindici anni nello Studio Teologico Francescano di Fiesole e nel Seminario Maggiore di Firenze ed ha tenuto lezioni e corsi di liturgia in molti istituti e diocesi. Ha pubblicato alcuni volumi in proprio o con altri e collaborato a varie riviste. Dal 1969 al 1979 ha diretto Studi Francescani, diventata rivista di vita religiosa postconciliare. Nel 1969, insieme con alcuni confratelli, ha dato vita, a Livorno, ad una "piccola fraternità" inserita nelle condizioni di esistenza e di lavoro della gente, diventando operaio a tempo pieno. Dal 1971 vive l’esperienza delle CdB (Comunità livornese di p.za del Luogo Pio, ex via Mentana). È morto l'11 settembre 1999.
RispondiEliminaL'ho conosciuto personalmente, qui all'Isolotto dove era di casa al tempo della rivolta parrocchiale. Fumava come un turco finché i polmoni si sono rifiutati di ossigenare il sangue da mandare al cervello. Un bel cervello, veramente. Anche sul piano teologico. E per questo "sospeso a divinis" dal Vaticano che come sempre butta via il sangue buono e rimane quel concentrato di stupidità col quale ogni giorno i mass media cercano di istupidirci. Belle le sue lettere ai nipoti: http://www.tempidifraternita.it/archivio/martinoweb/lettereainipoti.htm
L'ultima parla del suo funerale e cita la richiesta dell'Isolotto già allora volta ad ottenere spazi pubblici riconosciuti e attrezzati per i funerali laici autogestiti.
A proposito delle lettere ai nipoti, giacché ci sono metto qui un commento di un altro bel cervello teologico che ha fatto ombra alla stupidità vaticana:
RispondiEliminaL'erba e le pietre
Lettere ai nipoti
EdUP, via del Seminario 109 – 00186 Roma, tel. 06/6990120
Martino Morganti segue, giorno per giorno, gli avvenimenti di cronaca dal suo osservatorio di nonno. Non vorrei che qualcuno capisse che l’autore è coinvolto col fenomeno del nonnismo, piaga che affligge la coscrizione militare ed oggi addirittura i ragazzi delle scuole medie. No, Martino Morganti, non è un sopraffattore, anzi è un mitissimo francescano che dopo una lunga esperienza di vita religiosa, con la maturità che gli viene dall’essere canuto, non tanto per i capelli bianchi – in verità pochi – quanto per la compiutezza del senno, si è collocato tanto appassionatamente all’interno del dissenso cattolico da meritarsi lo scorso anno, la radiazione dall’ordine francescano. Pagato il duplice scotto – l’ammissione di non essere più giovane e l’emarginazione dalla famiglia religiosa – si è conquistata la libertà di dire, con una certa irriverenza, quello che magari non era riuscito a dire quando era più giovane e più in linea.
In genere le pietre rappresentano la stabilità delle consuetudini e la fermezza dei principi. L’erba no. L’erba è come il vento e va dove vuole. Martino Morganti si sente erba e pensa che si abbia il diritto di sentirsi erba a tutte le età; scrive infatti ai giovani e certo non si rivolgerebbe a loro se non fosse convinto della loro capacità di intenderlo e di fare i conti con la sua esperienza.
In un’epoca in cui tanto si piange per l’assenza di valori, queste pagine testimoniano una appassionata adesione a valori concreti e dinamici, quotidianamente ridiscussi e costantemente misurati sull’esperienza. Se a questo sei indifferente non piangere sui valori perduti, perché stai forse inseguendo solo dei simulacri imbalsamati e temi di doverti scomodare dalle tue abitudini morali e dai tuoi sentimenti religiosi di routine. Se a questo non siamo indifferenti, leggiamo queste pagine che non solo aiutano a riflettere su quanto contengono ma anche conducono ad assumersi la responsabilità di proseguire autonomamente il discorso. Anche noi erba tra le pietre.
Giovanni Franzoni